La multinazionale farmaceutica americana Abbott ha fatto sapere nei giorni scorsi che un kit per il calcolo del paratormone, distribuito in alcuni ospedali lombardi avrebbe dato risultati errati, ed ha invitato gli stessi a ritirare la strumentazione e informare i pazienti dell’errore (fonte ANSA).
Il paratormone è un indicatore dell’assimilazione del calcio nelle ossa. Un valore alterato significa difficoltà ad assimilare il calcio, cosa che succede ad esempio alle donne in menopausa o ai dializzati. In genere a pazienti simili vengono prescritte integrazioni di vitamina D.
In casi dove questi valori vengono alterati ovviamente si riceve diagnosi errata, e oltre alle preoccupazioni, e ad una eventuale errata integrazione di Vitamina D che potrebbe prescrivere il medico, si va incontro anche ad altri approfondimenti, con conseguenti costi e perdite di tempo.
In ogni caso è da sapere che anche quando ad un paziente venisse prescritta questa integrazione di Vitamina D, a causa di un kit mal funzionante, difficilmente essa può dare corso ad una “ipervitaminosi”.
La Abbott ha fatto immediatamente sapere, al momento della comunicazione, che sosterrà tutte le spese che ospedali e pazienti hanno sopportato a causa dei risultati errati emersi dai kit incriminati.
La stessa avrebbe calcolato che i pazienti che hanno dovuto ricorrere alla ripetizione del test sono circa 300, residenti a Crema.
Purtroppo questi numeri sono destinati a essere rivisti, in quanto il Kit non è stato consegnato solo nell’ospedale di Crema, ma anche negli ospedali pubblici di Sondrio, Val Camonica, Esine, e al Fatebenefratelli di Milano, come da comunicazione dell’assessore alla salute della regione Lombardia Mario Mantovani.
Il numero di kit incriminati però non è di facile individuazione in quanto la casa farmaceutica distribuisce il prodotto tramite grossisti, i quali li consegnano agli ospedali, ma si calcola che i pazienti interessati potrebbero essere circa 5.000.
Mantovani, in un’intervista rilasciata a “Il Giorno“, afferma: «La nostra prima preoccupazione rimane quella di salvaguardare la salute del cittadino. In questa vicenda Regione Lombardia sta agendo a stretto contatto con gli ospedali interessati affinché vengano assunte tutte le possibili precauzioni in tal senso. Certamente ci si rivarrà nei confronti della casa farmaceutica perché rifonda i danni provocati ai pazienti, oltre che alle aziende ospedaliere».