L’Unicef si scaglia contro l’orrore che si perpetra ogni giorno e da troppo tempo nel Centrafrica.
La Repubblica Centrafricana è sprofondata dal marzo dello scorso anno in una guerra civile sanguinaria, dimenticata.
Terra ricchissima di giacimenti di minerali preziosi, la repubblica è tra le nazioni più povere del mondo.
Manuel Fontaine, responsabile Unicef afferma:
«Le ultime settimane sono state segnate da livelli di violenza senza precedenti contro i bambini, vittime di attacchi settari e di rappresaglie da parte delle milizie anti-balaka (cristiani) e dei combattenti Seleka (musulmani).I bambini sono sempre più obiettivo di attacchi per la loro religione, o per la comunità cui appartengono: almeno 113 sono stati uccisi o mutilati, alcuni in modo orribile».
I musulmani dell’organizzazione Seleka infatti hanno da quasi un anno preso il potere, destituendo il presidente Francois Bozizè. Poi nel gennaio di quest’anno i guerriglieri sono stati sconfitti, ma l’orrore non si placa, anzi.
Un massacro inaudito che nessun TG mostra: bambini mutilati e decapitati in nome di non si sa quale fede.
Prima i musulmani, poi i cristiani che volevano vendetta, tutti col machete in mano, in una spirale di violenza che ancora non si placa, e che grida aiuto.
Bambini decapitati intenzionalmente, altri mutilati perché impossibilitati a ricevere cure adeguate, dopo battaglie con armi da fuoco di cui essi stessi erano i protagonisti.
I villaggi vengono dati alle fiamme, gli abitanti fuggono senza meta, le famiglie si sparpagliano e si perdono e i più piccoli, e deboli, restano abbandonati e troppi fanno una fine atroce.
Ultima in ordine cronologico la scoperta in una cisterna di 13 cadaveri ormai decomposti in una cisterna di carburante nell’accampamento di Bangui, ex sede dei Seleka. Sebbene sorvegliati da soldati congolesi arrivati a sedare la rivolta, evidentemente agiscono ancora indisturbati in scorribande contro i nemici cristiani.
Il procuratore locale ha riferito: «Le vittime sono state gettate dentro ancora vive, si sono dibattute a lungo».
E come successe per altre etnie africane come Utu e Tutzi, l’Onu invoca l’emergenza per “rischio di pulizia etnica e catastrofe umanitaria”.
E se l’Onu chiede aiuto alla Francia, in quanto la repubblica ex colonia, la Francia bussa alla porta della UE, ricevendo al momento solo promesse. Così ha inviato altri 400 militari del proprio esercito che aumenteranno a 2000 quelli già di stanza nella repubblica.
Cosa debbano fare però, sembra ancora non concordato. E le vittime aumentano.