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Depressione o tristezza, ansia e stress qual è la differenza

di Dott. Giuliano Gaglione

04 Aprile 2011

<<Depressi o semplicemente tristi?>>

Non sono rari i casi di persone che ammettono di essere depresse anche se avvertono dei semplici segnali di tristezza; sono svariati i motivi per cui essi utilizzano il termine depressione, ad esempio, perché hanno ascoltato questo termine “in voga” negli ultimi tempi e quindi una mera sensazione di tristezza viene proposta come stato depressivo, oppure viene espresso inconsapevolmente un termine così forte per riuscire ad attirare l’attenzione degli altri e quindi ricevere l’adeguato sostegno.

A prescindere dalle motivazioni retrostanti, il dichiararsi depresso è nient’altro che l’espressione di un disagio. A tal proposito voglio ricordare che l’ansia, la depressione e tante altre patologie che abbracciano l’ambito psichico sono nient’altro che un campanello d’allarme che segnala una situazione di malessere; io le definisco come delle “febbri della mente”, le quali hanno bisogno del tempo tecnico perché i sintomi si affievoliscano.

A tal riguardo esistono differenti modalità per curare gli effetti indesiderati dei disturbi psichici, quali il sostegno farmacologico, rimedi naturali e così via, mentre per quanto riguarda tutte le situazioni che provocano questo stato di disagio è opportuno un adeguato percorso psicoterapeutico.

Ciò su cui ci interroghiamo è: <<Quando una persona afferma: “Sono depresso!” soffre realmente di questa patologia?>>.

Dunque, iniziamo questo discorso affermando che la Depressione fa parte dei cosiddetti disturbi dell’umore e che può sia essere frutto di un singolo episodio (episodio depressivo) oppure si può tramutare in un vero e proprio disturbo (disturbo depressivo).

Una persona può definirsi depressa quando la sua sofferenza interiore è tale da compromettere significativamente le giornate dell’individuo, qui facciamo riferimento ad una compromissione significativa della vita sociale affettiva e lavorativa dell’individuo. Inoltre un serio stato depressivo può essere accompagnato anche dai seguenti sintomi:

– Significativo abbassamento dell’umore per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno

– Diminuzione significativa di interesse o piacere per tutte o quasi tutte le attività, per la maggior parte del giorno o addirittura ogni giorno

– Alterazioni alimentari o del sonno

– Difficoltà di concentrazione

– Pensieri di morte, di non valere nulla e continui sensi di colpa

Dunque una semplice tristezza non è condizione necessaria e sufficiente per poter affermare di essere depressi.

Purtroppo nei paesi industrializzati c’è un aumento preoccupante di persone affette da questo disturbo; solo in Italia, secondo i dati Osmed, il 12% della spesa destinata ai farmaci riguarda sia ansiolitici che antidepressivi.

Il Professor Paolo Cioni, Psichiatra e Docente presso la Scuola di Specializzazione in Psichiatria a Firenze, al Convegno milanese intitolato “Ai confini della mente e oltre” dichiara la difficoltà da parte di un medico di demarcare una linea di confine tra ciò che è o non è patologico e afferma che per poter definire un quadro depressivo ci si può servire di strumenti specifici quali indici psicofisiologici, tecniche EEG e la TMS (stimolazione magnetica transcranica), tutti mezzi utili per analizzare eventuali alterazioni neuronali della corteccia cerebrale al fine di somministrare correttamente gli adeguati psicofarmaci.

Reputo assolutamente importanti queste ulteriori indagini, mentre dall’altro invito le persone a non utilizzare impropriamente termini troppo specifici nel momento in cui descrivono il loro stato psichico: sarebbe preferibile non abusare eccessivamente di una parola che identifica una patologia da cui fortunatamente non si è affetti.



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