La verità sul tragico rapimento di Denis Pipitone si nasconde tra i tabulati telefonici e lo dimostrerebbero inequivocabilmente le carte del processo.
Ha un’importanza chiave la consulenza di Gioacchino Genchi, grande esperto di intercettazioni a cui la Procura ha affidato il controllo delle utenze telefoniche e del traffico telefonico intercorso tra gli indagati dopo la scomparsa della piccola Denise.
I tabulati, l’esame delle celle agganciate dai telefonini degli indiziati e tutte le intercettazioni legittimamente registrate ed autorizzate rafforzerebbero l’impianto accusatorio al punto tale da rimettere in discussione il ruolo di Jessica Pulizzi, la sorellastra di Denise.
Jessica è la principale indiziata del rapimento di Denis, assolta in primo grado è oggi richiamata alla sbarra degli imputati in appello. L’accusa non ha di fatto cambiato il suo orientamento: a Jessica imputa il rapimento della piccola Denise rintracciando il movente nella gelosia e nella rabbia covate verso il padre, Pietro Pulizzi e la sua nuova compagna Piera Maggio.
Pietro Pulizzi, pur avendo una moglie e due foiglie, Jessica e Alice, intrecciò una relazione con Piera Maggio e dal loro rapporto nacque Denise.
Jessica aveva 17 anni quando la piccola Denise scomparve, allora si sentiva una ragazza abbandonata dal padre a cui non perdonava il tradimento inflitto alla mamma.
Secondo l’accusa la rabbia di Jessica ha animato il rapimento di Denis, secondo la difesa Jessica sarebbe invece del tutto estranea alla scomparsa di Denise, nelle ore del rapimento della sorellastra sarebbe stata a casa e per il resto della giornata il suo alibi resterebbe supportato dalla sorella Alice.
Jessica ha sempre dichiarato che quel lontano 1°settembre del 2004, mentre Denise veniva rapita, lei era a casa sua, lontana dall’area in cui si consumava l’atroce reato.
Ma Gioacchino Genchi ha deposto in aula rispondendo a domande molto dettagliate sulle risultanze delle sue indagini ed ha detto testualmente:
<<Il telefono cellulare di Jessica Pulizzi, nelle ore in cui Denise spariva, era nella zona in cui abitava la bambina>>. (Fonte della citazione testuale settimanale “Giallo” – Cairo Editore, n°24 del 18giugno 2014)
Questo accertamento oggettivamente dimostrabile mette da solo in crisi tutto l’impianto difensivo di Jessica Pulizzi.
Il prossimo 4 luglio è una data importante per il processo.
Il prossimo 4 luglio Alice Pulizzi dovrà sedersi dinnanzi ai giudici e al loro cospetto, sotto giuramento, dovrà tornare a raccontare alla corte e all’Italia tutta che segue il caso dov’era sua sorella il 1°settembre del 2004.
Nella stessa udienza del 4 luglio prossimo , sarà chiamato a deporre il maresciallo dei Carabinieri che, poco dopo il rapimento di Denise, condusse il sopralluogo presso l’abitazione di Anna Corona e che dalla stessa signora Corona fu fatto entrare in una casa diversa dalla propria.
Ecco come si svolse quel cruciale sopralluogo:
i Carabinieri , poche ore dopo la scomparsa di Denise, si recarono a casa della signora Corona, di fatto cercavano Pietro Pulizzi che però non era lì; Anna Corona spontaneamente invitò la pattuglia ad entrare in casa e dal sopralluogo emerse che Denise non era in quell’appartamento; le forze dell’ordine erano convinte di avere avuto accesso alla casa di Anna Corona solo molto più tardi si scoprì che l’appartamento in cui i Carabinieri entrarono era quello di una vicina di casa della signora Corona e non era quindi l’abitazione in cui viveno le sorelle Pulizzi e la loro mamma.
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