In inglese si chiamano genericamente childless. Sono le coppie che per scelta hanno deciso di non avere figli. Hanno un’età compresa tra i 35 ed i 50 anni, vivono in città e sono professionisti.
E’ un vero e proprio movimento, nato negli Stati Uniti, che negli anni ’80 si è suddiviso in due sottogruppi: i dink (acronimo di “double incombe, no kids”, “doppio reddito, nessun bambino”), i più moderati, ed i childfree, l’ala intransigente del movimento.
Nati inizialmente come risposta al disagio interiore creato dal non poter avere un figlio, i childless hanno fatto della propria infertilità una scelta di vita. La mancanza di prole si è trasformata da un punto di debolezza in un punto di forza: insofferenti nei confronti di chi mette al mondo figli in modo irresponsabile (un vero e proprio atto sconsiderato secondo loro), scelgono di non procreare proprio nel rispetto del bambino.
All’ala moderata appartengono varie categorie: ci sono le coppie “a termine”, cioè coloro che rinviano all’infinito il momento della procreazione; le coppie “di ritorno”, cioè i partner che hanno già dei figli avuti da precedenti relazioni ma che hanno deciso di non averne più nel nuovo rapporto; le coppie in cui uno soltanto non vuole figli e l’altro si adegua ai desideri del partner; le coppie che non possono avere figli per infertilità e le coppie omosessuali.
Sono coppie che appartengono a tutte le generazioni, accomunate dall’interesse verso tutto ciò che è nuovo: dalla moda ai luoghi di villeggiatura, dai locali di ritrovo all’ultimo oggetto tecnologico. La vita per loro ha un valore sostanzialmente ludico e la presenza di un figlio comporterebbe la fine di questo gioco.
Una visione più radicale è invece quella dei childfree. Anch’essi mossi dall’idea che la felicità nella vita è data dal piacere e dal benessere materiale, non solo auspicano l’assenza di un figlio, ma rifiutano addirittura anche la presenza di un bambino, un qualsiasi bambino, nella loro vita, tanto da rifiutarsi di frequentare luoghi frequentati da bambini, visti come una grande scocciatura e come un limite alla realizzazione professionale, personale e sociale.
L’organizzazione “Childless by choice”, nata con lo scopo di “educare” la società circa gli aspetti positivi della scelta di non riprodursi, ha anche stilato un decalogo utile a tutti coloro che hanno deciso di non aver figli.
- Ci piacciono i bambini degli altri
- Amiamo essere zie o zii ad honorem perché sappiamo che non siamo noi a crescerli
- Preferiamo che i “nostri “ bambini abbiano più di due zampe
- Impazziamo quando un bambino sbava
- Preferiamo pulire la lettiera del gatto o fare il bagno antipulci al cane piuttosto che cambiare un pannolino
- Non sentiamo i rintocchi dell’orologio biologico
- Siamo stanchi di essere trattati come pazzi, guardati con ostilità e sospetto per le nostre scelte e di sentirci dire che c’è qualcosa di sbagliato in noi perché non vogliamo riprodurci
- Rispettiamo la scelta di coloro che hanno deciso di avere dei figli
- Ci aspettiamo il medesimo rispetto da coloro che hanno figli per la nostra scelta di non averne
- Pensiamo che per sentirsi una “famiglia” sia sufficiente essere in due.