Decidere di avere un figlio è una scelta che porta sempre gioia, anche quando a scegliere è il caso.
Quando invece si decide di interrompere la gravidanza, di praticare un aborto, è sempre una opzione non facile.
Aborto. La Legge italiana
L’interruzione volontaria di gravidanza (aborto), è regolata in Italia dalla Legge 194/1978.
Prima di questa legge l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG), in qualsiasi sua forma, era considerata un reato per il codice penale italiano.
Questa legge, da quel lontano 1978, e dopo tante battaglie, consente oggi alle donne, sempre nei casi previsti, di potersi avvalere di una struttura pubblica per una IVG entro i primi 90 giorni di gestazione, o in casi specifici entro il 4°, 5° mese (aborto terapeutico).
Aborto. Il test di gravidanza e l’interruzione.
La gravidanza è ovviamente certificata da un test, che sia predittivo, di quelli comprati in farmacia, o eseguito attraverso prelievo del sangue (con la conta del Bhcg).
Se si decide per un’interruzione di gravidanza, è molto importante parlare con un medico esperto, che per legge, e anche per etica, potrà esaminare con la donna soluzioni alternative all’aborto.
Dopo questo colloquio la legge prevede una sorta di pausa di riflessione di 7 giorni, trascorsi i quali ci si potrà recare in una struttura pubblica e fare domanda di IVG.
In caso di minorenni la legge prevede che la ragazza venga accompagnata nell’iter da un genitore, o che venga rilasciato un certificato da un giudice tutelare dei minori, che autorizzerà l’interruzione.
Aborto. I Metodi
Vi sono due modi per interrompere la gravidanza: una chirurgica e una farmacologica.
L’aborto chirurgico consiste di intervenire con un intervento per effettuare uno svuotamento strumentale, pratica oggi maggiormente diffusa in Italia.
L’aborto chirurgico inoltre è previsto in diverse metodologie, a seconda dell’avanzamento della gestazione.
- Isterosuzione: è la pratica abortiva utilizzata in casi di gestazione entro le 8 settimane. In questo caso viene introdotta una cannula nell’utero che aspira embrione e endometrio, senza dilatare la cervice.
- Dilatazione e la revisione della cavità uterina (D&R): per interruzioni dall’8^ alla 12^ settimana. Si dilata la cervice per il posizionamento di una cannula proporzionata all’embrione. Questo intervento può avvenire in anestesia parziale o totale
- Dilatazione e Svuotamento (D&S): è una pratica disposta solo incaso di interruzione oltre la 12^ settimana, vietate nel nostro paese a meno di una interruzione a scopi terapeutici (ovvero dove venga accertata un grave rischio per la salute della madre o gravi malformazioni del feto). Consiste nella rimozione del feto, del liquido amniotico e della placenta.
L’interruzione di gravidanza farmacologica invece avviene tramite assunzione della pillola RU-486.
L’aborto con questo farmaco è sicuramente non invasivo, e prevede che il distacco del feto dall’utero e la successiva avvengano mediante reazione chimica del principio attivo (Mifepristone o RU486) e di una prostaglandina (Gemeprost).
L’inventore di questo farmaco è Emile-Etienne Baulieu, avvenuto nel 1981, e utilizzato per interruzioni precoci di gravidanza, travagli difficili e trattamenti di differenti tipi di tumore.
Niente ha a che vedere questo trattamento farmacologico per l’aborto con la cosiddetta pillola del giorno dopo, che è invece un farmaco contraccettivo post-coitale.
In Italia l’aborto farmacologico è possibile dal 2009, seguito da alcuni anni di sperimentazione.
Aborto. Non è mai una scelta facile
I rischi di complicanze a seguito di un aborto devono sempre essere tenuti in considerazione, trattandosi comunque di un intervento, sia esso farmacologico che chirurgico, che scompensa un equilibrio dell’organismo.
Per quel che riguarda la pillola RU-486, bisogna considerare che essa provoca sfaldamento dell’endometrio e dunque potrebbe provocare emorragie locali.
In genere infatti la paziente viene trattenuta in osservazione per qualche ora, sebbene si tratti di un intervento in day Hospital.
L’aborto chirurgico implica invece una vera e propria operazione, con rischi derivanti dall’anestesia, da possibili infezioni, da errori umani.
Infine l’aspetto psicologico è da considerare come principale.
Una donna quando decide di abortire non lo fa mai senza che dentro di lei si inneschi un meccanismo di sentimenti opposti, contrastanti.
È si un’interruzione volontaria, ma sempre dettata da ragioni diverse e comunque difficili da affrontare: che siano per motivi d’età, di stabilità affettiva, economica, o semplicemente un gesto di egoismo.
Il dibattito su come si senta la donna dopo un aborto è da sempre acceso e consta di due fronti opposti.
Chi sostiene che dopo ci si senta sollevate, altri invece che una donna dopo venga investita da sensi di colpa, depressione, ansia.
Sicuramente il dibattito è animato più da motivi ideologici che da veri sentimenti di rispetto nei confronti delle donne che decidono di abortire.
Inoltre purtroppo nel nostro paese il servizio di assistenza come il counseling, o l’istituzione di consultori che accompagnino le donne in questo difficilissimo percorso purtroppo è carente.
I consultori esistono ma non sempre sono preparati per affrontare problematiche legate sia alla salute che alle conseguenze delle scelte delle donne, che sono comunque i soggetti che da storie di interruzione verranno comunque segnate per sempre