Avere un marito distratto e assente equivale a percepire con costanza e convinzione che l’uomo che ci sta accanto non riesce a sostenere i nostri bisogni né è capace di assecondare le esigenze familiari.
Le mancanze affettive del marito si traducono in sofferenza e ciò che la donna sente di patire è l’esclusione, l’isolamento e la lontananza affettiva dall’uomo che l’aveva fatta innamorare. Perciò avere un marito distratto ed assente significa innanzitutto soffrire di solitudine rimuginando ancora e ancora sulle mancanze e sui disattesi desideri.
“Mio marito non è il padre che vorrei;
mio marito non è presente nella vita dei figli;
mio marito è un egoista.”
Proviamo a tradurre queste frasi, espressione di un disagio di coppia, in termini più femminili e personali partendo dalla donna ovvero dall’ “io che sta soffrendo”.
Se anche tu pensi di avere un marito distratto e assente, e vivi nella speranza di cambiarlo, non partire dall’osservazione negativa dei suoi comportamenti, parti, invece, dalla affermazione positiva dei tuoi desideri.
Non serve a nulla guardare al marito come al colpevole: il non capace, il non in grado, il non pronto, il non empatico, il non amante e il non papà.
All’opposto, serve ed è proficuo guardare all’uomo come al pozzo dei desideri, non cerando di cambiarlo ma provando a riscoprirne talenti e qualità.
Si dice alle madri che devono educare i figli assecondandone il carattere e i desideri;
alle mogli e ai mariti si dovrebbe dire che devono amare i compagni e le compagne dando spazio alle identità personali.
Nessuno può o vuole essere cambiato, nemmeno un marito distratto e assente, ma non per questo i difetti debbono divenire muri invalicabili, oltre i quali non si possa più guardare il mondo.
Bisogna ricordarsi che l’amore è quella scala che ci permette di arrivare sulla sommità di ogni muro e persino di dominarlo guardando un orizzonte che potrebbe essere sconosciuto.
Ebbene contro ogni marito distratto, egoista e oppositivo si può usare una scala dell’amore.
L’ostinazione è un errore comune e diffuso, in cui ogni essere umano cade più e più volte nella vita, spesso l’amore muore per ostinazione come l’uomo può morire per asfissia.
Mi spiego: per definizione letterale l’ostinazione è la persistenza, spesso irragionevole o inopportuna, la reiterazione forzata e costante di un pensiero, di un atteggiamento o di un comportamento, essa è riconducibile al carattere o anche all’abitudine viziata e pigra.
“Mio marito ha il vizio di vedere tutte le partite del mondo alla tv, io non lo sopporto!”
“Mia moglie ha il vizio di massaggiassi per ore con le sue amiche, io voglio sapere cosa hanno da scriversi (e magari la controllo)”
Ostinarsi nel reiterare un comportamento senza eccezioni toglie ossigeno al rapporto di coppia e familiare.
Per esempio è doloroso per una moglie pensare che il rientro a casa da una passeggiata con la famiglia possa dipendere rigidamente dal fischio di inizio di una comune partita di campionato. Allo stesso modo, è doloroso per un marito osservare che la moglie non rinuncia al telefonino nemmeno quando la famiglia è riunita a tavola o esce per una passeggiata tutti insieme.
Tuttavia pensare di sradicare un comportamento ovvero di cambiare una persona è altrettanto errato.
Nel vedere le partite e nel chattare con le amiche (cosa che richiede, per altro, non controllo ma fiducia) non deve osservarsi un comportamento negativo ma un azione che dà piacere e soddisfazione a chi la compie.
Vai oltre la critica del comportamento che ti dà fastidio e prova a comprendere il beneficio che ne trae l’altro, potresti avvantaggiartene tu stesso.
Se lasci tuo marito tranquillo per tutta la durata della partita e se permetti a tua moglie di divertirsi con le sue amiche (senza che le urla ad ogni goal o le risate dinnanzi all’ultimo messaggio sul telefonino ti feriscano o ti infastidiscano perché le ritieni ridicole), allora, forse, permetterai a te stesso di godere della gioia dell’altro e scoprirai che chi ti sta accanto è piacevole e capace di provare piacere.
All’altro si deve chiedere lo sforzo di rompere la rigidità.
Anche nell’educazione dei figli e nella gestione della casa non dovrebbe mai esservi rigidità, nemmeno nei ruoli.
Non deve essere sempre e solo la mamma a portare i bambini a scuola né a fare la spesa; compiti, sport, colloqui con le maestre, giochi, gite, feste, cinema e corse libere nel parco debbono rappresentare fonte di scambio tra genitori e figli, perciò nessuno deve essere detentore assoluto di un compito rigido.
Ogni compito rigidamente imposto ad una sola persona diviene un dovere e finisce per essere percepito come una imposizione.
“Mio marito non è capace di seguire i bambini nei compiti, fanno pasticci ed errori!”
La fiducia si basa sull’affidamento e sull’accettazione anche dell’errore, inteso non come debolezza ma come punto di partenza. La mamma non deve “correggere i compiti al papà” e nemmeno deve togliere a padri e figli il diritto di sbagliare insieme.
I compiti li corregge la maestra! Se nella loro esecuzione papà e figlio hanno commesso degli errori, sarà il bambino a richiamare l’attenzione del padre sullo sbaglio, ed insieme, per il futuro, staranno più attenti.
Si chiama fiducia: la mamma deve avere fiducia anche negli errori del papà ed il padre deve fare altrettanto nei confronti della mamma.
Sulla base della fiducia padre e madre debbono consentire ai figli momenti di esclusività con ciascun genitore, per cui che papà e bambino vadano al parco insieme è un bene anche se i bimbi tornano sporchi o con le ginocchia sbucciate.
Attenzione: spesso l’individuo “sconsolato” tende a ripetere ad amici intimi e parenti stretti le sue disavventure, racconta e racconta il suo malessere come per cercare di liberarsene.
Ebbene ribadire, ripetere e raccontare ancora ed ancora i difetti del marito o della moglie ingenera in chi lo fa ostinazione: in pratica radica nella mente il pensiero negativo della moglie indifferente o del marito distratto e assente.
Non ci si libera dal disagio criticando ostinatamente l’altro, ci si libera dal disagio superandolo (serve la scala dell’amore citata poco prima) e per superare un difetto di comunicazione occorre innanzitutto parlare, incontrarsi, accarezzarsi, amarsi, trovarsi … occorre avere il coraggio di gettare un desiderio in quel pozzo che è l’altro è ed aspettare che ritorni la vita nell’eco che naturalmente si libera dal fondo.
L’altro è uno specchio, non è un quadro che possiamo dipingere noi a seconda dei nostri desideri.
Avere un marito distratto e assente può non essere una condanna, può essere semplicemente una condizione superabile e può persino rappresentare un’occasione per ricominciare da se stessi e dalla scintilla dell’amore.
Se ti piace “Vita Da Mamma”, partecipa attivamente alla vita del nostro blog!
Iscriviti qui, clicca sulla foto che segue: