Elena Ceste, la sua bambina sa la verità sull’omicidio – da questo convincimento partirebbe l’esigenza della nuova audizione della piccola. Ed è previsto per i prossimi giorni l’interrogatorio della figlia maggiore di Michele Buoninconti.
Elena Ceste e Michele Buoninconti hanno messo al mondo 4 figli che oggi hanno tra i 14 e i 6 anni, questi 4 bambini sono a loro volta vittime indirette dell’omicidio della mamma, adesso si ritrovano soli, orfani di madre e senza un padre, detenuto in carcere ed accusato della morte violenta di sua moglie.
Ebbene questi 4 bambini ,nelle ore immediatamente precedenti alla scomparsa della mamma, potrebbero aver sentito o aver visto qualche cosa di determinante per le indagini, qualche cosa capace di scrivere la parola “fine” al drammatico giallo di Costigliole d’Asti.
A quanto pare è questo il convincimento della Procura che nei prossimi giorni risentirà la figlia più grande di Elena Ceste.
Perché la verità impressa nella mente dei figli di Elena Ceste potrebbe essere determinante ai fini delle indagini?
Michele Buoninconti, oggi in carcere con l’accusa gravissima di avere ucciso sua moglie, ha sempre sostenuto che Elena nella mattina del 24 gennaio 2014 fosse viva.
Il marito – oggi presunto assassino – ha sempre dichiarato di essere uscito di casa, dopo una comune colazione familiare consumata insieme ad Elena e ai bambini;
l’uomo non ha mai cambiato la sua versione dei fatti: ha continuato ad asserire di aver lasciato Elena viva a casa e di essersi allontanato in auto per accompagnare i bambini a scuola e fare delle commissioni, solo rincasando avrebbe scoperto l’assenza della moglie.
In questa ricostruzione, però, dopo il ritrovamento del cadavere di Elena Ceste, qualche cosa non torna.
L’accusa pare convinta che l’omicidio sia avvenuto in casa, probabilmente a seguito di una lite consumata mentre la donna era senza abiti perché appena uscita dalla doccia, ed è possibile che Elena Ceste sia morta sul letto di casa, probabilmente strangolata.
Se così fosse e ammettendo che, come l’accusa asserisce, la mano omicida del marito sia colpevole della morte di Elena, quello che non tornerebbe è il tempo: il tempo utile per uccidere e occultare il cadavere potrebbe non essere compatibile con il tempo della colazione familiare.
Gli investigatori probabilmente si stanno domandando se Elena Ceste era veramente ancora in vita quella mattina del 24 gennaio, se realmente prese parte alla colazione familiare o se Michele Buoninconti sia riuscito a “orientare” le testimonianze dei figli sino al punto di indurli a raccontare di una mattina “comune” ma diversa dalla verità di quel triste giorno.
Le condizioni del cadavere non hanno consentito una ricostruzione precisa dei tempi della morte, le povere spoglie di Elena sono rimaste coperte dal fango per mesi.
L’occultamento del cadavere di Elena ha certamente richiesto uno spostamento: lo spostamento del corpo trasportato dall’assassino dalla casa al canale di scolo.
E ciò ha certamente preteso l’uso di un mezzo di locomozione, infatti, per quanto il canale fosse vicino all’abitazione, dovendo trasportare una donna nuda e deceduta è improbabile che l’assassino si sia spostato a piedi.
Accogliendo l’ipotesi investigativa che accusa il marito dell’omicidio non può non sorgere un dubbio: “e se Elena fosse stata uccisa nella prima mattinata del 24 gennaio, nella notte o nella tarda sera tra il 23 e il 24?”
Laddove l’omicidio e l’occultamento fossero avvenuti prima della colazione del 24 gennaio, Elena Ceste sarebbe stata la grande assente di quella mattina e la sua mancanza dalla cucina di casa Buoninconti sarebbe, senza dubbio, nota ai bambini.
E’ possibile che il papà abbia orientato le testimonianze dei bambini con l’intento di allontanare i sospetti da sé?
- Il letto rifatto, come se nessuno si fosse mai coricato lì durante la notte;
- le tazze e le stoviglie della colazione sporche, mentre Elena era solita pulire tutto dopo ogni pasto;
- la bambina di Elena definita, dagli inquirenti, come poco collaborativa, durante le interrogazioni si sarebbe ritirata in molti “non ricordo”;
- un papà “persuasivo”, intercettato molte volte mentre istruiva i bambini sulle affermazioni da riportare agli inquirenti, sui racconti da far propri e sulle parole da utilizzare.
Tutti questi “dati” sospetti hanno allertato gli investigatori e li hanno spinti a ricercare una verità nascosta nelle memorie della figlia più grande di Elena Ceste.