Mio adorato figlio, ti voglio dire alcune cose che ti appartengono e mi appartengono. Ti ho amato da quando non c’eri ancora: fin dal pensiero, dall’idea di te.
Un giorno riflettemmo, insieme alla tua mamma, che la casa non era abbastanza grande ma, pur riempiendola di mobili e tante cose belle, appariva sterile.
Decidemmo di dare vita a quell’ambiente che era caldo del nostro amore e prendemmo due cricetini bianchi. Due batuffoli con gli occhietti vispi. Uno aveva gli occhi rossi e l’altro blu cosicché decidemmo di chiamarli Rubino e Turchese.
La sera arrivavamo dal lavoro e dopo aver ripulito la gabbietta li trastullavamo. Parlavamo di loro con gli amici e la nonna, quando veniva a trovarci, amava dare loro da mangiare come fossero nipotini.
Dopo qualche settimana prendemmo un pesciolino rosso che dopo qualche giorno ci fece notare, nell’acquario una infinità di cosini quasi invisibili che guizzavano da tutte le parti. C’era stato un parto in casa.
Dopo un mese circa, la nostra ricerca di qualcosa di più ci condusse all’adozione di un cagnolino. Lo stesso che per quattordici anni ci ha accompagnato e che hai conosciuto anche tu.
Tutto questo ci appagava ma non ci bastava.
Io ero preso dal lavoro ma la mamma aveva una marcia in più e il suo istinto materno apriva uno spazio, nel suo cuore, per qualcosa di più. Mi disse una sera:
“Perché non abbiamo pensato ad avere un bambino?”
Effettivamente io non ci avevo pensato perché avere un bambino, sembrava una cosa che appartenesse al mondo intero tranne che a me. Ero indaffarato a inseguire i sogni di carriera, di realizzazione, di futuro.
Mi fermai un istante e pensai a te, nel limbo del pancione della mamma.
Un piccolo essere che fluttuava nel silenzio musicale di quel liquido che doveva essere dolce come il miele e caldo come il latte appena munto; profumato come il caprifoglio all’alba; acceso nel rosso del tramonto dove sonnecchiando sorridevi.
Dissi: “Già! Perché non ci abbiamo pensato?” poi, tornai alla realtà e sentii l’odore acre della mia sigaretta. La mamma era sempre stata infastidita dal fumo, ed io fumavo tantissimo. Arrivavo, in certi momenti, a fumare cinquanta o sessanta sigarette al giorno.
Ripresi il mio pensiero e ti vidi nel tuo limbo che soffrivi per il fumo che ti arrivava attraverso la mamma e ho sofferto della tua sofferenza, tu che esistevi solo nei miei pensieri, nella mia idea.
Ma ormai era bastata quell’idea a farmi innamorare perdutamente di te.
Mi impegnai e in quindici giorni, non ti dico con che fatica, ridussi il fumo fino ad eliminarlo completamente e a tutt’oggi non ho più toccato una sigaretta.
Il mio amore per te si unì a quello della mamma e nascesti tu.
Oggi sei un giovane adolescente e studi con ottimi profitti. Hai i pregi e i difetti di tutti gli adolescenti ma soprattutto la voglia di capire il mondo.
A scuola discutete su mille cose e mi piace vederti libero di fare le tue scelte, giuste o sbagliate che siano. Sono orgoglioso quando prendi le tue decisioni da piccolo uomo ma una cosa sola mi sento, ancora, di suggerirti: non dar credito, per scontato, alle parole degli altri solo perché ti affascinano.
L’argomento della vita, per esempio non può limitarsi solo a sterili insegnamenti di scuola. Noi non siamo solo chimica e fisica ma anche pensiero, intelligenza, anima, se vuoi.
Non dare, per scontato, che alcune persone abbiano ragione, solo perché, a parole, sanno farsi valere o fanno cortei in nome della libertà. Le parole possono essere controvertite e la propria libertà può limitare quella degli altri.
Chi decanta tanto, per esempio, l’amore per gli animali sfilando contro la caccia o contro la vivisezione e l’abbandono delle bestie o il loro maltrattamento, merita sicuramente un plauso, ma quanti di essi hanno pensato che un embrione umano, solo un embrione è molto di più di tutto ciò?
Non dico che una cosa escluda l’altra ma chiediti che cosa sarebbe stato di te se io e la mamma ci fossimo fermati ai criceti, ai pesciolini e al cane dei quali, a tutt’oggi, abbiamo ottimi ricordi e nostalgia.
Abbiamo pianto per la loro perdita ma non ci siamo fermati e abbiamo proseguito nel viaggio della vita partendo da un’idea.