Dopo le informazioni allarmanti, e del tutto infondate, sul “Tonno radioattivo” diffuse sul web circa tre mesi fa, correva il mese di settembre, l’argomento Fukushima sembra sia tornato in auge tra coloro che dei diffusi allarmi web ne hanno fatto una vera e propria fede.
Il post che nelle ultime ore si sta rapidamente diffondendo in rete è il seguente:
Il blog Tze Tze annuncia una nuova ed imminente catastrofe dichiarando che:
“Il 98% dei fondali della California è cosparso di sostanza organica morta. Lo studio non menziona Fukushima come possibile causa, ma prima dell’incidente nucleare la percentuale era dell’1%. La notizia è stata diffusa dal National Geographic…”
E continua dicendo:
“Secondo un nuovo studio recentemente pubblicato sulla rivista Proceedings of National Academy of Sciences (PNAS), gli studiosi del Monterey Bay Aquarium Research Institute (MBARI) in California hanno recentemente scoperto che la quantità di sostanza organica morta che ricopre i fondali del Pacifico è assai maggiore rispetto ai dati raccolti nei 24 anni precedenti. Questo è un sintomo del mal funzionamento della catena alimentare in quello specifico ecosistema”.
Infine si aggiunge:
“Anche se i ricercatori coinvolti non hanno parlato dell’incidente di Fukushima come possibile causa, il sito Natural News sottolinea che <i tempi della scoperta suggeriscono come l’incidente nucleare di Fukushima possa essere considerata la causa> […] LA CAUSA – Secondo quanto riportato dal National Geographic e dallo studio citato, la causa di questa alterazione è da riscontrarsi nel riscaldamento globale e nelle conseguente maggiore acidificazione degli oceani. Tutto questo, prosegue il Natural Geographic, può avere un forte impatto sulla vita marina”.
Il tutto viene correlato con l’immagine di un pesce dall’aspetto non proprio gradevole che contribuisce ad enfatizzare l’allarmante notizia.
Ma quanto c’è di vero in tutto ciò?
Una notizia del genere può definirsi, a mio parere, in soli due modi: disinformazione allarmistica e bufala web.
Come ogni bufala che si rispetti, anche questa viene presentata come una “notizia di cui nessuno parla”…
… in apertura d’articolo si legge infatti:
“DIFFONDIAMO. La notizia è sconvolgente e nessuno ne sta parlando. Guardate cosa sta succedendo nell’oceano californiano”.
Pur avendo un fondo di verità, ossia la ricerca pubblicata dalla PNAS e la notizia data dal National Geographic, fonti titolate che MAI hanno menzionato nei loro scritti il disastro di Fukushima, come specificato anche dai redattori di Tze Tze, l’allarme si basa su SOLE SUPPOSIZIONI effettuate dal sito Natural News, VERA fonte del blog italiano.
Per quanto concerne la foto invece, il pesce raffigurato non è altro che un Pesce remo, scientificamente identificato come Regalecus glesne.
Le cronache web dello scorso ottobre narrano proprio di una sua “cattura” a largo della coste della California meridionale, pesca documentata con video e foto, immagini ove è possibile apprezzare la spiccata somiglianza con il pesce correlato alla notizia allarmistica.
Tutto ciò non vuol di certo sminuire quanto accaduto in Giappone in seguito al terremoto e maremoto dell’11 marzo 2011, tuttavia resta da considerare che sono ben altri gli studi correlati al disastro ambientale scaturito dagli eventi citati.
Ad affermarlo un utente facebook, un fisico, che ha così commentato il post di Tze-Tzee condiviso sulla fanpage social di Beppe Grillo:
“Scusate, mi pare ci sia confusione anche se, più volte, ho cercato di segnalare ricerche scientifiche riguardanti gli effetti di Fukushima sull’ecosistema marino. Premetto che, pur essendo un fisico, sono un antinuclearista convinto (anzi, forse molto di più di chi fisico non è). Però, questa informazione è sbagliata. Il lavoro uscito su PNAS riguarda uno studio relativo agli effetti del riscaldamento globale sulla disponibilità di nutrienti nelle profondità oceaniche […] Il riscaldamento globale interessa, in primo luogo, gli strati superficiali del mare e lo studio citato riguarda il tentativo di mettere in relazione la disponibilità di nutrienti nelle profondità oceaniche con le variazioni della temperatura della zona fotica utilizzando un data set di 24 anni, cioè ben antecedente a Fukushima […] Per parlare di come le correnti “portano a spasso” la radioattività bisogna affrontare una ricerca diversa, per dire, mirata. Infatti, io dubito che gli effetti di Fukushima siano “catastrofici” (sebbene altamente avvertibili…permettimi questo termine) nella zona del Pacifico Centro-Orientale. Penso che gli effetti siano molto più violenti. Spiego. Negli oceani esistono delle correnti dette di frontiera (Boundary Currents); una la conosciamo bene, si chiama corrente del Golfo, che corre lungo la costa centro americana. Un altra, analoga nei meccanismi di formazione, si chiama Corrente del Kuroshio e corre al largo del Giappone (per i dettagli guarda http://en.wikipedia.org/wiki/Kuroshio_Current ) […] Queste correnti sono importanti nello stabilizzare il clima del pianeta poichè trasportano calore dalla zona equatoriale verso i poli. Questo meccanismo di trasporto però avviene in modo complicato: l’acqua “calda” dall’area sub-equatoriale viene trasportata verso le zone sub-polari; nel suo tragitto si raffredda e aumenta di densità. Quando arriva nelle zone sub-polari la sua densità diventa talmente alta che affonda ed alimenta le acque di fondo. A questo punto l’acqua entra in un nuovo ciclo, che non conosciamo o conosciamo veramente molto poco (tieni conto, per esempio, che qualche anno fa partecipai ad una spedizione sulla piattaforma continentale delle Hawaii dove trovammo acqua di fondo di origine Adriatica, questo per dire quanto è misteriosa la cosa); quando poi questa acqua ri-raggiunge per qualche motivo le zone equatoriali risale, per motivi che non sono in grado di spiegare qui. Dove risale e dopo quanto tempo dal suo “affondamento” questo avvenga non lo sappiamo. Allora, la domanda sarebbe: quanto tempo ci mette l’acqua passata davanti a Fukushima ad “affondare” e “risalire”? Dove risalirà quest’acqua? Quali sono i tempi di questo ciclo in relazione ai tempi di decadimento dei radioattivi immessi a causa di Fukushima? Liquidare la cosa come nell’articolo citato da tse tse, a parte che è poco rispettoso nei confronti degli autori della ricerca, ma è anche pericoloso, in particolare per chi e fortemente anti-nuclearista come me, perchè così facendo si assumono conclusioni che forse descrivono il fenomeno in modo molto, ma molto meno pericoloso di quanto non sia in realtà”.
Chiunque sia interessato ad approfondire l’argomento, l’utente qui sopra citato rimanda ad un articolo, pubblicato sul sito della Woods Hole Oceanographic Institution, organizzazione privata e non-profit che si occupa di ricerca e studio delle scienze marine, che descrive il lavoro fino ad ora compiuto per comprendere gli effetti di Fukushima sull’ecosistema del Pacifico. (Cliccare qui per leggerlo).