L’altro giorno parlavo con un’amica che non vedevo da tanto tempo e visti i trascorsi insieme (uscivamo con lo stesso gruppo di ragazzi quando non eravamo mamme e parlavamo di attori e non di pannolini), le ho chiesto se non le avrebbe fatto piacere passare un pomeriggio tutte e due, come i vecchi tempi.
“Sarà bellissimo, però non martedì e giovedì perché Giovanni ha chitarra” mi dice lei. Giovanni è il figlio maggiore che va in quarta elementare.
“Potremmo fare mercoledì – rispondo io –però dopo le 17,00 perché Adriano prima ha calcio”.
“No, mercoledì Federica ha ginnastica artistica fino alle sette” continua lei.
Insomma, siamo andate avanti per una buona mezz’ora a cercare di capire quando saremmo state libere dagli impegni dei nostri figli, che tra boy-scout, catechismo, ginnastica, rientri scolastici e compiti, erano in pratica più impegnati di Marchionne e Montezemolo insieme.
E non è il nostro, quello mio e della mia amica, un caso isolato.
Oggi i bambini sono impegnati, lo dice una ricerca, più degli adulti.
Ma non in modo proporzionale: addirittura alcuni bambini hanno le ore della giornata scandite da impegni, molto più dei genitori che lavorano otto ore, e se non hanno straordinario da fare alle 5 staccano la spina e se ne tornano a casa.
In Gran Bretagna, il colosso dei detergenti Persil (che in Italia sarebbe la Dixan per capirsi), ha condotto infatti una ricerca che ha dato dei numeri incredibili da leggere.
In una giornata di 24 ore, dove meno di 10 sono dedicate al sonno un bambino medio, oltre 6 i bambini le passano a scuola, circa 3 tra servizi e i compiti a casa (e fanno in pratica oltre le 8 ore di lavoro di un adulto), un’ora e trenta tra sport e attività extrascolastiche, e soltanto un’altra ora e trenta a giocare.
Di chi è la colpa dell’ “over-schedule” (sovraccarico di programmazione ndr) dei nostri figli?
Dei genitori, della società, della competizione che li vuole super-geni, super-campioni per forza in qualcosa.
Non solo, dal grafico pubblicato dal sito della Persil si nota un altro dato, purtroppo anche questo comune in molte famiglie:
I bambini stanno davanti a TV, pc e videogiochi più tempo di quanto ne passino a giocare.
Io la mia infanzia la ricordo fuori casa, anche quando c’era freddo, e anche quando si schiattava di caldo.
Certo le nostre mamme magari in gran parte erano casalinghe e potevamo permetterci di stare in giardino, o all’oratorio.
Oggi però anche le mamme che seguono i propri figli da vicino, quelle che non lavorano, o lo fanno part-time, pretendono comunque alte performance dai figli: la lezione di violino, il rugby, il nuoto sincronizzato.
Ma non era bellissimo quando noi ragazzine neanche adolescenti giocavamo all’elastico e i bambini correvano dietro a un pallone in un pezzo di marciapiede con due porte improvvisate, con lo zainetto da un lato e una pietra dall’altra?
Guardate il video che ha pubblicato la Persil.
Sicuramente l’azienda, che ha anche indetto un concorso a premi, ha creato il progetto (Kids Today project) a scopo pubblicitario, tant’è che lo slogan è Dirt is good, cioè “Sporco è bello”, che detto da un’azienda di detersivi ha un peso per così dire quasi esclusivamente commerciale.
Ma non è da sottovalutare la valenza educativa, vale comunque la pena vedere il mondo con gli occhi dei nostri figli.
Pensiamoci.