L’ingresso della stagione primaverile (l’equinozio di primavera ha una data variabile che cade tra il 19 e il 21 marzo) segna l’ormai consolidato cambiamento dell’orario. Come di consueto, il passaggio dall’ora solare all’ora legale avverrà l’ultimo weekend di Marzo, ciò determinerà la perdita di un’ora di sonno.
Cos’è e a cosa serve l’ora legale
Il cambiamento dell’orario, ossia il passaggio dall’ora legale a quella solare e viceversa, è un accordo tra più stati che implica lo spostamento di un’ora (avanti o indietro dipende dal passaggio) delle lancette dell’orologio. Tale convenzione ha lo scopo di garantire un risparmio energetico allo Stato che l’adotta.
L’introduzione dell’ora legale consente di sfruttare al meglio la luce naturale del sole a discapito di quella artificiale, riducendo così il consumo nonché i costi dell’energia elettrica.
Altro aspetto da non sottovalutare è la migliore sostenibilità per l’ambiente: minore sarà il consumo di corrente elettrica, minori saranno le emissioni di CO2 (anidride carbonica) nell’atmosfera. Per comprendere meglio quanto appena detto, ecco alcuni dati che la Terna (società italiana operatrice delle reti di trasmissione dell’energia elettrica) ha diffuso nell’ottobre 2019:
“Secondo le stime preliminari registrate da Terna, dal 31 marzo 2019 (in 7 mesi di ora legale – ndr) l’Italia ha risparmiato complessivamente 505 milioni di kilowattora, un valore corrispondente a minori emissioni di CO2 in atmosfera per 250 mila tonnellate”.
Quando si cambia l’ora legale 2024
Quest’anno il cambiamento dell’orario avverrà nella notte tra sabato 30 e domenica 31 marzo 2024. Più esattamente l’ora legale avrà ufficialmente inizio alle ore 02:00 AM di domenica, sarà quello il momento in cui le lancette degli orologi verranno spostate un’ora avanti, saltando direttamente alle ore 3:00 AM.
Tale spostamento avverrà in modo automatico per tutti gli apparecchi elettronici moderni, in particolar modo quelli collegati ad internet, mentre le apparecchiature non digitali dovranno essere modificate manualmente (ad esempio l’orologio analogico).
La storia del cambio ora
La primissima idea del cambio dell’ora legata al risparmio energetico risale al XVIII secolo ma la sua natura era tutt’altro che seria. Tutto ebbe inizio nel 1784, in quel periodo lo scienziato statunitense Benjamin Franklin – noto per essere uno dei Padri fondatori degli Stati Uniti d’America nonché inventore del parafulmine – si trovava a Parigi in veste di delegato degli USA.
Incitato dall’amico Antoine Alexis-François Cadet de Vaux, fondatore del Journal de Paris, Franklin scrisse un saggio satirico intitolato “An economical project”. Il testo mirava a prendere in giro i francesi che erano soliti darsi ai bagordi nel cuore della notte per poi dormire tutta la mattina.
Con un tono meramente ironico, al fine di ottenere un risparmio energetico, lo scienziato propose di imporre il coprifuoco per costringere le persone ad andare a letto presto e di svegliarle di buon mattino a suon di cannonate.
De Vaux apprezzò molto il testo, al punto da pubblicarlo sul suo giornale una prima volta nell’aprile del 1784 ed una seconda nel novembre dell’anno successivo.
British Summer Time
Nonostante il tono scherzoso utilizzato da Franklin nel suo scritto, il ragionamento sul risparmio energetico e economico divenne un modello per coloro che cercavano di elaborare delle soluzioni fattibili. Il primo a proporre il cambio dell’ora fu George Vernon Hudson nel 1895, idea poi ripresa dal britannico William Willett. Quest’ultimo iniziò la sua opera di propaganda per l’adozione della British summer time (la nostra ora legale) per come la conosciamo oggi: spostare le lancette un’ora avanti nel mese di aprile per poi ripristinarle a ripristinarle a settembre.
L’idea di Willett si concretizzò solo un anno dopo la sua morte, ossia nel 1916 quando, a seguito dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, il risparmio energetico e economico divenne impellente. Negli anni successivi l’ora legale fu abolita e ripristinata più volte in Italia fino al 1966 quando venne adottata in modo definitivo.
Trent’anni più tardi, ossia nel 1996, gli stati membri dell’Unione europea stabilirono un calendario comune per il cambio dell’ora legale fissando la data di inizio all’ultima domenica di Marzo e quella di fine all’ultima domenica di Ottobre.
Abolizione dell’ora legale
Per alcuni anni si è parlato dell’abolizione del cambio dell’ora, una decisione che avrebbe coinvolto anche l’Italia. L’argomento fu introdotto nel febbraio 2018 dal Parlamento europeo che invitò la Commissione europea a “condurre una valutazione approfondita della direttiva 2000/84/CE (disposizioni relative all’ora legale – ndr) e, se necessario, a formulare una proposta di revisione della stessa” (Fonte).
Accolta tale richiesta, la Commissione lanciò un sondaggio online con il quale chiedeva ai residenti dei 28 Stati membri se volessero abolire o lasciare invariato il cambio orario. Dal 4 luglio al 16 agosto 2018 la consultazione ha ricevuto 4,6 milioni di risposte, di questi ben l’84% si dichiarò a favore dell’abolizione del cambio dell’ora.
A seguito dell’importante risultato ottenuto, la Commissione decise di portare avanti il progetto di legge che nel marzo 2019 ottenne il favore del Parlamento europeo. I deputati infatti approvarono il disegno di legge con una votazione conclusasi con 410 favorevoli, 192 contrari e 51 astenuti.
Successivamente l’Unione europea decise di dare piena libertà agli Stati membri che avrebbero potuto scegliere in modo autonomo se mantenere o meno il cambio orario. Tale decisione sarebbe poi stata adottata in modo definitivo a partire dal 2021 e solo dopo aver depositato il position paper (documento di posizione) presso la sede di Bruxelles.
Nonostante queste premesse, l’Unione Europea ha dovuto fermare l’intero iter burocratico a causa dell’emergenza sanitaria globale del 2020, la pandemia di COVID-19. Ad oggi si continua ad effettuare il cambio dell’ora anche nei Paesi che, al contrario dell’Italia, si erano dichiarati favorevoli all’abolizione.
Aggiornamento articolo originario pubblicato il 24 marzo 2015