In Italia ogni 100 bambini di scuola primaria da 0 a 6 anni ce ne sono 24 in sovrappeso, 12 sono obesi.
L’obesità infantile grava sui singoli bambini, sulle famiglie e sulla società.
Un bambino obeso è colui il quale si pone intorno al 90° percentile (scala sulla quale si comparano i valori di crescita dei bambini, indicati da 1 a 100): la crescita nella norma è intorno al 50 ° percentile, dall’85° si rileva un sovrappeso.
- Alimentazione.
La principale causa dell’obesità deriva dalle cattive abitudini alimentari di bambini e genitori.
Naturalmente esistono anche patologie come ipertiroidismo o diabete latente della madre alla nascita o altro che può incidere sul peso del bambino, ma in generale una alimentazione errata incide in maniera molto maggiore.
Inoltre, nella maggior parte dei casi, un bambino obeso è figlio di genitore obeso, spesso non per fattori ereditari, ma per “ereditate” cattive abitudini alimentari. Si è affermato in molti studi infine come l’allattamento esclusivo al seno nei primi sei-sette mesi di vita diminuisca le probabilità che il bambino sviluppi sovrappeso e obesità.
Si consideri che l’11% dei bambini non fa la prima colazione, e circa il 28% la fa in maniera impropria.
Soltanto il 2% di essi mangia più di 4 porzioni di frutta e verdura al giorno e il 41% beve ogni giorno bevande zuccherine.
L’alimentazione purtroppo passa da errori che comunemente molti genitori fanno.
Uno molto comune è proporre ai bambini più o meno sempre le stesse pietanze. Vuoi perché “sono le uniche che mangia”, vuoi perché le mense scolastiche hanno menù fissi, che raramente superano la settimana, e i bambini restano sempre poco invogliati a variare il loro menù.
Il risultato che non variando, non solo non prova nuovi sapori, ma finisce per stancarsi anche della solita minestra e ne mangia poca, con conseguente languorino fuori orario, che incrementa l’assunzione di snack grassi e zuccherati.
Per non parlare della colazione frettolosa, che non consente ai più piccoli il giusto pieno di energia per affrontare l’intera giornata.
Errata anche l’abitudine di mangiare i cosiddetti cibi spazzatura che sono sicuramente più buoni, e che si possono concedere a patto che non diventi il pasto usuale del bambino o che venga compensato con molto sport.
- Sport
I numeri parlano chiaro: solo un bambino su 10 fa attività sportive commisurate al suo livello di calorie da bruciare, mentre 1 su 2 passa più di due ore al giorno davanti a TV e videogames.
Giuseppe Gangemi, Coordinatore Scuola Nuoto F.I.N. afferma: “Fare sport sin da piccoli permette di acquisire un bagaglio di esperienze motorie che sarà prezioso per tutta la vita. Un bambino che ha fatto sport, infatti, da grande sarà molto più avvantaggiato rispetto a chi non ha mai praticato attività fisica, perché ha strutturato una muscolatura migliore e ha ‘sperimentato’ e formato il proprio corpo in un’età in cui si sviluppano le cosiddette capacità coordinative, come l’equilibrio e l’orientamento, e le capacità condizionali, ossia la forza, la resistenza e la velocità”.
Un bambino intorno ai 6 anni di età dovrebbe dunque praticare sport due-tre volte a settimana. Se a scuola, invece che la solita corsetta o la partita di pallone, venisse fatto sport ad un livello migliore, le ore di attività extrascolastiche potrebbero però ridursi.
- Impatto sulla collettività.
Un bambino obeso ha effetto negativo non solo sulla salute, ma anche sulla “socializzazione”.
Basso livello di autostima, comportamenti solitari, passare molte ore davanti alla TV sono conseguenze di chi non si sente a suo agio con il proprio corpo.
Gli studiosi hanno appurato che nei bambini obesi un intervento esclusivamente nutrizionale non è stato sufficiente a raggiungere risultati durevoli nel tempo.
Per ottenere un cambiamento radicale è utile un approccio multidisciplinare, non solo inteso come fare una dieta per perdere peso, quanto adottare diversi stili di vita, che contribuiscono ad accrescere una maggiore autostima, e una vita migliore.
Educare i bambini a mangiare sano, a fare sport, e a confrontarsi con i coetanei al di fuori di giochi e social crea un adulto dinamico, in salute, e che incide anche meno sui costi della collettività, dal punto di vista sanitario.
L’obesità infatti ha un peso importante nelle spese sanitarie dei paesi Occidentali.
Oltre ai costi diretti bisogna considerare anche ad esempio la ridotta produttività lavorativa, un aumento di pensionamenti anticipati e un maggiore assenteismo.
In Francia la spesa delle malattie correlate all’obesità è arrivata al 2% della spesa totale. In Olanda arriva al 4%, In Inghilterra si stimano costi intorno a 0,5 miliardi di sterline, con 18 mila giorni di malattia l’anno e 30 mila decessi.
- Prevenzione
Secondo un rapporto OCSE la soluzione per la lotta all’obesità infantile passa attraverso la prevenzione.
Una strategia di correzione di cattive abitudini significherebbe in Italia spendere 17 euro a persona, a fronte di un risparmio enorme nella spesa sanitaria e che soprattutto salverebbe ogni anno 150 mila vite che muoiono per cause legate all’obesità come diabete, malattie cardiovascolari e tumori.
Correggere le abitudini dei bambini, indicargli la via per una vita “sana”, dare l’esempio noi genitori per primi a mangiare meno e meglio e a stare meno davanti alla TV, fare sport insieme, potrebbe essere la strada giusta per crescere figli sani forti e belli.