Francesco Finessi, alpino di stanza nella caserma Salsa di Belluno è morto per un linfoma Non Hodgkin nel 2002 a soli 22 anni.
Adesso, a dopo oltre 10 anni e tante battaglie legali, i suoi genitori hanno avuto giustizia con una sentenza di condanna storica, emessa dal giudice Alessandra De Curtis del tribunale di Ferrara.
La sentenza condanna il Ministero della Salute ammettendo come causa del tumore che ha spazzato la vita del giovane alpino, i vaccini effettuati durante la leva militare.
“Somministrati macroscopicamente in modo sbagliato dai medici” riferisce la sentenza. E il Ministero è stato condannato al pagamento di un risarcimento per questa morte.
La storia inizia quando durante il servizio militare a Francesco Finessi, e ad altri suoi commilitoni, vengono somministrati dosi massicce di vaccino antitifo.
Francesco si ammala, e muore. I familiari cominciano la loro battaglia, affermano che la colpa del tumore del figlio è da attribuirsi non all’Uranio impoverito, come sostengono gli accusati in un primo momento, che né Francesco né gli altri suoi colleghi hanno mai visto, ma ai vaccini, che peraltro nel frattempo sono stati ritirati dal commercio.
E Francesco inoltre all’estero in missione non c’è mai andato.
Dopo le segnalazioni della famiglia Finessi viene indagato un tenente colonnello degli alpini, Nicola Marchetti, e accusato di falso materiale e ideologico per avere manomesso i libretti dei vaccini con visite mai effettuate e false informazioni.
A seguito di questa inchiesta scaturirono diverse interrogazioni parlamentari e commissioni, per accertare il corretto svolgimento sia delle vaccinazioni che di visite e procedure a cui i militari venivano sottoposti.
Ieri finalmente la sentenza storica, come hanno commentato anche gli avvocati della famiglia di Francesco: “Potrà essere applicata a tanti altri casi analoghi. È un segnale di giustizia e sancisce un principio: non a caso ho appena parlato con altri militari che, forti di questo pronunciamento, inoltreranno le proprie richieste”
Santa Passaniti, la mamma di Francesco è soddisfatta, anche se nessuna sentenza può fare giustizia per la perdita di un figlio:
“…Questa sentenza ha riconosciuto i danni da vaccino, come abbiamo sempre sostenuto:
ora la nostra causa potrà aiutare tanti altri, visto che sono stati più di 3mila i militari morti e malati che non hanno mai messo un piede all’estero in missioni militari (dunque non soggetti a radiazioni di armamenti con uranio impoverito).
I soldi?
A me, mio marito e mio figlio non interessa il lato economico, in 10 anni abbiamo speso molto di più per cause, perizie, viaggi e ricerche di ciò che verrà risarcito”