La donazione degli organi è un atto non solo di grande umanità, ma anche di grande civiltà.
Dal punto di vista legislativo, in Italia per essere riconosciuto donatore bisogna dichiarare espressa volontà alla donazione, in quanto non esiste il silenzio assenso per questa materia.
La dichiarazione di volontà può poi essere effettuata presso gli sportelli delle Aziende sanitarie locali, presso i Comuni, o semplicemente sottoscrivendo le proprie intenzioni con le generalità e la firma su un foglio bianco.
In Italia già dal 2009 però si era pensato e legiferato di volere introdurre questa espressione di volontà anche sulla carta di identità.
Infatti il decreto legge 194/2009 conteneva anche la possibilità di inserire il consenso alla donazione di organi e tessuti sul proprio documento di identità rilasciato dal comune.
Purtroppo però la prima falla appariva all’orizzonte.
La legge non aveva previsto che i comuni avrebbero poi dovuto trasferire questi dati al SIT, il Sistema Informativo Trapianti.
In pratica i donatori erano registrati ai comuni, ma se il SIT, che è organismo che (già dal nome si comprende) gestisce sia le liste dei donatori che quelle delle urgenze oltre che le attività di trapianto, non è informato di questo, qualsiasi espressione di civiltà e buona volontà non produce alcun effetto.
La legge in sé non serviva a niente.
Dopo lunghissimi tre anni e mezzo il Decreto del Fare finalmente introduce nel 2013 l’articolo che obbliga i comuni a inserire nel SIT tutte le espressioni di volontà espresse dai donatori nell’atto di rinnovare o richiedere la carta di identità (e ci volevano una nuova legge e quasi 4 anni aggiungerei).
E infatti già all’indomani dell’emanazione della legge, finalmente i comuni hanno accolto la norma e messo in pratica il decreto.
Sapete quanti comuni nel 2013 consentivano l’emissione della carta di identità con la dichiarazione di volontà per la donazione degli organi?
Tre.
Di cui due, erano quelli in cui era avvenuta la sperimentazione (Perugia e Terni) e il terzo comune virtuoso era stato Cesena.
Da allora però i comuni che hanno cominciato a lavorare all’ardua impresa (non ci vuole un sistema informatizzato complesso, tantomeno procedure complicate) si sono moltiplicati.
Già i 90 comuni dell’Umbria ad esempio hanno cominciato a lavorare in tal senso.
Si consideri però che in Italia ci sono oltre novemila comuni, e se le procedure non si accelerano, difficilmente questa norma potrà essere realmente effettiva e utilizzabile.
Il Sistema Informativo trapianti (SIT) è un organo creato dal Ministero della Salute che raccoglierà tutte le volontà espresse attraverso il sistema della carta di identità, fruibile dagli addetti ai lavori 24 ore su 24, che potranno così gestire le urgenze dei trapianti.
In realtà al momento la maggior parte delle registrazioni di donatori di organi avvengono attraverso l’A.I.D.O. (Associazione italiana Donatori Organi ), che raccoglie oltre un milione e 300 mila firme.
127 mila sono invece i donatori registrati attraverso le Asl locali e soltanto 18424 attraverso questa nuova procedura tramite Comuni (fonte SIT ).
A oggi i comuni che hanno aderito al decreto del fare sono soltanto 17, ma è anche vero che la possibilità di aderire come donatore con volontà espressa sulla carta di identità è partita solo nel marzo 2012, non poco, ma è comunque un inizio (Fonte Corriere.it ).
Inoltre molti altri comuni hanno aderito alla campagna “Una scelta in Comune” che riguarda proprio la possibilità di esprimere la volontà di diventare donatori attrraverso documento di identità (Tra questi il Comune di Roma con un donatore d’eccellenza: il proprio sindaco Ignazio Marino), e tanti di questi avrebbero deliberato in tal senso, rendendo auspicabile che entro breve in tante città e paesi d’Italia si possa richiedere la carta di identità con questa annessa dichiarazione.
Durante quest’anno poi il Ministero della Salute ha lanciato una campagna di comunicazione volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della donazione di organi, tessuti e cellule.
La campagna ha come obbiettivi l’informazione e la sensibilizzazione a un argomento così delicato.