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Parto: Ecco Come si Partoriva 100 Anni Fa

di Gioela Saga

23 Gennaio 2015

il parto una volta

I tempi cambiano, cambiano le mode e naturalmente anche le conoscenze relative al parto.

In un evento così naturale come il parto che esiste da sempre, quante cose sono cambiate negli ultimi 100 anni?

Una cosa che si sente dire spesso è quella che, in fondo, “le donne hanno sempre partorito” dunque, spesso, l’eccessiva medicalizzazione o precauzioni specifiche sono forse superflue, ma

vediamo di fare un viaggio nel tempo per immedesimarci nell’atmosfera dell’epoca.

Innanzitutto è sicuramente cambiata la figura del padre.

Oggi capita di rado che un padre non sia presente al momento del parto e che non stia accanto alla sua compagna, se non ci sono ragioni particolari. Cent’anni fa il parto era una cosa riservata al mondo femminile, gli uomini evitavano di essere presenti al momento del dunque e la sala parto era la propria camera da letto dove la futura mamma era accompagnata in questa esperienza solo da donne nella propria casa. Partorire in ospedale poi, era spesso più pericoloso per le scarse condizioni igieniche presenti e la grande possibilità di contrarre infezioni.

Solo dopo il grande evento si era pronti con il copriletto più bello, la camicia da notte ricamata e pulita, ad avvolgere il bimbo con la copertina lavorata con tanto amore a mano nei mesi precedenti, per poter porgere il pargolo al padre.

il parto 100 anni fa

Oggi c’è un ritorno a questo tipo di atmosfera più accogliente ma, naturalmente, con tutte le accortezze igieniche nettamente superiori a quelle dell’epoca.

Soffermandoci sull’aspetto igienico

nel libro “Maternity” (maternità) del dottor Henry Davidson Fry, scritto nel lontano 1907, si legge:

“L’infermiera dovrebbe prestare particolare attenzione alla pulizia e alla preparazione della pelle dell’addome, cosce e dei genitali esterni. Il primo lavaggio con acqua calda sterile e sapone, poi uno sfregamento fino ad asciugare e alla fine bisogna igienizzare le parti in una soluzione di bicloride 1- 1000 oppure di Lysol, in percentuale 1 a 100. E’ particolarmente difficile rendere le parti esterne chirurgicamente pulite. I peli pubici dovrebbero essere tagliati con forbici o rasati, l’area pulita con acqua molto calda sterile, sfregata e disinfettata con una soluzione di bicloride”.

Insomma non proprio una passeggiata per un momento così delicato, oggi per fortuna l’approccio è nettamente più soft.

Benché non siano mancati in passato, suggerimenti un po’ più compassionevoli benché opinabili.

Il dottor John Gunn, in una pubblicazione del 1861 consigliava di preparare le aeree sensibili al parto in questo modo:

“Le parti corporee soggette al parto, durante il travaglio dovrebbero essere sempre ben lubrificate e ingrassate con del lardo in quanto ciò diminuisce la sofferenza lubrificando le parti implicate nel passaggio.”

Anche per quanto riguarda la gestione del dolore le cose sono nettamente cambiate

oltre ai consigli lubrificanti il dottor Gunn consigliava anche quanto segue:

“Un asciugamano arrotolato e legato al letto potrebbe essere utile in modo che la donna possa stringerlo e tirarlo per sentire sollievo durante le doglie, ne potrebbe avere grande beneficio e conforto.”

Grazie dottor Gunn, un pensiero davvero carino direi…

Bisogna anche aggiungere, del resto, che pensare di diminuire il dolore, all’epoca equivaleva anche, in qualche modo, a non voler accettare la sofferenza del parto che era stata imposta da Dio stesso, dunque non si pensava poi tanto a mitigare le pene del travaglio.

partorire il secolo scorso

Il dottor Fry stesso racconta di una povera donna che nel 1591 fu bruciata viva ad Edinburgo perché aveva usato dei presunti incantesimi per diminuire i dolori del parto.

Oltre al retaggio religioso che vedeva il dolore come segno della provvidenza divina irrinunciabile, vi erano anche delle spiegazioni “scientifiche” per cui era sconsigliato farlo:

– Il dolore aumentava e stimolava l’istinto materno.

