Portare il cellulare a scuola è una pratica che ormai tutti gli over 8 considerano normale, nonostante i divieti messi in atto da insegnanti, presidi e a volta anche genitori.
Cellulare a scuola si o no?
Senz’altro l’idea di dotare un ragazzino (non bambino, ragazzino) di un cellulare potrebbe avere fatto la tranquillità dei sonni di molte mamme apprensive, che hanno trovato il modo di controllare i figli anche a distanza, grazie a quel marchingegno magico che consente loro di raggiungere i figli in ogni angolo del mondo e in ogni momento della giornata.
Quando mio figlio di terza media è andato in gita, ad esempio, io ho passato la sera prima della partenza per cercare un app, che lo localizzasse per tutta la durata del viaggio, facendomi sgridare dal mio compagno e rendendomi lo zimbello delle amiche (mio figlio non lo ha mai saputo, sennò altro che rimproveri…ndr).
La verità è che il cellulare, così come tutto nella vita, è un oggetto del desiderio che può essere tanto utile quanto distruttivo, a seconda dell’uso che se ne fa.
Portare il cellulare a scuola ad esempio sembra essere certamente un aspetto negativo nell’educazione e nell’apprendimento degli studenti.
Lo ha evidenziato una ricerca condotta da Louis-Philippe Beland e Richard Murphy, pubblicata dal «centro per le performance economiche» della London School of Economics.
Cellulare a scuola. La ricerca inglese
I ricercatori infatti avrebbero esaminato le prestazioni di 91 scuole superiori di quattro città inglesi (Birmingham, Londra, Leicester e Manchester) nelle quali sono state applicate differenti regole circa l’uso dei cellulari, ed è stato misurato il loro impatto sugli studenti in termini di esami e voti sui registri dal 2001 al 2013, anno della fine della ricerca.
Cellulare a scuola: i voti degli studenti
Ebbene, la ricerca ha evidenziato che i voti nelle scuole (o meglio nelle classi), era stato bandito l’uso del cellulare risultavano migliori di circa il 6.41% in media rispetto a quelli dei ragazzi che avevano accesso allo smartphone in classe.
Inoltre la possibilità di passare gli esami di fine anno aumentavano del 2% se il divieto del cellulare veniva applicato.
In pratica, come spiega lo stesso autore Richard Murphy,
Vietare il cellulare a scuola equivarrebbe ad avere un’ora di lezione in più a settimana o una settimana in più ogni anno scolastico.
Non solo.
La ricerca ha evidenziato che a subire il peggiore aspetto dell’uso dei cellulari fossero gli studenti già carenti.
Per meglio dire, gli studenti meno bravi delle classi osservate, dopo il divieto dell’uso di smartphone in classe, miglioravano le loro prestazioni e i loro voti fino al 14.23% in più.
La differenza invece per gli studenti più bravi era insignificante, il che significa che i ragazzi con performances scolastiche più carenti, o con qualche disturbo dell’apprendimento, sono più facilmente influenzabili dalla distrazione che un cellulare può implicare rispetto a quei ragazzi che sono già di per sé più attenti, concentrati e hanno voti migliori.
Diverso invece, secondo la ricerca, è il discorso pc.
Al contrario del cellulare a scuola, un’altra ricerca dell’ Oklahoma City Public Schools avrebbe affermato che gli investimenti sulle tecnologie a scuola, ovvero l’uso dei pc in classe, avrebbe effetti positivi sui voti degli studenti in letterature e scienze, ma non in matematica, in quanto meno utilizzati per questa materia.
In pratica se inseriti in un uso ben definite la tecnologia ha un potenziale effetto migliorativo sui risultati scolastici dei ragazzi.
Diversamente invece le tecnologie cosiddette multitasking, come quelle degli smartphones e dei cellulari rendono lo studente distratto poiché gli dà la possibilità di giocare, e di concentrarsi meno sulle lezioni.
La ricerca conclude il suo risultato sostenendo che il cellulare a scuola non è tout court da censurare, ma deve essere gestito correttamente, affinchè possa diventare uno strumento che aiuta piuttosto che un diversivo dalla spiegazione dell’insegnante.
In Italia l’uso dei cellulari è disciplinato dalla direttiva 104 del 2007, che recita così:
– L’uso del cellulare in classe deve adeguarsi innanzitutto alla normativa sulla privacy a riguardo di foto, filmati e registrazioni, che sono considerati dati personali e per tanto regolati in un certo modo.
– Chi utilizza ed invia i dati personali raccolti deve rispettare in ogni caso gli specifici obblighi previsti.
– Gli studenti devono adottare un comportamento corretto e di rispetto nei confronti del dirigente scolastico, del personale della scuola e dei loro compagni, con riferimento al quale i regolamenti delle singole istituzioni scolastiche individuano i comportamenti che configurano mancanze disciplinari.
– L’istituzione scolastica è dotata del potere di dettare delle apposite disposizioni organizzative interne all’istituto volte a disciplinare l’utilizzo dei c.d. SMS e MMS da parte degli studenti, ad esempio vietando l’utilizzo delle fotocamere, delle videocamere o dei registratori vocali, inseriti all’interno di telefoni cellulari o di altri dispositivi elettronici, in assenza di un esplicito consenso manifestato dall’interessato.
Ovviamente anche la direttiva non vieta, come si diceva, sempre e comunque l’uso dei cellulari, ma come esposto all’inizio, tende a garantirne il buon uso nel rispetto sia della privacy che del compito che la scuola è chiamata ad assolvere, ovvero formare, educare, e accrescere le competenze e le conoscenze degli studenti per farli crescere e diventare cittadini.
E questo buon senso richiesto vale non solo per i ragazzi, ma anche per i professori.
Fonte: Corriere.it