Esiste un codice degli zingari? Ovvero è corretto credere che gli zingari contrassegnino i citofoni degli appartamenti in modo da segnalare i migliori obiettivi per eventuali furti?
Digitando su Google “codice zingari” o “segni zingari” la ricerca consegna all’utente moltissimi volantini web tutti simili tra loro e sostanzialmente tutti uguali all’immagine riportata in testa a questo scritto:
è dall’anno 2005 che in rete si diffonde la notizia di un preciso codice adoperato dagli zingari per segnalare e marcare le case degli italiani.
Il codice rivelerebbe le intenzioni criminose del popolo rom, dal furto (il simbolo X indicherebbe una casa come “Buon Obiettivo”) allo sfruttamento della buona fede delle massaie o delle anziane signore (il simbolo della “casa rovesciata” indicherebbe la presenza di una donna disposta ad elargire danaro).
La diffusione in rete di questi volantini è sempre accompagnata da comunicazioni allarmistiche, il più comune e diffuso è il seguente messaggio:
QUESTI SONO I SEGNI CHE GLI ZINGARI TRACCIANO SULLE PULSANTIERE DELLE ABITAZIONI – FATE MOLTA ATTENZIONE PERCHé SONO POCO VISIBILI DATO CHE SONO INCISI CON UNA PUNTA SOTTILE – SEGNALATE SUBITO LA SITUAZIONE AI CARABINIERI. (TEL. 112) E SE POSSIBILE MODIFICATELI…
Posto questo diffuso e ricorrente messaggio, chiariamo 3 punti base:
1 – Segnalare ai Carabinieri o alla Polizia la presenza di graffi, incisioni o segni sulle pulsantiere dei citofoni non ha alcun senso perché non esiste nessun nesso di causalità tra un segno grafico su un citofono ed un eventuale furto; non è comprovato che i segni siano incisi da malintenzionati pronti a rubare o frodare; il segno di per sé non costituisce un reato né è indizio di alcun reato.
2 – Data l’incerta provenienza dei segni e la loro non univoca interpretazione, modificare i segni è del tutto inutile e non proficuo. Se i segni, che di per sé sono innocui, vi inquietano e generano in voi ansia, la cosa “migliore” che potete fare è cancellarli, laddove proprio non riusciate ad ignorarli.
3 – Non esiste nessuna prova certa che tali segni siano stati creati dai Rom o che vangano adoperati dagli zingari.
Le prime segnalazioni web di questi codici Rom risalgono al 2005, ma l’allarme “codice degli zingari” è addirittura più antico.
Nel 1994 all’argomento si è interessato un sociologo d’oltralpe il professore francese Jean-Bruno Renard, esperto in “leggende metropolitane”.
Renard letteralmente smonta il mito del codice degli zingari.
Ai soliti dubbi sull’attendibilità di questo elenco grafico, il professore aggiunge un dato sociologico importante: l’uomo contemporaneo diviene particolarmente vulnerabile quando si stimola il senso di insicurezza. Difficilmente l’uomo dei nostri tempi riesce a sentirsi sicuro perché vive in una società esposta alla violenza e, in maniera particolare, la violazione della propria casa (intesa come scrigno di personali tesori affettivi) spaventa chiunque.
Il furto in casa è da un punto di vista psicologico ed emotivo una violazione dell’intimità personale fortissima: se e quando qualcuno entra in casa nostra a noi, proprietari, viene strappata l’invulnerabilità del rifugio familiare e ci sentiamo scoperti, esposti ed indifesi.
In parole povere la diffusione di questo codice degli zingari è così facile e capillare perché stimola la paura di essere derubati in casa propria, paura da cui nessuno riesce a sfuggire, ansia che nessuno riesce ad allontanare e allarme che in pochi resistono a non diffondere.
