Con l’elezione di Francesco al soglio pontificio il papato ha vissuto un ammodernamento evidente e innegabile; Bergoglio ha rotto ogni schema formale, addirittura ha messo e mette in crisi la sicurezza pontificia ogni volta che “si immerge” nella folla e si lascia avvolgere dall’onda d’affetto del suo popolo; il Papa vestito con la semplicità del bianco e dismessa la papalina, la mantellina rosso porpora che i papi neoeletti adagiano sulle spalle, bocciate le sgargianti scarpe rosse, ha stravolto il linguaggio del papato e ha scelto una comunicazione orecchiabile, coraggiosa ed aperta, liberamente rivolta alla massa dei fedeli.
Ma il papa è umano, l’umanità di Bergoglio lui stesso non l’ha mai nascosta ed anzi l’ha espressa e sottolineata spesso.
L’umanità è fallace e l’errore banale e materiale è sempre in agguato.
Ebbene anche il Papa ha commesso un errore, sebbene il suo italiano sia ottimo, ieri durante il consueto discorso dalla finestra degli appartamenti pontifici, rivolgendosi alla gremita piazza San Pietro ha fatto una gaffe: ha detto una parolaccia.
Papa Francesco è incorso nell’errore parlando, voleva pronunciare la parola “caso” ma la “s” decisa, forte e incisiva dei sud americani si è tramutata nella pronuncia italiana in una z. Questa fatalità ha fatto di un “caso” un poco elegante e appropriato “caz*o”.
Ovviamente la piazza si è gelata, ovviamente il video ha fatto il giro del web e chiaramente la condivisione si è dimostrata istintiva più che virale.
Se chiedete a chi ha condiviso il video perchè ha deciso di mettere sulla propria bacheca “l’imbarazzante gaffe del Papa” potreste incorrere in una risposta emotiva: “giusto per condividere”. E di fatto così è: si condivide il Papa in crisi linguistica giusto perché è un’anomalia irresistibile.
Questo errore del Papa però rende il Santo Padre ancora più vivo e vero, ne scopre un’umanità irrefrenabile. E se non tutti i mali vengono per nuocere, ben accetta sia anche una parolaccia che scompiglia la piazza di San Pietro quando sul pulpito un uomo santo e grandissimo dimostra che nessuno è immune dall’errore.