I bambini sono gioia, e per i più piccoli la felicità è quell’istinto che corrisponde alla scoperta e si manifesta nella curiosità con cui si indaga il mondo.
L’ansia, l’insicurezza e lo stress appartengono più a noi adulti che non ai bambini ed anzi molto spesso il figlio “impara” dal genitore che cos’è e come si manifesta la paura.
Non a caso i timori dei bambini contengono ed esprimono quelli degli adulti:
- per esempio, se la mamma è solita sgridare il bambino perché al parco si sporca e facendolo gli trasmette una paura (cioè la paura di giocare liberamente per evitare di sporcarsi e di conseguenza per evitare di essere sgridato), è facile che il bimbo a sua volta “richiami” gli amici a non sporcarsi imitando così il monito della sua mamma;
- per esempio, se la mamma trasmette al bambino l’ansia da “servizio igienico della scuola” (esortando il piccolo a fare un uso molto controllato dei bagni scolastici “per evitare malattie”) è facile che il bambino comunichi alla maestra la paura della mamma confessando di sentirsi autorizzato ad andare in bagno solo in casi di stretta necessità;
- per esempio, se la mamma, ossessionata dai batteri, dai virus e dalle malattie, suggerisce con insistenza al bambino di non scambiare nulla con i compagni di scuola è facile che il bimbo manifesti nel gioco la “paura di toccare oggetti sporchi” (spesso definiti “infettati” o “infetti”).
La prima condizione necessaria per la crescita serena e libera dei bambini è dunque una condizione esterna al bambino ma interna alla mamma ed al papà ed è una condizione psicologica: occorre razionalizzare le proprie paure, filtrarle, ridimensionarle per non trasmetterle ai bambini.
Un’eccessiva pressione emotiva viola e spezza la serenità dei figli e ne limita la spensieratezza che è, invece, un’arma importante di cui i piccoli dispongono per esplorare il mondo e costruirsi un bagaglio di esperienze personali.
Quando un bambino può essere definito sereno?
Esistono degli indicatori oggettivi, riconoscibili e veramente capaci di confermare la condizione di felicità dei nostri figli?
Per capire se un bambino “vive in una condizione di equilibrio emotivo” basta osservarlo!
- E’ sereno il bambino che comunemente si sveglia allegro e che spesso manifesta i suo progetti (anche quelli più banali come “oggi voglio andare in bicicletta e superare il mio record di velocità” oppure “oggi voglio finire il quadro del videogioco”);
- è sicuro di sé il bambino che non manifesta particolari problemi di socializzazione e gioca volentieri con gli altri piccoli (dai 3 anni in poi i bambini cercano l’interazione con i loro simili, cioè con gli altri cuccioli e questa ricerca normale ed istintiva ne deve caratterizzare l’agire comune e quotidiano);
- sta bene il bimbo che si addormenta serenamente e non manifesta normalmente né frequentemente interruzioni brusche del sonno (gli incubi ripetuti, e assolutamente non occasionali, possono invece essere gli indicatori di un disagio emotivo più o meno serio, in questo senso non vanno mai trascurati);
- è propenso alla conoscenza il bambino che manifesta il piacere dell’ascolto e si presta a dialogare con i genitori, con gli insegnanti e con gli amici, liberamente e serenamente;
- non ha paura del mondo il bambino che esce volentieri di casa, che senza problemi rimane a casa degli amici del cuore e che si separa dai genitori senza manifestare grossi stress emotivi.
Cosa può e cosa deve fare un genitore per favorire la felicità dei figli?
Il compito di un genitore è quello di manifestare l’affetto, testimoniando e confermando al bambino che la famiglia è, resta e sarà sempre il “porto sicuro” ove trovare rifugio. Gli psicologi infantili parlano di presenza affettiva indicando appunto la responsabilità del genitore “all’accudimento emotivo e sentimentale” del bambino
Mamma e papà debbono rispondere alle domande del bambino non nascondendo i problemi (anche quelli più grandi e dolorosi) ma esemplificandoli con lo scopo di renderli comprensibili anche ai più piccini.
Cara mamma e caro papà,
se vuoi che tuo figlio cresca in maniera serenamente consapevole della vita devi spiegargliela tu questa vita e devi condurlo tu nella comprensione di questo mondo. Ciò significa che sei chiamato a svelare a tuo figlio anche le cose brutte, i mali del mondo e le pecche della modernità. Insomma per difenderlo dal “male” non devi nascondergli la verità ma devi spiegargliela fornendo al bimbo tutti gli strumenti giusti per superare i problemi.
