Inizia la scuola e per molti genitori inizia un periodo in cui, per molte ore al giorno, il figlio è fuori casa e, spesso, la sua assenza è circondata da un alone di mistero.
Sì perché, non so se succede anche a voi, ma la maggior parte dei genitori, a fine giornata, osa porre la fatidica domanda ai propri figli: “Com’è andata a scuola?”
La risposta è sempre pressoché la stessa: “Bene.”
Se osiamo di più, chiedendo: “Cosa avete fatto oggi?”
La risposta è ancora più sibillina: “Niente.”
Come se a scuola si potesse fare niente…
Insomma, con qualche rara e benevola eccezione e qualche soggetto più loquace, parlare della scuola non sembra essere l’argomento preferito da bambini e ragazzi in genere.
Ora, per cercare di ovviare al problema e ottenere delle risposte più esaurienti, cerchiamo di capire effettivamente che cosa vogliamo sapere e perché.
Naturalmente non è l’aspetto strettamente cronachistico che ci interessa ma piuttosto direi che è corretto interessarsi a ciò che avviene in relazione a quello che vive il proprio figlio:
cosa ha imparato di nuovo, e soprattutto, di interessante; se ci sono degli aspetti che vuole approfondire, chiarire; se si è incuriosito per qualcosa in particolare o si è stupito di venire a conoscenza di qualcosa.
Inoltre ci sono tutti gli aspetti legati non solo alla didattica ma allo stare a scuola a contatto con gli altri.
Dunque è interessante sapere se parla volentieri con qualcuno; se sta creando dei legami; se si sente ben inserito; se c’è qualcuno che gli dà fastidio; se ci sono aspetti interpersonali che considera interessanti e comportamenti di cui vorrebbe parlare per comprenderli meglio.
Tutto ciò è fondamentale per costruire un rapporto equilibrato, chiaro e aperto con i figli, fin da quando sono all’asilo. E’ una premessa logica per poter porre le basi di un dialogo instaurato sulla stima e la fiducia.
Non è sempre così semplice costruire tutto ciò.
Spesso gli studenti tornano a casa stanchi, vorrebbero chiudere l’argomento scuola fino al giorno dopo e già bastano i compiti per ricordare loro che ciò non è possibile. In altri casi, soprattutto in epoca adolescenziale, la scuola è il “loro mondo”, il mondo dei pari, in cui i genitori “matusa” non possono entrare perché non capirebbero, non approverebbero.
Quali sono allora le cose giuste da dire per rompere il ghiaccio? Per cercare di saperne di più, nel loro interesse, di una fascia quotidiana così importante in termini di tempo e di coinvolgimento personale?
Innanzitutto è fondamentale trasmettere il nostro interessamento, dunque le frasi fatte e di circostanza come “se è andato tutto bene” non sono efficaci. E’ molto più fruttuoso fare domande più dirette come: Qual è la cosa migliore/peggiore che ti è successa oggi?
Oppure: E’ successo qualcosa di particolare a un tuo compagno oggi? Hai sentito una frase divertente?
Spostare l’attenzione su qualcuno che non sia lui, può servire a metterlo meno sotto pressione e a riuscire a farlo raccontare senza essere coinvolto direttamente e sentirsi in qualche modo “sotto processo”.
Possiamo cercare di capire come interagisce con gli altri chiedendo se “ha aiutato qualcuno” o “è stato aiutato” in un frangente particolare.
Per comprendere il clima della classe possiamo chiedere “qual è la parola che oggi l’insegnate ha ripetuto più spesso o si è sentita ripetere”.
Proviamo a chiedere cos’ha fatto in un modo indiretto: “Hai usato i pennarelli oggi? Su quali quaderni hai scritto? Quando hai usato la matita/la penna rossa…?”
Per entrare in sintonia con lui proviamo a chiedergli se pensa di imparare tante cose o vorrebbe saperne altre, chiediamogli che voto darebbe all’insegnante, ai suoi compagni, chi è stato il più simpatico…
Se abbiamo tempo possiamo anche farglieli disegnare, descrivere, insieme alla classe e alla disposizione dei posti.
Cerchiamo di conoscere le sue abitudini chiedendo “non cosa fa” ma “cosa preferisce fare” all’intervallo o alla pausa pranzo.
Non dimentichiamoci di provare a chiedere se c’è qualcuno che vorrebbe non rivedere il giorno dopo e cosa farebbe lui se fosse l’insegnante!
In ultimo, ma non meno importante, ricordiamoci che lui sarà il primo a parlarci se, noi, a nostra volta, lo accoglieremo con un bel: “Ma sai cosa mi è successo oggi?”
E incominceremo a parlare!