I mondiali di calcio 2014 hanno avuto il via lo scorso 12 giugno, in una esplosione di musica e colori all’interno dello stadio di San Paolo, una delle megalopoli dell’enorme paese sudamericano.
Ma fuori dallo stadio, da molti mesi, il malcontento e la rabbia dei cittadini è stata più volte ripresa dalle telecamere di tutto il mondo.
Nonostante gli sforzi per “abbellire” le strade del Brasile i cittadini esprimono tutto il malcontento per i soldi destinati agli stadi e tagliati alle spese importanti come sanità e istruzione (vedi le strade del Brasile qui).
I mondiali di calcio sono un evento che catalizza miliardi di spettatori, milioni di turisti, e coinvolge una nazione per un periodo medio lungo (ad esempio nel 2010 la FIFA ha assegnato l’organizzazione dei mondiali del 2018 alla Russiae quella del 2022 al Qatarcon un anticipo medio di circa 10 anni).
Il Brasile ha avuto la sua chance dopo ben 64 anni, da quando nel 1950 ospitò per la prima volta la kermesse calcistica.
E come si diceva fuori dagli stadi non tutti erano contenti dell’evento.
Per l’organizzazione della Coppa del Mondo nelle 12 città brasiliane sono stati spesi qualcosa come 14 miliardi di dollari (si consideri che per il precedente in Germania ne erano stati spesi 6).
Uno studio della Società Ernst & Young riporta che il profitto che il paese ne trarrà sarà quintuplicato rispetto al costo.
Ma quanti di questi soldi andranno agli abitanti del Brasile?
Un professore di Economia del Maryland, Dennis Coates, ha studiato sotto il profilo economico la questione, affermando in un‘intervista che il turismo non incrementerà in questo modo abnorme durante i mondiali.
Ad esempio durante il campionato in Germania i profitti derivanti dal turismo calcistico furono soltanto di 70 milioni di dollari superiori all’anno precedente,
Nel 2002 in Corea e Giappone il numero di visitatori fu esattamente lo stesso dell’anno precedente, anzi in alcuni paesi i turisti regolari possono addirittura venire influenzati negativamente a causa di folle di spettatori e prezzi alle stelle.
Il professore ad esempio sostiene che nessuna azienda si sognerebbe mai di organizzare un convegno in Brasile, durante i campionati questa estate!
Sembra ad esempio che la compagnia aerea colombiana Avianca, che aveva aumentato i voli per San Paolo, abbia addirittura perso prenotazioni e, di conseguenza, denaro.
Il ministero del turismo brasiliano invece dissente: secondo recenti studi il paese aumenterà i suoi introiti di 3 miliardi di dollari, 3.7 milioni di turisti sono attesi per questi mondiali, i quali spenderanno in media 2.500 dollari a testa.
Intanto però nelle strade gridano contro il mondiale.
Lo slogan più diffuso è Não vai ter copa: “non ci sarà nessuna coppa”.
Una ricerca del Pew Research Center ha reso noto che ben che il 72% dei brasiliani è scontento a causa di costi che gonfiano ogni giorno di più, di sprechi, di ingiustizie ai danni dei più poveri.
Anche il giocatore brasiliano Romario ha sostenuto che “Il Brasile ha problemi con la sanità, con i trasporti, con le scuole, ma tutti i soldi vengono spesi per i Mondiali”.
Il giornalista brasiliano Jamil Chade, autore del libro “denuncia” “A Copa como ela é” fa un suo resoconto:
“Nel 2007 hanno promesso che neanche un centesimo di denaro pubblico sarebbe stato utilizzato nelle costruzioni degli stadi. E invece ogni 9 dollari spesi, 8 sono prestati o donati dal governo. È vero che negli ultimi 10 anni il Brasile è cresciuto e che ha ridotto la povertà. Ma ci vorranno altri 50 anni per ridurre le disuguaglianze sociali.
Milioni di persone vivono ancora nelle baraccopoli, senza acqua o fognature. Milioni sono ancora analfabeti. Milioni di padri e madri non sanno cosa fare quando i loro figli sono ammalati. Immaginate cosa possa provare un genitore quando non riesce ad avere un ospedale vicino a casa e poi vede che nel suo quartiere è stato costruito un nuovo stadio con i suoi soldi.” (fonte: Squer.it)
E in molte occasioni queste stesse baraccopoli sono state distrutte dalle ruspe che senza avviso alcuno hanno raso al suolo le case di oltre 170.000 abitanti.
Gli indios in massa sono scesi in piazza a protestare, ma senza alcun risultato.
Professori, impiegati delle aziende di trasporto, personale sanitario, tutti a ruota hanno in questi mesi che hanno preceduto l’apertura dei mondiali incrociato le braccia, per contestare il fiume di soldi finito nelle casse della Fifa per la ristrutturazione degli stadi.
Soldi tagliati a istruzione, sanità e trasporti.
Il governo di Dilma Rousseff avrebbe poi “ripulito” 174 favelas nella sola Rio De Janeiro dalla delinquenza, portando con sé anche i poveri e i bambini di strada.
Per spostarli dove?
Questo mondiale servirà davvero a lasciare più strade, aeroporti, tecnologie, complessi turistici agli abitanti del Brasile?
O l’unica cosa di cui potranno gioire (come dice la ragazza nel video qui sotto) sarà l’aumento temporaneo delle vendite dei gelati ai turisti durante questo mese?
Come sempre i conti si faranno alla fine, sempre che i numeri siano reali.