Il professor Renard svela un elemento essenziale nella ricostruzione della storia di questo codice degli zingari: quasi tutti i simboli grafici presenti nell’attuale versione codice, come diffuso anche dal web, erano già noti negli anni ’20 e ’30 quando erano attribuiti a malviventi di passaggio, anche allora si ipotizzava che i malintenzionati segnassero le case per indicare ad altri balordi il valore o le caratteristiche delle abitazioni. Negli anni ’20 e ’30 però l’odio razziale ancora non era rivolto ai Rom.
Poniamoci subito una domanda chiave:
perché i ladri (di qualunque etnia e provenienza essi siano) dovrebbero contrassegnare le case che intendono rubare? A chi sarebbe rivolta l’informazione “graffiata” sui citofoni? E plausibile che i Rom o in generale i malviventi si passino tra loro informazioni utili sulle abitazioni attraverso un codice grafico?
Intanto non è mai stato comprovato un nesso di causa effetto tra il rinvenimento di un segno grafico sui citofoni ed un furto in appartamento. Questa è una cosa ex sé non comprovabile.
Inoltre, se ragionando per assurdo questo codice fosse vero e valido, la diffusione decennale di esso attraverso la rete e la stampa lo avrebbe già sminuito e vanificato.
Infine, e questo è il dato più significativo, i Rom sono un popolo nomade che possiede, mantiene e preserva una cultura orale.
I figli dei Rom vengono spesso sottratti all’istruzione anche obbligatoria per noi italiani e quando vanno a scuola spesso accettano con reticenza di imparare a scrivere. Sapete perché accade questo?
I Rom non apprezzano la scrittura perché hanno una cultura orale fondata sul passaggio della loro storia attraverso la narrazione. Ciò posto è difficile pensare che gli zingari si possano affidare le loro informazioni ad un qualsiasi codice scritto ed è improbabile che attraverso la scrittura possano custodire dati utili o importanti.
Inoltre i Rom non hanno una lingua madre, ciascun gruppo nomade parla un suo dialetto. Posto ciò perché il simbolo C dovrebbe stare per casa o D per domenica? Che senso avrebbe “scrivere” adoperando la prima lettere delle parole italiane? In merito occorre riflettere sul fatto che moltissimi Rom o non conoscono affatto l’italiano o lo parlano molto stentatamente.
Per esigenze di completezza va aggiunto che l’interpretazione del codice non è nemmeno univoca, probabilmente non lo è proprio perché, mancando quel giusto nesso di causalità tra segno grafico e reato, manca in radice la possibilità di interpretare il codice.
Per esempio AM viene tradotto a volte come “pomeriggio”, altre volte come “mattina”.
Esaminandi il codice, il più criptico dei segni resta quello tradotto come “evitare questo comune”. Cosa vuol dire? L’indicazione di evitare un comune, per essere vera o plausibile, dovrebbe venire incisa o su tutti i citofoni indistintamente oppure alle porte dell’area comunale per esempio sul cartello di benvenuto. Che senso ha inciderla di fianco ad uno specifico citofono?
Dunque si può concludere dicendo che tale codice è solo presunto e non concretamente comprovabile.
Sarebbe auspicabile non allertare la Polizia o i Carabinieri per mere tracce grafiche incise sui citofoni; sarebbe corretto divulgare le giuste informazioni e non “convincere” le persone del fatto che gli zingari sono pronti a violare la loro casa; sarebbe giusto non alimentare l’odio razziale.
Per proteggere la vostra casa dai furti usate le normali precauzioni e accortezze:
- chiudete sempre balconi e finestre quando vi allontanate, non mancando mai di chiudere la porta a chiave anche se uscite per poco tempo;
- valutate l’opportunità di una serratura di sicurezza o di un chiavistello interno. Migliore è la serratura di sicurezza maggiore è il tempo e la “professionalità” che il ladro dovrà impiegare o possedere per violare il dispositivo di sicurezza; il chiavistello interno, invece, garantisce massima sicurezza quando gli abitanti della casa si trovano all’interno dell’abitazione.
- valutate l’opportunità di apporre a balconi e finestre inferriate di sicurezza o tapparelle blindate;
- considerate la possibilità di installare telecamere di sicurezza, utili se avete ampi giardini o spazi esterni intorno ala casa.