Quando il destino si accanisce c’è poco da fare. La malattia spesso trova vie che solo il coraggio di una mamma riesce a valicare e dove molti vedranno egoismo, altri vedranno la vittoria della vita e dell’amore che prosegue.
Non è facile decidere tra la propria vita o quella del proprio figlio che è la nostra stessa vita trasmessa e il nostro amore a cui abbiamo dato forma.
Spesso il desiderio di poter avere un figlio è più forte di qualsiasi cosa, anche se sembra la cosa più difficile.
Una donna di Melbourne, con il suo compagno, si è vista consegnare una sentenza terribile nel 2012 quando le è stato diagnosticato un tumore al seno molto aggressivo, dopo un viaggio in Europa, la loro ultima vacanza.
E’ un triplo negativo che si espande in ben 18 linfonodi che la costringe a terminare la gravidanza in corso per potersi curare e procedere alla doppia mastectomia cautelativa.
Una seconda volta, dopo i cicli di chemioterapia e la fase recessiva del male, Michelle è di nuovo costretta a terminare la gravidanza perché il bambino aveva problemi di compatibilità con la vita.
Michelle si riprende e sembra che la malattia sia ormai un ricordo, opta per una ricostruzione chirurgica del seno e ritorna al lavoro nel febbraio 2014.
La terza gravidanza, avvenuta grazie al congelamento di ovuli avvenuta prima della precedente chemioterapia e radioterapia, sembra procedere bene, quando, alla 17° settimana, Michelle scopre che il cancro è ritornato più forte che mai e si era ripresentato con metastasi alla spina dorsale.
Questa volta la coppia decide di portare a termine la gravidanza della bimba che è sanissima, costi quello che costi…
Per la mamma è una lotta contro il tempo ma il cancro è molto veloce e le invade rapidamente la spina dorsale e, in poco tempo, si espande a collo, alla parte bassa della schiena, al bacino, anca e coscia. In soli 2 mesi si erano moltiplicati 12 piccoli tumori secondari.
La prognosi è ormai infausta e l’unica cosa è portare avanti la gravidanza.
“Lottavo per poter avere abbastanza tempo per Ava e per poterla vedere e abbracciare almeno una volta.” racconta Michelle.
Quasi tre mesi prima della data presunta del parto le condizioni di Michelle si sono deteriorate in modo drastico e, a sole 29 settimane, il 14 novembre scorso, si decide per far nascere la bimba con taglio cesareo d’urgenza.
“Avere la mia bimba a questo stadio è stata la cosa migliore per poter andare avanti!”
La bimba è davvero piccolissima: pesa poco più di un chilo ed è lunga 37 centimetri ma è sana e vivace.
Michelle spera di poter resistere almeno fino a poterla portare a casa.
Anche il parto è stato un momento di grande pericolo per Michelle, a causa del possibile danno spinale e della frattura del collo. Ha dovuto partorire anche con un collare per le fratture causate dai diversi tumori.
“E’ stato difficile essere totalmente felice inizialmente – confessa Michelle – guardavo la mia piccola e pensavo: Oh mio Dio non ci sarò quando lei crescerà…”
“Quando però dopo solo un paio di giorni me l’hanno messa sul petto, ogni tristezza è svanita…”
“E’ stato bellissimo, all’inizio Ava piangeva un po’ ma quando me l’hanno messa sopra si è calmata.“
“E’ lei che mi dà speranza, sono più forte nell’affrontare la terapia iniziata subito dopo il parto e che mi consentirà di stare con lei più a lungo possibile. Vederla così sana mi incoraggia.”
Ava è rimasta qualche giorno in terapia intensiva, poi è stata trasferita in reparto e poco dopo Natale è uscita, con la sua coraggiosissima mamma, dall’ospedale.
Il suo compagno Alex sta intanto raccogliendo dei fondi per poter supportare la terapia adeguata per Michelle, poterle prolungare la vita più possibile e poter affrontare le spese dovute alla sua assenza dal lavoro.
Michelle, allo stadio terminale, intanto raccoglie fotografie, racconti, le ricette di famiglia e il suo anello di fidanzamento che ha deciso di lasciare alla sua piccola Ava.
Fonte: Dailymail.co.uk