“Ogni battito del cuore è un battito”
Così mamma Karen ricorda il momento in cui il piccolo Renner è venuto al mondo a dispetto di ogni possibile previsione.
Quando non ha pianto, anche il cuore di Karen e di suo marito Brian si è fermato per un attimo ma quando Renner ha iniziato a respirare, la tensione si è rotta in un pianto di gratitudine e amore.
La speranza che il bimbo nascesse vivo era minima, ecco perché per loro è stato importante anche solo poterlo abbracciare vivo.
Durante i controlli ecografici i medici erano stati chiari con Karen: non solo il bimbo sarebbe nato con la Sindrome di Down ma l’idropisia di cui era affetto lo avrebbe reso incompatibile con la vita: il loro terzo figlio era destinato a non vivere.
Eppure Karen sentiva una forza dentro che non l’abbandonava ed era pronta a sfidare il destino. Non le importava se Renner fosse Down, lei voleva dargli una chance di vita e mentre guardava in giardino giocare i suoi due figli, voleva immaginarsi anche Renner far parte di quella vita a cui era stato chiamato.
Il piccolo è nato alla 35ima settimana con parto cesareo e con grossi problemi, in particolare un blocco renale che lo avrebbe portato in poche ore a spegnersi.
La mamma chiede allora ai medici di poterlo tenere con se’ e poterlo cullare anche fosse stato per poche ore.
I dottori non se la sentono di negare questa possibilità e Karen passa alcune ore a cullarlo e coccolarlo. Da quel momento Renner non fa che migliorare. I medici stessi parlano di un miracolo e non un miracolo medico ma un vero miracolo di quelli inspiegabili scientificamente.
Dopo qualche mese Renner può andare a casa e conoscere i suoi fratelli. Ora che sta per compiere due anni non si direbbe che ha dovuto combattere una battaglia così ardua e benché abbia ancora bisogno di aiuto, ossigeno e un tubo per alimentarsi, ha davvero fatto progressi notevoli ed inaspettati e altri li potrà fare.
La mamma dice che chiamano il suo cromosoma “il suo superpotere T21”, confidano nel futuro e sono certi che Renner possiede una forza interiore capace di farlo ancora migliorare. Nel frattempo si godono la gioia nel vederlo giocare con i suoi fratelli proprio come Karen aveva sognato.
Fonte: Keloland