Valerie non si è mai data pace, da quando quel 4 gennaio 2013 ricevette la telefonata di suo fratello, che le diceva affranto “Quinten non respira!”.
Valerie Wood-Harber era la maggiore dei tre fratelli: lei, Quinten Douglas e Cameron Wood.
Valerie, 28 anni, all’epoca dei fatti, viveva a Fayetteville, Arkansas; i suoi fratelli erano stati dati in custodia al padre, Michael Woods, 47 anni, con il quale vivevano in Oklahoma.
Quinten era un ragazzino speciale.
Già dalla nascita gli era stata diagnosticata una rara patologia chiamata cromosoma 9 ad anello, che porta una serie di disabilità croniche gravissime.
Quinten non poteva camminare, né lavarsi o vestirsi da solo, doveva essere aiutato in tutto.
Ma era un bambino sorridente, nonostante le sue gravi difficoltà.
Valerie racconta dei giorni che si sono preceduti a quel triste 4 gennaio sulla pagina facebook che ha aperto, Justice for Quinten.
Già da qualche giorno prima Quinten non stava bene.
Michael, il padre, si è difeso dall’accusa di negligenza sostenendo che quella non era la prima volta che il figlio stesse male: purtroppo nella sua condizione Quinten si ammalava spesso, aveva già sofferto di polmonite, e gli antibiotici ritardavano a fare effetto sul suo corpo già martoriato.
Per restare alla cronaca, Quinten sta a male, e anche suo fratello Cameron, che quel giorno non va a scuola.
Il papà Michael invece esce per andare al lavoro: non poteva permettersi di assentarsi.
Cameron, sempre nel dicembre 2012, aveva raccontato alla sorella Valerie che lui e Quinten erano trascurati dal padre.
Valerie a dicembre chiama gli assistenti sociali, e lo fa ogni giorno per ben tre settimane.
Questi visitano Quinten a scuola, ma nonostante la promessa di controllarlo nella sua vita quotidiana in casa, questo non avviene.
“Se i servizi sociali avessero visto come viveva Quinten, avrebbero capito in quale stato di abbandono era relegato, e forse il loro intervento gli avrebbe salvato la vita” dice Valerie ai giornali che l’hanno intervistata.
Il padre Michael si è sempre difeso sostenendo che se non avesse curato Quinten non sarebbe vissuto neanche 15 anni: era gravemente malato, e i medici alla nascita non gli avevano prospettato che un anno di vita. Quinten, a dispetto delle statistiche era arrivato a 15 anni.
Quinten muore per polmonite il 4 gennaio 2013, a 15 anni, ma Valerie intraprende una battaglia legale contro il padre per abusi e negligenza, e contro gli assistenti sociali, rei secondo lei di avere, con il loro comportamento, lasciato morire il fratello.
Lancia una petizione, che in poco tempo riesce ad ottenere oltre 500 mila firme, indirizzata al governatore dell’Oklahoma Mary Fallin, chiedendo che intervenga nella questione.
Il processo arriva in effetti a condannare sia il padre che gli assistenti sociali coinvolti per negligenza lo scorso marzo.
Oggi Valerie vive insieme all’altro fratello Cameron, vittima anche lui dell’abbandono.
Valerie ha sempre sostenuto di volere la verità per suo fratello, ma di combattere anche per tutti coloro che si trovano nelle stesse condizioni di abbandono, non solo da parte dei familiari, ma anche delle istituzioni, che troppo spesso fanno finta di non vedere quello che è invece evidente agli occhi di tutti.
Quinten purtroppo non tornerà a vivere, ma la giustizia gli ha reso onore, e tutto questo grazie alla tenacia della sorella, che non ha mai mollato fino a quando non è arrivata fino in fondo.
Fonte: People