– Poteva produrre una condizione simile ad un’intossicazione.

– Si attribuiva al tentativo di diminuire questi dolori naturali, condizioni collaterali quali epilessia, convulsioni e pazzia!

E’ curioso però sapere che, a una delle donne più potenti della storia, la regina Vittoria, che ebbe otto figli, venne praticata una leggera sedazione a base di cloroformio durante il travaglio avuto per il principe Leopoldo nel 1853! Il clero scozzese supportò la sua scelta sottolineando che Dio stesso aveva praticato per primo una sorta di sedazione ad Adamo quando lo fece addormentare prima di usare una sua costola per generare Eva.

Il dottor Louis A. Spaeth, nel suo testo medico “Diventare madre”, edito nel 1907, parlava della possibilità di diminuire il dolore del travaglio con la pressione di alcuni nervi adiacenti al clitoride che, secondo gli studi dell’epoca, erano direttamente collegati alle innervazioni dell’utero, pratica che doveva però essere, di per sé altrettanto dolorosa in quei momenti.

Anche la letteratura medica sul post partum è sicuramente curiosa e merita un tuffo nel passato.

Era un periodo considerato pericolosissimo in cui la donna era tenuta riguardata in modo inimmaginabile ai giorni nostri, considerata fragile nel corpo e nella mente. Leggiamo queste righe tratte dal testo medico del dottor William Edmonds Horner “The Home Book of Health and Medicine” del 1835:

“Il riposo e la tranquillità devono essere strettamente osservate; nessuna visita per almeno quindici giorni o tre settimane per preservare la mamma dalla fatica di dover conversare o ascoltare qualsiasi cosa che possa agitarla o angosciarla.”

Beh diciamo la verità… per certi versi ci farebbe comodo anche oggi questa precauzione. No?

Da notare che le era consentito conversare un po’ con il marito ma che comunque era buona norma che rimanesse sdraiata per la maggior parte del tempo, non salisse le scale prima di quattro settimane, dopo cinque settimane era consentito fare qualche breve passeggiata ma fare visite o spese era da evitare più a lungo, per evitare conseguenze spiacevolissime, anche se apparentemente sembrava andare tutto bene.

Naturalmente erano lussi che si potevano permettere solo le mamme di una certa classe sociale elevata.

Sempre secondo il dottor Horner, l’indolenzimento post partum poteva essere alleviato da bagni di latte e acqua calda o impacchi di latte e pane o semi di lino. Se la neo mamma era agitata o sentisse troppo caldo, era possibile applicare delle sanguisughe per alleggerire la sua condizione!

Per quanto riguarda la dieta, la mamma doveva mangiare e bere meno possibile nei 5-6 giorni dopo il parto, principalmente alimenti leggeri per evitare infiammazioni di ogni tipo.

il parto tra '800 e primi '900

La figura che ha sempre accompagnato la mamma nel parto è l’ostetrica, levatrice o mammana che dir si voglia,

professionista o anche semplicemente una donna che più di altre aveva l’esperienza di seguire il travaglio. Un tempo era una persona importantissima, annoverata tra le figure autorevoli della società insieme al medico, al prete e al sindaco. L’ostetrica condotta, cioè che andava a domicilio delle partorienti, era essenziale per la gestione del parto, del post partum e spesso anche per le prime cure dei bambini al posto della figura del pediatra.

Oggi questo ruolo è stato, a ragione, fortemente rivalutato e, con il ritorno, oggi, per scelta, del parto a casa, è nata anche la figura della doula, cioè un’ostetrica non professionista ma riconosciuta, che aiuta la partoriente e la segue in tutte le fasi.

Pensate che in lingua francese, l’ostetrica si definisce come sage-femme, ovvero una donna saggia!

Per finire questo curioso viaggio nel tempo, una conclusione tratta dal già citato libro del dottor Gunn in cui, umilmente, si vede costretto ad ammettere quanto segue:

“Le donne sopportano generalmente il dolore e la malattia con più forza e pazienza degli uomini, è evidente… Pochi uomini potrebbero essere indotti, per qualsiasi considerazione, a subire una tale sofferenza.”

Fonte: Mentalfloss



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