Leggendo adeguatamente le analisi dei dati offerti dal Ministro della Salute nell’ultima relazione al Parlamento sulla attuazione della legge 194/1978, i numeri definitivi, relativi all’anno 2012, sembrano indicare una tendenza storica alla diminuzione della pratica dell’aborto.
Il tasso di abortività (numero delle IVG – interruzioni volontarie della gravidanza – per 1000 donne in età feconda tra 15-49 anni), l’indicatore più accurato per una corretta valutazione della tendenza al ricorso all’IVG, nel 2012 è risultato pari a 7.8 per 1000, con un decremento dell’1.8% rispetto al 2011 (8.0 per 1000) e un decremento del 54.7% rispetto al 1982 (17.2 per 1000).
Rimane elevato il ricorso all’IVG da parte delle donne straniere, un terzo circa di quelle totali, anche se con notevoli differenze tra nazionalità e culture di provenienza.
- Secondo la relazione fatta dal ministro Lorenzin, il tasso di abortività in Italia sarebbe fra i più bassi tra i paesi occidentali, anche relativamente alla contraccezione chimica, in particolare relativamente alle minorenni.
L’associazione italiana dei ginecologi e degli ostetrici cattolici (Aigoc) ritiene però che la lettura andrebbe fatta tenendo conto della diminuzione in assoluto delle donne in età fertile (tra il 2012 e il 2011 sono diminuite di 438.294 unità mentre gli aborti volontari sono stati solo 4.223 in meno).
Al contrario nella fascia d’età 35-39 anni si è registrato per la prima volta negli ultimi anni un’impennata del tasso di aborto.
A tutto ciò si deve anche aggiungere un altro fattore molto importante e di impatto non trascurabile: da alcuni anni, il controllo delle nascite avviene in modo molto precoce, sia sul piano chirurgico, per così dire in modo tradizionale e certificabile che necessita di un attestato, ma anche farmacologicamente, con la pillola del giorno dopo ad esempio e, sempre secondo l’Aigoc, anche con l’uso della pillola estro progestinica e la spirale.
In questo modo si arriverebbe ad un calcolo che va, via, via sempre più ingrossandosi e non è strettamente quantificabile se non con proiezioni.
Altro dato da considerare è l’aumento degli aborti cosiddetti eugenetici,
cioè, al contrario di quelli appena citati, si tratta di aborti tardivi, oltre la 12° settimana, consentiti però per legge nei casi di malattie e malformazioni gravi del feto.
Nel 2012 si sono verificati 3.917 aborti tardivi (ottuplicati rispetto al 1981), 2.676 dei quali praticati dalla 16° settimana in avanti e 910 oltre la 21°.
Si evidenzia con una forza sempre più prorompente la mancata volontà e forza di gestire un fatto indubbiamente drammatico e traumatico come portare a termine una gravidanza il cui esito infausto è già stato previsto.
D’altro canto molte associazioni e donne che hanno vissuto in prima persona questi eventi, chiedono a gran voce una maggiore sensibilità su questo fronte, un maggiore appoggio e aiuto concreto che le aiuti a vivere queste situazioni laceranti prima, durante e anche dopo, nella fase post partum o post aborto, anche in sede di consultori familiari il cui lavoro dovrebbe essere incrementato e valorizzato.
Indipendentemente dalle scelte di ognuno, l’aborto segna dei fatti oggettivi e traumatici che non si possono negare, non lo fece neppure Christopher Hitchens, giornalista ateo anticattolico che sottolineò come, a prescindere dalle emozioni, l’aborto è uno spezzare le ossa, fermare un cuore, spegnere un cervello e distruggere degli organi.
Fonti: Aigoc, Provita, Ministero della Salute