Avete mai pensato quale gioia possa suscitare per un cieco riuscire a vedere il volto del proprio figlio?
Giusto l’altroieri discutevo con il mio compagno di quanto possa avere influito la tecnologia sulla qualità della vita dei disabili.
Alla considerazione eravamo giunti dopo avere visto per la prima volta una persona sordomuta parlare al telefono: aveva semplicemente effettuato una videochiamata ad un suo conoscente, e questi dal video le aveva risposto, dando la possibilità a quest’uomo, che non avrebbe mai potuto fare questo gesto che per un normodotato è all’ordine del giorno, di parlare con la lingua dei segni, e comunicare con un cellulare.
Quando ho letto questa altra notizia ho nuovamente fatto questa constatazione: la tecnologia applicata in campo medico offre delle possibilità ai disabili fino a soli 10 anni fa impensabili.
In questo caso la persona che ha beneficiato del “progresso” è una donna canadese di 29 anni, si chiama Kathy Beitz, a cui fu stata diagnosticata a 11 anni la Sindrome di Stargardt, un difetto genetico che porta nel tempo ad una quasi totale cecità.
Oggi Kathy infatti non ha più visione centrale, ed è stata dichiarata cieca da un punto di vista medico.
La tecnologia le ha dato però una seconda chance e grazie ad un ausilio chiamato eSight, ha potuto ricominciare a vedere.
Questo “tutore” è equipaggiato con una telecamera montata su sorta di maschera da portare come occhiali.
Le immagini catturate dalla camera vengono poi riprodotte in modo che gli occhi del soggetto riescano a vederle.
In pratica se una persona semicieca indossa questo ausilio riesce a vedere le immagini meglio che quelle che i suoi occhi riescono a riprodurre.
Ovviamente questi eSight non possono aiutare i ciechi totali, ma è già un gran passo avanti per soggetti affetti da patologie come quella di Kathy.
Inoltre questi “occhiali” possono essere regolati in contrasto, luminosità e ombre a seconda delle preferenze.
Il dispositivo è stato messo in commercio due anni fa circa, ad un costo di 15 mila dollari, e l’azienda produttrice avrebbe anche messo a disposizione una sorta di fondo per aiutare i pazienti che non possono permettersi l’acquisto (guarda il progetto sul sito MakeblindnessHistory).
Tornando a Kathy, la donna ha avuto la fortuna di indossare questi occhiali proprio quando nella sua vita era entrata a far parte un’altra persona: Aksel, il suo bambino, che ha potuto vedere a 15 giorni dalla nascita.
“Quando ho messo gli occhiali ho subito notato che aveva I piedi di mio marito e le mie labbra” ha raccontato Kathy felice.
La donna adesso indossa questo dispositivo, e sostiene di vedere abbastanza bene, soprattutto quando c’è poca luce, a volte usando la visione in bianco e nero.
Anche la sorella di Kathy, Felix, soffre della stessa malattia, e anche lei ha partecipato al programma eSight.
“Quando ho saputo di questi occhiali ero eccitatissima, sapevo che avrei potuto finalmente leggere le favole ai miei figli, ed essere parte di quella esperienza” dice Felix, che al contrario della sorella non potè vedere il volto dei suoi bambini quando nacquero.
Fonte Cbc.ca