Nella tasca del giubbotto di Yara furono rinvenute una batteria e una Sim.
Da subito si disse e si ipotizzo che fossero elementi del telefonino cellulare della vittima, (Yara possedeva un telefono cellulare LG, un modello oggi considerato obsoleto, si ricordi che la ragazza è scomparsa nel 2010);
immediatamente, dinnanzi a quei “pezzi” di cellulare ritrovati insieme al cadavere, tutti si chiesero se potesse essere plausibile l’ipotesi che l’assassino avesse smontato il cellulare per portare con sé solo l’apparecchio.
Perché il killer di Yara lasciò nella tasca della vittima una batteria e una Sim? Smontò il cellulare portando con sé solo il corpo del telefonino e non la Sim e la batteria?
Perché lo avrebbe fatto?
La logica suggerisce un’altra ipotesi (una ricostruzione plausibile che potrebbe sposarsi con l’abitudine del Bossetti, l’indiziato principale dell’omicidio, di possedere più Sim telefoniche e più cellulari):
e se Yara avesse posseduto anche un’altra Sim?
Accogliendo l’ipotesi che Yara potesse, per ragioni ignote, essere in possesso anche di un’altra Sim si potrebbe ipotizzare che il cellulare, portato via dall’assassino non fosse “vuoto” ma contenesse la“Sim sconosciuta” della vittima. Si potrebbe anche pensare che Yara, eventualmente indotta a farlo dall’assassino, abbia solo staccato la batteria, riponendola nella stessa tasca in cui aveva riposto la sua Sim ufficiale prima di sostituire le schede nel telefonino.
Qualche esperto, e questo va chiarito subito, dice che la teoria delle due Sim è una improbabile ipotesi, gli inquirenti avrebbero scoperto la seconda Sim dalle indagini incrociate sul traffico telefonico e sulle celle mappate.
Ma se, per assurdo, l’ipotesi della doppia Sim fosse “vera”, allora l’assassino avrebbe portato via il cellulare senza manipolarlo, avrebbe cioè preso l’apparecchio e la scheda che esso conteneva.
E, per di più, avrebbe potuto farlo nella consapevolezza che quella scheda e quel cellulare potessero rappresentare un indizio.
Poteva il cellulare (ed un eventuale altra scheda di Yara) contenere informazioni utili per identificare l’assassino?
Il settimanale “Giallo” (n° 28 del 16 luglio 2014 – Cairo Editore) titola:
Yara – Bossetti le aveva mandato messaggi sul cellulare?
Si indaga sui 6 telefoni del muratore.
Il settimanale avanza l’ipotesi che gli investigatori possano cercare, nei telefono cellulari e nelle Sim di Bossetti, anche tracce di una sua conoscenza con Yara, un approccio che avrebbe ingenerato nella giovane una condizione di fiducia in forza della quale la vittima avrebbe potuto persino salire spontaneamente sul furgone del killer.
Lo stesso giornale appena citato propone un’altra domanda chiave:
(Yara, ndr.) è salita spontaneamente sul furgone dell’assassino perché lo conosceva?
Il numero di cellulare di Yara è stato analizzato, ecco le risultanze degli esami:
Il numero telefonico di Yara fu immediatamente monitorato dagli esperti e ciò che emerse fu che la ragazza gestiva un numero molto limitato di contatti: usava il cellulare solo per raggiungere ed essere raggiunta dai genitori e da poche amiche.
Quella avanzata dal settimanale giallo resta, ovviamente solo un’ipotesi, nessuna conferma arriva dagli investigatori e, al momento, si sa solo che i cellulari e le schede dell’indiziato (tutti rinvenuti in casa di Bossetti) sono sotto esame.
Ma cosa si può recuperare da un telefono cellulare?
Non tutti sanno che le operazioni di recupero dei dati dai cellulari variano da modello a modello, da marca a marca e non da tutti i modelli è possibile recuperare la medesima quantità di informazioni.
Per esempio telefonini Nokia, Blackberry o dispositivi Android permettono di recuperare più informazioni di quante non se ne possano trarre da un iPhone (sopratutto laddove siano stati compiuti dei ripristini di sistema capaci di riportare i dispositivi alle cosiddette impostazioni di fabbrica).
Gli esperti, nei casi più difficili, asportano dai cellulari il chip di memoria e operano con l’intento di leggerne direttamente il contenuto, spesso con questo sistema si ottengono buoni risultati.
Dall’esame di telefoni e Sim si può trarre:
- una lista dei contatti del possessore del telefono;
- una mappa dettagliata delle abitudini di contatto, compresa la mappatura degli sms e di eventuali collegamenti web;
- foto;
- video;
- ed eventualmente anche una mappa degli spostamenti del cellulare ovvero un archivio dei percorsi compiuti dall’apparecchio telefonico.
E’ possibile trarre più informazioni dai telefoni cellulari o dalle sim?
Nei telefonini moderni risiedono di norma più informazioni che non nelle sim.
E’ noto a pochi che ogni Sim possiede un codice Iccid, una vera e propria targa, incisa sul dorso della scheda, alcuni cellulari conservano memoria dei codici Iccid contenuti nelle Sim.
Ma il dato più importante che una scheda può fornire è sicuramente quello dell’ultima cella agganciata.
La sim di Yara, e gli ultimi sms che la giovane si scambiò con l’amica Martina, attestano con certezza che il cellulare della giovane ginnasta alle 18:49 agganciava la cella di Mapello, ultima cella tracciata dall’apparecchio prima di “spegnersi”.
Ricordiamo che il cellulare di Yara non è mai stato ritrovato.
E’ certo anche che il cellulare di Bossetti, prima di “spegnersi” a sua volta, aveva agganciato quella stessa cella di Mapello. Massimo Giuseppe ricorda con dettagliata precisione che nella sera della scomparsa di Yara il suo cellulare si scaricò e perciò rimase spento sino all’indomani.
Gli esami dell’apparecchio telefonico e del traffico telefonico attestano che il cellulare dell’indiziato rimase spento dalle 17:45 del 26 novembre 20101 alle 7.34 del giorno successivo.
Sempre gli esami dell’utenza mobile di Bossetti hanno evidenziato un altro dato “sospetto”: l’operaio edile, stando all’esame del suo cellulare era a Chignolo (ovvero nell’area in cui fu rinvenuto il corpo di Yara), il 6 dicembre dopo le 18:00.
Stando al resoconto dei fatti operato ufficialmente dal Bossetti, lui era lì per acquistare del materiale edile, a Chignolo c’è infatti il fornitore di Massimo Giuseppe.
Tuttavia, secondo le ultime e ridondanti indiscrezioni giornalistiche, le fatture sequestrate e controllate dagli inquirenti non confermerebbero l’ “alibi” di Bossetti per quella sera di dicembre.
Il sospetto è che l’indiziato controllase la “tomba a cielo aperto” della sua piccola vittima.
Ma ciò è possibile? Tale domanda rimane in attesa di accertamenti investigativi e per ora anche questa resta una mera ipotesi.
Rispetto alle cosiddette celle, agganciate dai cellulari, è d’obbligo un chiarimento: va detto che le celle non sono atte all’individuazione di un punto preciso, esse indicano un’area che può essere vasta anche qualche chilometro, ciò significa che delimitano una zona ma non riescono mai ad individuare un punto certamente determinato.