La nascita è un evento naturale e fisiologico, che si perpetra in tutto il mondo animale da sempre.
Nei tempi moderni si è sempre più assistito ad una “medicalizzazione” di questo stato, che come ripetuto più volte non è patologico, ma come dice appunto la definizione “interessante”.
Fino al secolo scorso la gravidanza si gestiva in maniera fisiologica, con l’aiuto tutt’ al più di una levatrice o della donna anziana della famiglia, già esperta in parti e gravidanze.
Questo evento era appannaggio esclusivo del mondo femminile, gli uomini erano tenuti del tutto fuori.
E’ dagli anni ’60 che si assiste ad un graduale intervento medico durante la gravidanza e il parto.
In pratica questo stato ha cominciato a essere considerato più una malattia, o comunque tutte le donne incinta come potenzialmente soggette a infermità.
Sono cominciati screening sempre più frequenti e approfonditi, e anche i tagli cesarei sono aumentati in maniera sconsiderata, più che altro causati non solo dalla brevità dell’intervento, quanto per non incappare in contenziosi o peggio in denunce legali.
Anche pratiche che oggi sembrano del tutto normali non sono tuttavia obbligatorie, se una gravidanza e un parto seguono un regolare corso fisiologico: in un parto naturale non si ha certamente il tempo di rasarsi il pube o fare alcun clisma, tantomeno è necessaria la rottura del sacco amniotico o l’infusione di ossitocina (l’ormone che naturalmente la donna rilascia durante il travaglio per accelerare l’espulsione).
Infine, per scongiurare eventi tragici non serve ricorrere a interventi e parti cesarei: la percentuale di mortalità materna e neonatale è un dato che non può essere azzerato, e non sempre per colpe imputabili ai medici.
L’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel 1986 ha stabilito con un documento i diritti delle partorienti.
Questo documento nasce proprio dalla necessità di combattere la medicalizzazione del parto, promuovendo sia l’informazione e il sostegno alle future mamme.
Si possono riassumere questi diritti come segue:
- E’ necessario che la madre possa contare sulla presenza di una persona di fiducia durante il parto
- Valori e cultura di ogni partoriente devono essere rispettati.
- L’induzione al travaglio non dovrebbe superare il 10% dei casi, e solo a seguito di precise complicanze mediche
- Anche a seguito di un pregresso cesareo, il parto naturale va sempre consigliato.
- Non è mai necessario alcun clistere, né rasatura del pube.
- La rottura artificiale delle membrane è una pratica che va valutata in casi di emergenza
- Evitare sempre la somministrazione di farmaci durante il travaglio
- Il monitoraggio fetale è necessario solo in alcune condizioni
- Incoraggiare la madre a trovare la posizione più consona al suo travaglio: deve potere scegliere ella stessa le condizioni migliori per la nascita del proprio figlio
- Evitare quanto possibile l’episiotomia
- Incoraggiare l’allattamento a richiesta
- Incoraggiare il rooming in, ovvero la possibilità di tenere con se il neonato dopo la nascita il più possibile nella stanza con la madre.
In tutto questo nasce spontanea una domanda: ma se una gravidanza scorre in modo fisiologico, è strettamente necessario l’intervento di un ginecologo?
Proprio per tornare al principio del discorso, nell’antichità durante il parto la donna era assistita dalle “anziane” del gruppo, o dalle mammane: le ostetriche di oggi.
E in effetti, a patto che la donna stia bene, la figura dell’ostetrica è una scelta da valutare.
L’ostetrica è una figura paramedica, che si specializza con una laurea breve triennale, che ha conoscenze che concernono la fisiologia della gravidanza e del parto, e può consigliare la donna nel mantenimento dello stato di benessere durante la sua gravidanza.
Ha competenze riguardo la relazione madre-figlio, l’allattamento al seno, e può affiancare il ginecologo in sala parto, come libera professionista.
Addirittura alcune strutture pubbliche consentono la scelta del partner o di una ostetrica, dunque è bene una volta scelta la struttura che ospiterà la madre, informarsi di questi dettagli prima del travaglio.
Ci sono alcuni vantaggi nel volersi servire del supporto di un’ostetrica, se la gravidanza prosegue regolarmente:
Non essendo vista come un medico l’ostetrica probabilmente incute meno soggezione, e il rapporto tra madre ed esperto può risultare più sereno.
Sebbene non si parla di medici, queste figure hanno comunque un ruolo di alta professionalità, che seguono le donne per tutti i nove mesi della gravidanza.
L’ostetrica può effettuare tutte le visite e le ecografie, e le sue prescrizioni possono essere portate dal medico di famiglia per eventuali esenzioni previste dal SSN.
Le ostetriche dei consultori, sparsi su tutto il territorio nazionale rendono prestazioni gratuite, con conseguente convenienza anche economica.
Infine chi volesse condurre parte del travaglio in casa può farsi affiancare dall’ostetrica durante questa fase, finchè non arriva il momento di trasferirsi in ospedale.
L’intervento di un’ostetrica però, è bene ricordarlo, finisce nel momento in cui alla gestante vengono diagnosticati possibili problemi o complicanze: bisogna infatti non sottovalutare che nel momento in cui, durante la gravidanza o il parto, insorgono dei rischi o delle patologie, è il ginecologo, il medico specializzato a trattare la gestante.
Il ginecologo, ha infatti tutte le conoscenze per affrontare patologie ostetriche che l’ostetrica non è in grado di sostenere, ed è addestrato per gestire eventuali complicazioni, agendo con interventi medici
In caso di gravidanze non fisiologiche è dunque sempre consigliato rivolgersi ad uno dei ginecologi in servizio presso gli ospedali, e accreditati regolarmente con il Servizio Sanitario Nazionale.