Ricordo bene che molti anni fa, quando ero incinta del mio primo figlio, giovane (più o meno!) e inesperta in fatto di maternità, fui colta d’improvviso da un pensiero.
Ero sotto la doccia, la pancia cominciava a crescere, si vedeva bene che non stavo ingrassando perchè mangiavo!
Pensai d’improvviso: “E ora, cosa succederà? Sarò pronta?”
E si che questo figlio era voluto e pensato, ma quando fai un figlio probabilmente, e per fortuna, non pensi mai, lo vuoi e basta.
In effetti la gravidanza ha tanti sinonimi che contraddistinguono questo “stato interessante”, questa “dolce attesa”.
Cosa pensano le donne in gravidanza? Come affrontano questi momenti?
Sicuramente tutte le gravidanze sono diverse, anche quelle di una stessa donna avvengono in momenti e con differenti implicazioni.
Esistono donne che un figlio lo hanno fortemente voluto, altre che lo cercano da tanto tempo, altre che “non sanno come sia successo” (ancora a 43 anni mi domando “Esistono davvero donne che non sanno come si faccia un bambino?”), altre infine che lo “trovano subito”.
E poi ci sono le relazioni: quelle serene, quelle complicate, quelle con i parenti e così via.
E’ importante però che durante i nove mesi di attesa, e lo dice anche la scienza, la donna impari a vivere serenamente questo periodo, a prendersi cura di sé, a coccolarsi. Fa bene alla donna e soprattutto al bambino: un nascituro che ha vissuto la propria vita intrauterina in modo calmo sarà più calmo, mangerà e dormirà di più.
La donna incinta dovrebbe essere, anche se è difficile proprio per il suo stato, essere libera da ansie, e anche disposta, se ha pensieri importanti che la attanagliano, a parlarne con qualcuno, visto il momento importante che sta attraversando.
Come si combatte l’ansia in gravidanza?
Le preoccupazioni di una donna incinta si intrecciano con quelle che magari si hanno in ogni periodo della vita. L’ansia è sempre una compagna del proprio vissuto, che aggiunge domande tipiche del momento:
Sono pronta a essere madre? Come sarà il parto? Quante dita avrà? Come sarà mio figlio? E se morissi? E se il mio bambino morisse?
Quante si sono fatte queste domande?
E’ importante ricordare perciò che affrontare queste paure fa bene, perché così come bisogna prendersi cura del nascituro dal punto di vista fisico, fare tutte le indagini del caso, mangiare bene, vivere sano, è altrettanto importante che si affronti questo momento in modo sano anche dal punto di vista psichico.
E’ vero, queste domande sono per così dire “di routine” quando una donna sa di essere incinta.
Ma se l’ansia dovesse superare quella soglia di sopportazione, e essere schiacciante, è utile parlare.
E parlare con le amiche o con il partner fa bene, ma parlare, se il problema dell’ansia è serio, con un esperto è a volte necessario.
Esistono dei veri e propri corsi di “psicoprofilassi al parto” curati da esperti, che aiutano le persone maggiormente in difficoltà.
In genere questi corsi sono tenuti da figure come psicologo, ostetrico e ginecologo, disposti al colloquio.
Oltre ad insegnare tecniche utili per il travaglio e il parto, questi corsi diventano dei momenti di incontro durante i quali parlare, ed essere assistiti anche dal punto di vista emozionale.
A meno che non si voglia il contrario, i corsi sono eseguiti in gruppo, così che le donne e le coppie possano confrontarsi anche con altre persone che in quel momento vivono le stesse emozioni, così da ricreare in quei momenti un passaggio di crescita e di sfogo delle proprie ansie.