“C’era una volta… Once upon a time”…
La maggior parte delle fiabe inizia così, poche e semplici parole che magicamente ci trasportano in luoghi incantati abitati da creature mitiche che spesso popolano i nostri sogni.
Ma le favole sono “cose da bambini”…
Sono in molti a pensarlo, soprattutto coloro che hanno perso, o forse dimenticato, la propria innocenza, coloro che hanno relegato in un angolo del loro cuore la voglia di credere, di sperare, di sognare.
Ed è forse per questo che la disillusa società moderna si mostra sempre più propensa a credere che questi magici racconti racchiudano in verità un più infido significato.
Esempio di quanto appena asserito è la “sconvolgente” notizia che da alcuni giorni circola sui social, blog e siti italiani.
Trattasi di uno studio, attribuito al professor Mitchell Stephens, docente di storia della televisione all’Università di New York, che rivelerebbe una stretta correlazione tra la favola di “Biancaneve e i 7 nani” raccontata nel film d’animazione Disney (Snow White and the Seven Dwarfs in lingua originale) e l’uso della cocaina.
Nello specifico, l’analisi è focalizzata sui nomi dei protagonisti (parliamo di quelli in lingua originale – ndr) che rappresenterebbero ognuno una fondamentale fase, o effetto collaterale, derivante dall’uso della sopra citata droga.
Tale associazione prende il via proprio dalla protagonista della fiaba, Biancaneve – Snow White.
In gergo infatti la cocaina, che si presenta sotto forma di polvere, è denominata “neve” ed è di colore bianco.
A dare man forte a questa teoria, l’associazione data dal numero degli effetti collaterali derivati dall’uso di questa droga, sette secondo Wikipedia, tanti quanti i nani che proteggono la bella Biancaneve, nonché dai nomi degli stessi nani.
Ecco le correlazioni rilevate:
- Il povero Cucciolo, in lingua originale Dopey (tradotto letteralmente significa inebetito), rappresenta il “drogato” o, per usare un gergo appropriato all’argomento, “sfatto”.
- L’irascibile Brontolone, in originale Grumpy (letteralmente scontroso), rappresenta uno dei sintomi più frequenti dovuti all’astinenza da droghe: l’irritabilità.
- Eolo, in originale Sneezy (da sneeze, letteralmente tradotto in starnuto), rappresenta l’abitudine di “sniffare”. Nel tentativo di fermare i suoi continui starnuti infatti, Eolo porta costantemente il dito sotto il nano, mimando l’azione di sniffare della cocaina posta sul suo stesso dito.
- L’ilare Gongolo, in lingua originale Happy (tradotto in felice, contento, beato), rappresenta lo stato di estasi e beatitudine provocato dall’assunzione di droga.
- Il tenero Mammolo, in originale Bashful (tradotto in timido, introverso), rappresenta il disagio sociale vissuto da chi fa uso di droghe.
- Il meno vigile Pisolo, in lingua originale Sleepy (letteralmente tradotto assonnato), rappresenta la stanchezza e l’intorpidimento dovuti all’eccessivo consumo di droga.
- Il saggio Dotto, in americano Doc (tradotto è l’equivalente dell’abbreviazione di dottore), rappresenta la saccenteria scaturita dall’euforia di chi fa uso di cocaina.
Ma quanto c’è di vero, e soprattutto sensato, in tutto questo?
Per prima cosa è opportuno far notare che non vi è traccia alcuna sul web di studi effettuati dal professor Mitchell Stephens, docente di giornalismo e comunicazioni di massa presso la New York University.
In secondo luogo, la notizia, spacciata come recente in quanto assolutamente priva di riferimenti storici, è stata già etichettata come “FAKE – falso” dal sito Snopes.com l’11 ottobre del 2009.
Se tutto ciò non fosse sufficiente, allora vi rimandiamo alla lettura di un articolo di un certo Hank Peterson che il 5 luglio del 2002 scriveva alcune sue personali considerazioni sul film d’animazione Disney titolando “Snow White and the 6 symptoms of cocaine usage – Biancaneve e i 6 effetti della cocaina”.
Nell’articolo, che ricordo è stato scritto e pubblicato ben 12 anni fa, gli effetti collaterali elencati sono 6, Dotto è stato probabilmente inserito in seguito durante le diverse rivisitazioni di quelle che, alla fine, si rivela essere l’ennesima “leggenda metropolitana”.
In ultimo permettetemi di aggiungere un mio personalissimo pensiero:
le favole lasciamole ai bambini e a tutti coloro che hanno ancora voglia di sognare!