Bullismo
… quando ne sentiamo parlare, d’istinto pensiamo che si tratti di un fenomeno che non ci riguarda, perchè nostro figlio è piccolo o magari ben educato, inserito in un contesto protetto ecc
… quanto ci sbagliamo … Il pericolo che nostro figlio possa diventare un bullo o esserne vittima, riguarda tutti.
Il bullismo è un comportamento legato all’aggressività.
E’ un’azione di prevaricazione esercitata spesso in maniera continuativa, da parte di un singolo o di un gruppo di ragazzi (bulli) nei confronti di una vittima.
Molto diverse dalle sane liti tra bambini o adolescenti, si tratta di vere e proprie sopraffazioni, di soprusi, che con violenza fisica, morale e psicologica, vengono usati su soggetti deboli ed incapaci di difendersi, generando condizioni di soggezione, paura, sofferenza psicologica e spesso fisica, isolamento ed emarginazione nei confronti di altri coetanei .
Perchè si arriva ad essere un “bullo”, ad accanirsi contro un debole su cui sfogare la propria rabbia e frustazione?
La causa principale è il mancato intervento dell’adulto (genitore o educatore) che non ha saputo ascoltare e dunque fornire risposte al bambino e regole già dall’infanzia ed ha “abbandonato” il piccolo ad una crescita non guidata in cui non è chiaro il concetto di rispetto degli altri, di convivenza sociale civile e laddove la prevalicazione del più forte a ogni costo, rende vincitore.
I bulli sono dunque disadattati, individui che non sanno stare alle regole di una società e che fanno della violenza il tramite per il proprio successo. Per questo il ragazzo bullo ha probabilità maggiori di altri di diventare un adulto criminale.
E’ nella scuola, questa microsocietà, che questo fenomeno trova il suo apice.
I ruoli sono ben marcati:
– da una parte il carnefice col suo seguito di sostenitori, che spesso ha successo con i pari ed è menefreghista nei confronti della rendita scolastica,
– dall’altra la vittima, individuo timido magari pure secchione, un pò sfigatello perchè non si veste alla moda, non ha una presenza di impatto ed è impacciato nella relazione con i pari.
In questo contesto mettiamoci anche la tendenza degli insegnanti a concentrarsi sulla didattica fine a se stessa dell’alunno a discapito della crescita e dello sviluppo sociale.
L’ atteggiamento di questa categoria di insegnanti è molto grave, e ancor più grave che non ne sia riconosciuta la dannosità. Così facendo infatti, il fenomeno dilaga, è in espansione e non viene contenuto. Già, perchè nella società gli adulti possono “scegliere” di non frequentare un gruppo o di cambiare lavoro laddove non si trovano con i colleghi, ma dalla scuola “non si scappa”, la vittima è obbligata a condividere con i carnefici almeno l’anno scolastico.
La vittima del bullismo vive una situazione pesante spesso insostenibile, subisce un’oppresione estrema, che sfocia in sofferenza, mancanza di autostima o emarginazione dal gruppo, da cui possono nascere ansie e disagio comportamentale, suscitare problematiche di disadattamento. In questi casi il pericolo della depressione è molto forte, nei soggetti più deboli porta al rifiuto della scuola e dunque l’abbandono o perfino al suicidio, come testimoniano molti fatti di cronaca.
La vittima è tale perchè non ha tutela, protezione da parte dell’adulto che ha il potere e dovere di intervenire come supporto psicologico o materiale direttamente sul bullo, contenendone l’aggressività tramite punizioni e imposizioni di regole.
Spesso l’adulto è convinto che i ragazzi debbano “sbrigarsela” da soli, non tenendo presente che alcuni individui ne hanno le capacità, altri no e quindi l’intervento è doveroso.
Il ruolo della famiglia è ovviamente molto importante. In questo contesto il ragazzo deve crescere tra un giusto equilibrio di autostima e rispetto delle regole e degli altri. Spesso la famiglia per mancanza di tempo o di capacità “delega” alla scuola, che dal canto suo non si fà carico di questi insegnamenti, che lasciano nel ragazzo un vuoto pericoloso.
Con l’avvento del tempo pieno alle elementari e dei “rientri” pomeridiani alle medie, i bambini-ragazzi passano molto tempo fuori casa e dunque una comunicazione scuola-famiglia e una diversa gestione del ruolo di educatori sarebbe auspicabile, e probabilmente una soluzione per contenere questo fenomeno in crescita.
Quindi, concludendo, da una parte occorre più attenzione verso le richieste dei nostri figli, più presenza genitoriale non tanto nei termini di quantità di ore ma di qualità. Dall’altra parte sarebbe utile un intervento dei docenti; a volte insegnare ai ragazzi può anche voler dire chiudere i libri ed ascoltare le loro voci, i loro problemi e insegnare che al di là della matematica e del latino, esistono valori universali civili importanti, assoluti, senza i quali nella vita non sei nessuno, ma sei solo un semplice e inutile bullo.
Questo articolo porta la firma di mamma Simona.
<<Grazie mamma Simona, i tuoi articoli sono preziosi spunti di riflessione. Noi tutte speriamo di leggerti sempre più spesso. Grazie da parte di tutta la redazione!>>