Scrivi un diario. Starai meglio
Scrivere fa bene alla salute, sia quella psichica che fisica.
L’importanza dell’uso della scrittura come processo di “self-disclosure” (“auto-disvelamento”), verificata nelle sue ricerche dallo studioso americano James W. Pennebaker, è ormai pienamente riconosciuta da tutta la comunità scientifica.
Tenere un diario, sul quale annotare, ogni giorno e a lungo andare, le esperienze e gli eventi negativi da cui siamo rimasti sconvolti o che hanno profondamente segnato la nostra vita, è una vera e propria auto-terapia e giova al benessere fisico e psicologico, riducendo lo stress e la suscettibilità allo sviluppo di malattie e migliorando l’umore e lo stato psicofisico generale.
Una pena d’amore, la scomparsa di una persona cara, un aborto, l’insuccesso in campo lavorativo, una malattia, uno stato di disoccupazione, gli episodi di abuso sessuale, una separazione, ma anche un evento non traumatico ma potenzialmente stressogeno come l’attesa del primo figlio sono tutte esperienze talmente cariche dal punto di vista emotivo che se non manifestate all’esterno (oralmente e, ancor di più, per iscritto) rischiano di trasformarsi a lungo andare in fattori di stress, che possono interferire con la corretta funzionalità dei processi fisiologici ed emotivi di un individuo, debilitando il sistema immunitario ed accrescendo pertanto il rischio di insorgenza di numerosi disturbi, per esempio a carattere psicosomatico.
La scrittura come strategia di coping (la capacità di far fronte alle situazioni) e come strumento per migliorare il proprio benessere psico-fisico deve assumere, per avere efficacia, la forma di un testo narrativo. Non basta, cioè, dar libero sfogo alle emozioni che un certo evento traumatico ci sta procurando e tradurle in parole, ma è anche, e soprattutto, necessaria un’elaborazione cognitiva dell’evento. L’organizzazione ed il ricordo di esso in modo coerente, l’integrazione di pensieri e sentimenti, dà vita ad un processo ricostruttivo dello stesso che diventa un vero e proprio racconto, una storia significativa, con riflessioni razionali che quasi mirano a voler spiegare agli altri le ragioni dell’evento stesso e che comportano immediati cambiamenti cognitivi, perché ci si confronta con le emozioni connesse all’evento traumatico narrato e se ne controlla l’impatto.
È un naturale processo umano l’atto di costruire storie, ed una naturale propensione umana cercare di dare un significato a quello che ci circonda. Ed il racconto autobiografico, grazie al quale possiamo arrivare a comprendere le nostre esperienze e noi stessi, è uno strumento potentissimo per la salvaguardia del nostro benessere psico-fisico.
Per stare meglio, insomma, bastano un foglio di carta ed una penna.