Salvatore Parolisi è stato assolto perché il fatto non sussiste: la sentenza pronunciata dalla sez.I del Tribunale Militare di Roma ha liberato l’ex Caporal Maggiore dell’Esercito dall’accusa di mancata consegna che gli veniva contestata.
L’insussistenza di prove ha fatto sì che il processo militare procedesse sulla via delle testimonianze “de relato”, ovvero deposizioni prestate e pronunciate semplicemente “per sentito dire”. E, per legge, le testimonianze per “de relato” divengono nulle se non confortate da concludenti prove concrete.
Ebbene, il processo militare e l’accusa ai danni di Paralisi dovevano fare luce sulla Caserma Clementi di Ascoli Piceno, dovevano, per meglio dire, risolvere i dubbi sui rapporti tra i militari addestratori e le soldatesse reclute.
La sentenza che assolve Parolisi non riesce a sciogliere ogni dubbio e sopratutto non permette di legare con comprovata certezza la morte di Melania ai “retroscena” della caserma Clementi.
Dopo l’omicidio di Melania qualcuno aveva ipotizzato che la giovane mamma potesse aver scoperto dei “segreti inconfessabili” del marito, legati anche al suo lavoro. Di qui una domanda decisiva: questi ipotetici “segreti inconfessabili” avrebbero potuto rappresentare il movente dell’omicidio di Melania?
Di fatto l’inchiesta militare sulla Caserma Clementi era già aperta ed attiva prima dell’omicidio di Melania.
Tuttavia l’assoluzione di Salvatore Parolisi sembra allontanare, almeno agli occhi della legge, i presunti “comportamenti scorretti” del Caporal Maggiore (nelle sue vesti professionali) dalla morte della moglie.
Ciò non toglie nulla all’accusa di omicidio che resta cristallizzata in una sentenza di condanna a 35 anni di reclusione ed in attesa dell’ultimo grado di giudizio.
Va detto che al di là delle tante ipotesi sul movente, l’omicidio Rea è stato ricostruito come un omicidio passionale, commesso da un marito che da tempo intratteneva una relazione extraconiugale.
Quello che colpisce mentre Parolisi siede in aula dinnanzi al Tribunale Militare romano è una scelta o un atteggiamento dell’ex caporali maggiore: Salvatore si mostra con la fede al dito. Salvatore Parolisi mentre attende la sentenza porta la vera nuziale, l’anello che consacrò il suo matrimonio con Melania.
Dinnanzi all’immagine delle mani di Salvatore “gravate” da un anello che ha un suo spirito innato, la reazione della famiglia di Melania è stata immediata e sentita. Il Settimanale Giallo (che mostra anche le foto di Parolisi) riporta, nel n°40 – 8 ottobre 2014, le parole della mamma e del papà della vittima: <<Dovrebbe togliere la fede in segno di rispetto per nostra figlia. Vergogna>>.
Di fatto le parole dei genitori toccano il cuore.
Un uomo che tradisce, ogni uomo che tradisce, dovrebbe maggiormente considerare la fede che porta al dito e guardarla come un monito.
Ogni uomo che tradisce dovrebbe sapere che la vera nuziale è un dono violato già solo dal tradimento; viene violato l’amore ricevuto e promesso per la sofferenza inferta alla moglie nel momento in cui alla famiglia si sostituisce la scelta dell’altra, dell’amante. Ma questa conclusione resta solo una mia personale opinione da mamma.
La speranza comune è che la verità sulla morte di Melania emerga e si rafforzi anche nel corso del terzo grado di giudizio.