Una donna della Carolina del Sud è stata condannata a 20 anni di prigione per aver ucciso la sua bambina di sei settimane con una dose letale di morfina.
Stephanie Greene, 39 anni, era un’infermiera, e sapeva bene cosa significava assumere dosi ingenti di antidolorifici.
Lei però lo ha fatto lo stesso, durante tutta la sua gravidanza, e anche dopo che la sua Alexis era nata, durante l’allattamento al seno.
Le era stata addirittura revocata la sua licenza di infermiera nel 2004, proprio a causa di detenzione illegale di medicinali.
Poi nel 2010 ebbe la bambina, Alexis Catherine.
Questa gravidanza era inaspettata, ma lei e il marito l’avevano accettata con gioia.
Stephanie e il suo uomo avevano già due figli, nati dai matrimoni precedenti, e l’arrivo di Alexis fu una festa.
La bambina era nata sana, e Stephanie decise di allattarla al seno.
Ma 45 giorni dopo la nascita la donna chiamò il 911, asserendo che la piccola aveva perso conoscenza.
Dalla registrazione telefonica venne poi fuori che la sua voce era impastata e confusa.
I sanitari arrivati nell’abitazione tentarono di rianimare la bambina, ma fu tutto inutile.
Gli investigatori trovarono nell’appartamento dozzine di confezioni di antidolorifici e morfina, alla portata anche del suo altro figlio di 4 anni.
Il rapporto tossicologico presentato dopo l’autopsia di Alexis riportava un livello di morfina che sarebbe stato letale anche per un adulto.
Stephanie prendeva la morfina a seguito di un incidente stradale occorso anni prima, afferma il suo legale.
Lei era un infermiera, sapeva a cosa sarebbe andata incontro, ma il dolore cronico che la attanagliava dal 1998 era troppo forte: per lei era necessario a vivere. Senza antidolorifici sarebbe stata in condizione di totale disabilità.
Questa giustificazione però non è bastata ai giudici per condannarla per l’omicidio della figlia a 20 anni di reclusione.
E’ la prima volta negli Stati Uniti che si assiste ad un caso simile: omicidio per trasmissione di sostanze letali attraverso il latte materno.
fonte: daily mail