La nostra cultura ha sviluppato, soprattutto negli ultimi anni, un’idea “oggettiva” della bellezza, questo “concetto ideale” è stato intrappolato da una serie di canoni statici e fissi: magrezza, altezza, seno prosperoso, ventre piatto, glutei scultorei, ecc. Tali elementi del gusto sono certamente imposti dai modelli televisivi, provengono dall’ideale femminile scelto per le passerelle e propagandato dai media in generale.
La bellezza da “qualità” soggettiva, variabile e variegata è divenuta un dato preconfezionato.
Per di più il costume sociale non si è semplicemente orientato verso tali caratteri della bellezza ma ne è rimasto vittima perchè, più che perseguirli e ricercarli, gli individui hanno finito col pretenderli e costruirli ad ogni costo. Complice il consumismo, la accelerata ed eccessiva velocità della vita, questo bello è divenuto spesso effimero, tal volta pericoloso. Pericolosa è l’influenza negativa della “bellezza estrema”, della “bellezza imposta”, quella tormentata, perseguita in ogni modo ed assunta come condizione di felicità e successo.
Ad oggi si stima che nel nostro paese anoressia e bulimia, colpiscano ben il 5% delle giovani fra i 13 e i 35 anni.
Il dilagare dei disturbi alimentare ha da tempo imposto una riflessione a chi detiene il “potere mediatico” di proporre i modelli di riferimento. Coscienziosamente non va trascurata la delicatezza di tale potere e l’influenza dei riferimenti proposti alle giovanissime va considerata con la dovuta attenzione.
Ieri è stata battuta una interessante ANSA: a Milano per la Settimana della Moda tornano in campo le ‘Sentinelle della Salute in Passerella‘.
Grazie all’assessore alla salute del Comune, Giampaolo Landi di Chiavenna, e all’attrice Dalila Di Lazzaro, le ‘Sentinelle della Salute in Passerella’ si mescoleranno al pubblico ed agli addetti ai lavori con un unico obiettivo: controllare che non sfilino modelle di eccessiva magrezza. Ciò che l’iniziativa vuole evitare è che vi siano testimonial di bellezza “pericolosi”.
Tutti dovremmo essere coscenziosamente consapevoli del fatto che una figura femminile ai limiti della malattia non è né bella né vera.
Vita da Mamma grazie al suo psicologo, il Dottor Giuliano Gaglione, approfondisce il delicato tema dei disturbi alimentari:
Purtroppo negli ultimi anni sono aumentati i casi di individui, in particolare adolescenti, colpiti da disturbi del comportamento alimentare. Questi giovani, quasi sempre ragazze, nonostante si comportino in maniera socialmente accettabile, sono al contempo instancabili, spesso iperattive e calcolano ogni loro comportamento in funzione del peso.
Molte teorie hanno analizzato il contesto familiare in cui si manifestano queste problematiche: la maggior parte di questi studi delinea un rapporto difficile tra la giovane e la madre, la quale si presenta come dominante e iperprotettiva, mentre il padre di solito è incapace di comprendere i bisogni della figlia. Ovviamente queste condizioni non possono essere generalizzate in tutte le famiglie in cui si riscontrino casi di disturbi alimentari, fatto sta che, nel momento in cui c’è un membro affetto da questi disturbi, si possono verificare comunque degli atteggiamenti familiari che comportano conseguenze poco benefiche nelle giovani. Non è escluso che ci si possa imbattere in contesti familiari in cui si enfatizza particolarmente il tema dell’alimentazione e dell’aspetto fisico causando talvolta una “perenne attenzione” da parte delle figlie su questi argomenti.
Il tema dell’alimentazione è colmo di significati psicologici: difatti per le ragazze affette da disturbi del comportamento alimentare il cibo assurge ad oggetto primario dei loro pensieri, i quali diventano talmente frequenti e pervasivi che difficilmente vengono allontanati, creando di conseguenza una situazione di dipendenza dal pensiero del cibo.
In realtà dietro comportamenti quali astensione dal cibo, abbuffate con successivi vomiti e tanti altri, si nasconde una forte richiesta di aiuto, di protezione e di sicurezza da parte dei genitori; queste azioni dunque mascherano in realtà un forte bisogno di attenzione e di cura che le giovani richiedono alla famiglia.
Il periodo in cui maggiormente si riscontrano casi di disturbi del comportamento alimentare è l’adolescenza, una fase assolutamente critica, di cambiamento, di passaggio dal mondo infantile a quello adulto; in questo periodo, tutte le attenzioni fornite dai genitori lentamente svaniscono in quanto le ragazze , vedendo il loro corpo svilupparsi, iniziano a sentirsi “grandi”, ma allo stesso tempo, inconsapevolmente, sono sempre alla ricerca di un supporto genitoriale. Qualora questo segnale non venga captato dalla famiglia, esse iniziano a provare un senso di solitudine e “debolezza interiore” per cui, un modo per ricevere l’attenzione tanto sperata è quello di assumere comportamenti disequilibranti nei confronti del cibo.
Non dimentichiamo che in questo periodo le ragazze spesso seguono i modelli estetici della società attuale improntati su una magrezza innaturale ed estrema, come sinonimi di una bellezza particolare e soprattutto pubblicizzata, anche se essa comporta non pochi pericoli per il corpo e per la mente.
La famiglia, non sapendo come reagire a questi atteggiamenti, talvolta chiede aiuto ad uno specialista il quale ha il compito di chiarire quali siano i messaggi sottesi che la figlia invia tramite i suoi gesti.
In particolare la funzione di uno psicoterapeuta familiare è quella di creare delle relazioni funzionali per tutto il sistema famiglia che possano essere un supporto fondamentale per eliminare tutte le sintomatologie espresse dalle giovani. Pertanto, per prima cosa egli deve analizzare se vi sono delle relazioni disfunzionali tra i membri, è necessario inoltre che egli capti tutte quelle sfumature sottese ad ogni minimo comportamento, le quali non rendono sempre chiara ed efficiente la comunicazione all’interno della famiglia; deve ancora enfatizzare quanto importante sia per una famiglia il dialogo, inteso come strumento privilegiato per poter trasferire apertamente sensazioni, emozioni e vissuti. Infine è necessario che egli spieghi al nucleo familiare quanto sia importante delineare dei confini, utili a proteggere l’integrità ma soprattutto l’identità sia dei figli che dei genitori.