Ci sono verità difficili da spiegare ai bambini, verità dolorose e verità che vorremmo risparmiargli.
Cosa dobbiamo spiegare ai nostri figli della vita? E come dobbiamo proporre loro i problemi più grandi?
I genitori non devono aver paura di mostrare la loro umanità ai figli: come si verbalizza e si esprime la bellezza dell’amore allo stesso modo si deve verbalizzare ed esprimere il dolore, la preoccupazione e la sofferenza.
Ovvio è che se l’espressione dell’amore è positiva, bella e libera, al contrario, la manifestazione del dolore va filtrata e va resa comprensibile ai bambini.
Se siete tristi non nascondetelo ma spiegate ai vostri figli il motivo che ha generato lo stato d’animo.
Attenzione: nel farlo prestate sempre attenzione a non sminuire le figure di riferimento del bambino, così se, per esempio, avete litigato col coniuge, non dite mai frasi tipo “è cattivo”, “mi ha umiliato”, “è insopportabile” o “non voglio più vederlo”.
Attenzione ancora: quando si verbalizza un sentimento negativo o una paura, anche parlando con i bambini, è facile trascendere nello sfogo. Non ci si deve sfogare con i propri figli, loro si sentirebbero in dovere di aiutarci e amaramente scoprirebbero di non poterlo fare ovvero di non esserne capaci, e questa scoperta si potrebbe tradurre in un’insoddisfazione difficile da sanare.
Le spiegazioni date ai bambini debbono servire alla comprensione delle circostanze: mamma è triste perché a lavoro ha questo problema. Il bambino deve poter consolare la mamma con un bacino e una carezza ma non deve sentire che l’ansia della mamma ricade sulla vita familiare e sul rapporto madre – figlio. Anzi spiegare il proprio stato d’animo serve esattamente a far comprendere al bambino che anche se la mamma è nervosa o triste lui, il piccolino, non ha nessuna colpa per quel nervosismo e per quella tristezza.
Con la crisi economica dilagante molti genitori si sono trovati costretti a fare i conti con una sensibile riduzione del budget familiare, alcuni hanno anche perso il lavoro. Ebbene i bambini hanno il diritto di comprendere anche queste cose.
I piccoli sono molto sensibili agli stati d’animo dei genitori e sono degli investigatori perfetti, sopratutto dai 6 anni in poi, quando, anche grazie alla scuola primaria, affinano le loro capacità di ascolto e comprensione, imparano a leggere e quindi a sbirciare tra le carte dei genitori.
Se mamma o papà hanno perso il lavoro questa condizione di stress va esplicata in famiglia. I bambini (sopratutto dai 5\6 anni in poi) vanno informati della situazione e coinvolti in un piano di risparmio non traumatico.
Attenzione: evitate di pronunciare in presenza dei bambini frasi del tipo “ora siamo poveri o più poveri”; “ora non abbiamo più i soldi per fare nulla”; “non troverò mai più un lavoro” ecc.
Spiegate ai bambini che la mancanza del lavoro diminuisce la disponibilità di danaro e che ora occorre fare un salvadanaio, mettete un vero e proprio salvadanaio a disposizione dei bambini e fate in modo che lo curino con attenzione. Se vi chiedono le figurine esortateli a conservare l’equivalente nel salvadanaio e destinate il denaro ad un fine che il bambino riconosca come bello e utile, per esempio l’acquisto delle scarpe nuove o la gita al mare.
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In conclusione la serenità del bambino passa per il filtro del dialogo col genitore, la gioia del piccolo risente delle ansie di mamma e papà e la crescita dei figli dipende dall’equilibrio familiare. Con le giuste accortezze però ogni bambino può sorridere alla vita e crescere felice senza essere costretto a vivere in un ambiente asettico, falsamente lontano dalla realtà o asociale.
Liberate voi stessi dalle paure e aiutate i bambini a conoscere il mondo senza negare loro la comprensione di ogni aspetto della realtà umana.
I nostri figli cresceranno felici se li accompagneremmo, con consapevole serenità e con le debite accortezze, nella scoperta del mondo.