Le donne sanno che la maternità è un atteggiamento del cuore, è il desiderio di donarsi che nasce in noi già prima di essere incinta, spesso è una attitudine che si coltiva negli anni, qualcuno ritiene che sia addirittura un istinto. In ogni caso, ciò che tangibilmente pare emergere dai racconti di ogni donna, è che, di norma, si diviene madri prima nei pensieri e nei progetti e poi nel fisico.
Cosa accade quando il corpo non può rispondere all’istinto dell’anima?
Come reagisce il cuore alla impossibilità di avere figli, ovvero di realizzare il proprio desiderio genitoriale naturalmente?
Oggi il nostro psicologo fa luce sul percorso emotivo che le coppie affrontano quando decidono di ricorrere alla Procreazione Medicalmente Assistita. L’impossibilità di generare un bimbo con il solo amore è un lutto che deve essere metabolizzato e superato dalla coppia. Il dolore ed il lutto, di cui il nostro psicologo ci parla, rappresenta il risultato dell’attrito tra i desideri del cuore, i progetti della mente e le potenzialità del corpo. La mancata armonizzazione di questi “aspetti dell’essere” determina sofferenza e difficoltà.
Se la coppia da sola non può amandosi realizzare il suo sogno, per essa le strade della medicina devono rappresentare una risorsa, una opportunità a cui affidarsi con fiducia, ma soprattutto con serenità. E se quest’ultima dovesse mancare, vacillare, perdersi allora l’aiuto psicologico può fare moltissimo.
La medicina e la scienza sono giunte a traguardi insperati, hanno aperto orizzonti ampi e segnato innumerevoli felici successi. Oggi molte sono le speranze di avere un bambino, anche per quelle persone che hanno bisogno di un supporto medico. Dunque, come coppia, ove necessario, abbiate fiducia nelle vostre forze e nella medicina, affidatevi a specialisti ed affrontate consapevolmente, serenamente e tenendovi per mano anche il percorso della procreazione assistita.
Qui di seguito l’esame dell’aspetto psicologico che interessa il percorso della procreazione assistita ed i consigli del Dottor Giuliano Gaglione, il nostro esperto psicologo:
Attualmente in Italia circa 20-30000 coppie all’anno si rivolgono al Medico per presunta sterilità, condizione che, qualora venga diagnosticata, può avere come cause fattori organici, idiopatici, età del concepimento, disagi psicologici e sessuali.
Una coppia che si rivolge ad un Centro specializzato nella Procreazione Assistita porta con sé un bagaglio emozionale di profonda sofferenza.
Difatti i partners sono stati innanzitutto messi a conoscenza della sterilità di almeno uno e ciò già gli provoca sentimenti di impotenza, di fallimento, di inutilità, visto che una delle funzioni, ma anche gioie più bramate di un essere umano è la procreazione.
Nel momento in cui la coppia si rende conto che la famiglia non può allargarsi in maniera naturale, essa cade nel più profondo sconforto, è attraversata da angosce di svuotamento, da solitudine e da tristezza ma anche da vergogna con un conseguente, significativo abbassamento del tono dell’umore. Tale situazione condiziona non solo la relazione di coppia, ma anche le attività sessuali che diventano talvolta più intense, in altri casi meno.
Ciò che principalmente si riscontra in questi individui è una sensazione di perdita, perdita di un figlio naturale che mai arriverà. Pertanto tutte le aspettative e le speranze che avrebbero proiettato su un figlio biologico lentamente svaniscono.
Questi sentimenti sono simili a quelli che si provano in un lutto, che, in queste coppie si distingue in:
· Ricorrente: lutto che si riacutizza ogni mese quando il ciclo mestruale non comporta l’insorgenza della gravidanza
· Stabile: lutto come disillusione della speranza di procreare un figlio naturale.
In particolare nella donna si può riscontrare un desiderio spasmodico di rimanere incinta, per cui effettua continuamente numerosi “tentativi” in quanto non si sente ancora pronta e consapevole di non poter procreare naturalmente. Ovviamente questa condizione provoca ansia, rabbia, dipendenza, impulsività ed altro.
Dopo che all’uomo viene riferita la condizione di sterilità, egli teme sia l’abbandono che il risentimento da parte della compagna, il che provoca in lui frequenti sensi di colpa.
L’opera dello psicologo nei confronti di coppie propense alla fecondazione assistita può essere di grande aiuto in quanto questi può in primis accogliere, ascoltare e sostenere le stesse; inoltre il suo lavoro può essere utile per affrontare gli stati ansiosi, quelli depressivi e la solitudine nonché per mitigare gli effetti degli insuccessi.
In particolare egli può esplorare le seguenti aree:
· motivazione che ha spinto entrambi a sottoporsi ad un trattamento di FMA (Fecondazione Medicalmente Assistita).
· sensazioni e sentimenti che hanno provato e provano tuttora nell’aver effettuato questa scelta.
· (nella donna) preoccupazione concernente la propria incolumità fisica e psicologica nei confronti di questo trattamento
· (nell’uomo) coinvolgimento emotivo nei riguardi di in un cammino che “fisicamente” deve affrontare solo la donna
· fantasie, ma anche le aspettative nei confronti di questo trattamento.
A mio avviso il sostegno psicologico può essere utile in primis per affrontare in una maniera emotivamente benefica ogni step del trattamento, ma anche per permettere alla coppia di condividere e di aiutarsi reciprocamente nei momenti più critici.