La vista del neonato è un senso che alla nascita non è ancora completamente sviluppato.
Quando nasce infatti il bambino ha una visione molto limitata, sebbene il suo sviluppo seguirà parallelamente quello motorio.
Esperimenti hanno dimostrato che appena nato un bambino manca di visione binoculare (lo spiegheremo in seguito), ma già a una settimana di vita riesce a distinguere grandi righe scritte su un foglio.
Fino a qualche decennio fa si pensava che il piccolo venisse alla luce cieco, mentre oggi si ha la certezza che egli riesca a distinguere abbastanza chiaramente forme e contorni a circa20 cm di distanza.
Non è sicuramente un caso, che questa sia la distanza che corre tra il piccolo e il volto della madre durante l’allattamento.
Lo scienziato T.G. Bower ha anche affermato che già a qualche settimana il bambino riesce a discernere alcune forme tridimensionali senza toccarle.
Queste immagini però non sono ancora attribuite a cose o persone, in quanto il piccolo non è in grado di elaborare le immagini che vede, e a capirle, si tratta esclusivamente di una visione meccanica, che non ha alcun significato per lui.
Il colore degli occhi alla nascita è un tratto destinato a modificarsi nel tempo (che se ne facciano una ragione i nonni, se il piccolo appena nato ha gli occhi blu come i loro, con ogni probabilità questi muteranno di lì a qualche mese!).
Infatti le variazioni del colore dell’iride sono attribuite alla quantità di eumelanina, ancora poco presente alla nascita.
Si dovrà aspettare l’anno di età affinchè questo si stabilizzi, anche se in qualche caso si può continuare a modificare fino ai tre anni.
Durante il primo mese gli occhi del piccolo non hanno ancora acquisito un sufficiente grado di messa a fuoco (aumentando o diminuendo la curvatura del cristallino), e non lavorano ancora insieme, ma discernono le forme e sono attirati da oggetti grandi e luminosi, ma non fasci intensi e diretti (evitate dunque di puntare la luce direttamente sul suo volto, il piccolo potrebbe infastidirsi).
E’ questo il momento in cui compare il fenomeno di convergenza, ovvero gli occhi convergono verso l’interno se gli si avvicina un oggetto.
Questo dà luogo al cosiddetto strabismo prenatale, che è fisiologico e non deve dare ansia alle mamme, poiché scompare più in là.
In questi primi giorni è anche opportuno che la mamma non indossi gli occhiali, così da non frapporre tra sé e il piccolo alcun ostacolo per il consolidamento del contatto visivo tra i due.
Intorno ai due-tre mesi la vista del bambino si sviluppa maggiormente, e il suo campo visivo si estende oltre i 30 cm., grazie anche alla migliorata capacità motoria del capo.
Predilige le tinte accese come il rosso (prima distinzione dei colori) e le luci intense lo attirano.
La coordinazione dei due occhi migliora anch’essa.
Già dal secondo mese comincia a seguire i movimenti dei primi giochi (non a caso infatti le giostrine da appendere sulla culletta sono studiate per questo genere di “allenamento”).
Intorno al terzo mese prende confidenza con le espressioni del volto umano e in alcuni casi risponde alle smorfie degli adulti (sorriso).
Tra il quarto e il sesto mese l’occhio del bambino è già abbastanza sviluppato, distingue i colori fondamentali quali rosso verde e blu, segue i movimenti, gira il capo e punta lo sguardo verso lo stimolo.
Anche la coordinazione oculo-manuale si affina, il piccolo comincia ad afferrare gli oggetti e li tiene per osservarli.
Riconosce i genitori e ricambia alcune loro espressioni, ma ha ancora difficoltà con le immagini in movimento. Al quarto mese la sua visione è intorno ai 2/10, e aumenta a 3/10 tra i 5 e i 6 mesi.
In questo periodo scompare del tutto quell’eventuale strabismo prenatale grazie alla sua acquisita visione binoculare (o stereoscopica), ovvero la capacità degli occhi di vedere un unico oggetto partendo dalle due immagini che gli occhi portano al cervello.
La sua attenzione è catturata da oggetti piccoli e la capacità oculo-manuale è sempre più affinata.
Sia grazie alle sue aumentate capacità visive, che alla sua padronanza dei movimenti (è il momento in cui passa dalla posizione sdraiata a quella seduta e cominciano i primi movimenti sul ventre e i primi gattonamenti) il bimbo vede in modo abbastanza completo intorno ai 7 mesi: forme delineate e colori distinti.
- La sua visione raggiunge i 5/10 (come una persona miope) e afferra con sicurezza gli oggetti senza farseli più scappare.
Intorno ai 10 mesi acquista acutezza stereoscopica, ovvero il senso di profondità degli oggetti.
La visione tridimensionale si raggiunge intorno all’anno di età:
E’ questo il momento in cui il piccolo si accorge che gli oggetti hanno volume e facce, discerne un cerchio da un quadrato, capisce il concetto di spigolo.
La sua visione raggiunge i 6/10, e comincia a vedere come un adulto.
Adesso anche la convergenza e l’accomodazione dell’occhio si sviluppa, fino a completarsi intorno ai 2 anni.
Dal secondo anno di vita raggiungerà i 10/10, e i centri cerebrali controlleranno i movimenti oculari.
L’occhio del bambino però continuerà a svilupparsi fino ai 6 anni, età nella quale assumerà completa capacità visiva: localizzazione, messa a fuoco, indicazione degli oggetti lontani e di piccole dimensioni.
Grazie al movimento avrà percezione dello spazio intorno a sé, si muoverà sempre più agevolmente, e svilupperà la capacità di dissociare il movimento del capo da quello degli occhi (3-4 anni).
A sei anni l’occhio del bambino sarà sviluppato, completo e maturo come quello degli adulti.
Da un po’ di tempo a questa parte però il numero di bambini con problemi di vista è aumentato notevolmente.
Le cause, neanche a dirlo, sono da ricercarsi nella quantità di tempo che essi passano davanti a TV e videogiochi.
Anche la sedentarietà rallenta la coordinazione oculo-manuale, e questo stile di vita si ripercuote persino sui sei muscoli degli occhi.
Un oftalmologo americano di nome Gesell disse: “La visione umana presenta una complessità paragonabile a quella della parola e passa attraverso fasi di sviluppo che possono esserle paragonate. La visione non è una funzione separata e isolata, ma integrata con tutto il sistema d’azione del bambino: postura, abilità e coordinazione manuale, intelligenza e persino personalità. Insomma la visione è così intimamente integrata con il bambino nella sua totalità, che non possiamo comprenderne l’economia e l’igiene senza studiare il bambino nel suo insieme.” (Iltriangolostabile.it)
E’ dunque importante innanzitutto controllare periodicamente la vista del piccolo, anche se egli non porta evidenti segni di deficit (fin dai 9 mesi).
Difetti come strabismo, ambliopia (visione doppia) o cattiva refrazione possono infatti venire corretti da occhiali o esercizi di ortottica anche in tenera età.
Più il recupero è tardivo, più difficile sarà colmare le lacune visive.
Infine uno stile di vita corretto, come del movimento fisico, e una congrua quantità di ore di visione davanti a un monitor fanno il resto.