L’avrete sicuramente sentita tutti la notizia che ha fatto il giro di telegiornali e testate giornalistiche,e pure del web: stiamo parlando di Toya Graham, diventata la mamma dell’anno per aver menato il proprio figlio manifestante a Baltimora (USA).
Madre che picchia il figlio manifestante. La notizia.
Baltimora è la città dove è morto giorni fa Freddie Gray, ragazzo di colore malmenato fino alla morte dai poliziotti della città.
Era il 12 aprile quando Freddie era in bicicletta, e degli agenti di polizia gli hanno intimato l’alt. Lui, non è chiaro il motivo, anziché fermarsi, è scappato.
Baltimora è una città difficile, c’è droga dappertutto, prostituzione, e il fatto di avere eletto un presidente nero, poco ha cambiato nella città.
Dopo avere fermato Freddie la polizia lo carica su un blindato e lo arresta, pensavano fosse un pusher.
Per motivi da chiarire il blindato però non arriva alla centrale, fa una deviazione, poi viene chiamata un’ambulanza, che raggiunge la camionetta.
Freddie viene trovato con gravi lesioni e ricoverato.
Morirà in ospedale il 19 aprile.
La miccia poi prende fuoco, e gli animi della città si scaldano, e arriviamo alla nostra storia.
Seduta davanti alla TV, qualche giorno fa anche Toya Graham.
Lavora in un centro di riabilitazione per drogati e alcolizzati, sicuramente ne vede di tutti i colori ogni mattina.
Io già me l’immagino la scena.
Madre che picchia il figlio manifestante, lo riconosce in TV
Mentre ascolta chissà quale notiziario, mentre si interessa dei disordini della sua città, accaduti proprio a seguito di quest’omicidio dai tratti oscuri, riconosce un volto tra la folla.
Ha una felpa nera, il cappuccio, è un ragazzo di colore, non avrà più di 16 anni.
E’ suo figlio Mike, e sta prendendo a sassate degli agenti in divisa.
E’ preoccupata, Baltimora è una città che sta vivendo momenti di violenza, c’è il coprifuoco la sera, ma alcune volte neanche regge.
Toya è madre di 5 figli, è fidanzata con un uomo che non è il papà di Michael, che di cognome fa Singleton, il quale sta in una comunità per problemi, chissà forse di droga. E’ addirittura nonna, anche se è ancora giovane.
È il suo unico figlio maschio, teme che possa finire come Freddie.
Lei c’era andata la funerale di Freddie, perché voleva dare un segnale, avrebbe anche preferito che ci andasse Mike, ma tirare sassi a un poliziotto è altra cosa.
E allora esce di casa.
Non prende neanche un soprabito, niente, ripeto: io già me l’immagino.
Madre che picchia il figlio manifestante. Gli scapaccioni in diretta mondiale
Lo cerca, lo riconosce e lo raggiunge.
E gli dà di certi sganassoni che Mike probabilmente ricorderà a vita, anche perché un manrovescio in diretta mondiale, se non te lo ricordi tu, te lo ricorderanno tutti gli altri per gli anni a venire!
Madre che picchia il figlio manifestante. Mamma dell’anno
Inutile dire che il video che ritrae una madre che picchia il figlio manifestante gira in rete, e diventa il simbolo di una storia.
Quella storia in una città dove i poliziotti abusano dei civili cittadini, e dove però il tasso di delinquenza è oggettivamente alto.
Oggi Toya è contesa dalle più importanti testate giornalistiche per sentire dal vivo la sua versione, quello che ha pensato quando ha riconosciuto il figlio, cosa ha provato per convincersi che andarselo a riprendere, e dargli due scappelloti in diretta mondiale era giusto.
«Non voglio che faccia la fine di Freddie Gray» dice alla Cbs.
Toya ha avuto paura, lo ha fatto perché ama Mike, che cosa avevano fatto proprio quegli agenti per essere travolti dalle sassate?
Madre che picchia il figlio manifestante, la versione di Mike
«Certo, avrei preferito che non mi gonfiasse di botte in diretta televisiva nazionale: immagina adesso come mi trattano i compagni di scuola. Però cosa vuoi che ti dica? È sempre mia madre. Aveva le sue ragioni per menarmi, così come io avevo le mie per protestare».
Questa la versione di Mike, che in quella città ci è nato, e che ai microfoni che in questi giorni lo hanno intervistato, dice che ci vuole restare, ma non a quelle condizioni: «Ehi man, non lo vedi da solo? Le case cadono a pezzi, e pure noi che ci stiamo dentro…Non c’è giustizia, in questo posto. La polizia pensa che tutti i ragazzi siano spacciatori, e li arresta o li mena senza motivo. È capitato a decine di amici miei. E poi non c’è lavoro, non ci sono opportunità. Così finiamo tutti in mezzo alla strada».
Ha 16 anni, e la stoltezza e la voglia di gridare di quell’età.
Vero, anche lui non vuole fare la fine di Freddie, ma neanche far finta di niente. Chiedono le stesse opportunità dei bianchi continua Mike, chiedono la speranza di potere avere un futuro, e avvisa: «Non puoi chiedere a una persona di essere emarginata, umiliata, e starsene pure buona. Se non cambia qualcosa, queste rivolte continueranno in tutta l’America»
Io intanto ripenso alla mamma, che oggi non è in città perché è andata a rilasciare un’intervista a New York, e a come si sia fiondata nella mischia, a riprendersi quello che per lei era il suo bambino,e così l’ha trattato.
L’ha preso per il cappuccio, gli ha intimato di tornare a casa, di lasciare la strada, e vai di sberle e ceffoni!
Cosa avrei fatto io? Beh, forse uguale….perchè in fin dei conti, lei è madre coraggio, ma un pochino tutte le mamme sono ToyaGraham!
Fonte: La Stampa