Sempre di corsa, sempre più impegnate in una costante lotta contro il tempo, molto spesso le mamme si “tramutano” in esperti giocolieri, occupate in funamboliche acrobazie, si destreggiano tra casa, lavoro e famiglia.
Pur chiedendo in tono quasi evocatorio l’appellativo di “Super Mamma” o “Mamma Super”, colei che è in grado di risolvere ogni situazione, capace di superare ed arginare anche l’imprevisto più impervio, non di rado tenta di “elemosinare” del tempo extra, qualche minuto in più per recuperare fiato e ripartire nuovamente alla carica.
Quanto appena scritto può risultare alquanto esagerato ed in effetti può essere interpretata come una sorta di “caricatura” che tuttavia ha il suo piccolo fondo di verità.
La frenesia di riuscire a fare tutto e subito, argomento valevole anche per tutti i papà, il non venir meno ai propri impegni, che siano essi lavorativi o casalinghi, può farci perdere di vista quello che dovrebbe essere per noi il valore più importante: la famiglia.
Diamo per scontato che i nostri figli, come anche il nostro compagno o la nostra compagna, siano sempre li ad attenderci…
… ci osservano da lontano mentre corriamo, saltiamo e continuiamo ad essere impegnati nel tentativo di fare e dare loro il meglio…
Ci osservano…
Ci aspettano…
Attendono…
Ma quanto deve essere lunga questa attesa prima che ci rendiamo conto che loro, la nostra famiglia, ha bisogno di noi ADESSO?
Un concetto del tutto simile a quello appena espresso è racchiuso in una poesia, un racconto, che da diverso tempo viene condiviso attraverso il web.
È una delle tante storie di cui non si conosce l’autore o la fonte ma che in breve tempo, grazie soprattutto all’intensità del pensiero in essa espresso, diviene virale.
Come riporta il noto motore di ricerca Google, il tutto sembra aver avuto inizio nel maggio del 2012 quando la poesia, posta in calce all’articolo, è stata condivisa sul forum del sito Mammole.it.
Il testo è stato nel tempo ripreso più e più volte su diverse pagine facebook, alcune riportanti come fonte il web altre indicando come autrice Carolina Turroni, una poetessa, da alcuni definita “graffiante”, che propone le proprie opere letterarie sulla pagina facebook “Piccoli dolori da difendere”.
Premessa conclusa, non resta che augurarvi una buona lettura…
Lascia tutto lì,
la tavola da sparecchiare, i piatti da lavare,
per una volta puoi rinunciare a qualcosa..
Spegni la TV,
appoggia quello che hai in mano,
interrompi quello che stai facendo,
non rispondere se il telefono continua a squillare…
Corri , abbraccia il tuo bambino, la tua bambina….
fatevi il solletico fino alle lacrime, baciatevi, sorridetevi,
datevi i morsini nelle manine, sulle guance, nel pancino.
Cantate a voce alta una canzone impertinente,
disturbate i vicini,
fate la lotta con i cuscini,
tiratevi i coriandoli anche se è Luglio.
Poi sedetevi per terra, con le gambe incrociate,
mangiate pane e cioccolato, e con le dita sporche e la musarella, abbracciatevi ancora una volta.
Nel tempo nessuno ricorderà il disordine di quel giorno,
ma l’amore di quel momento resterà come un tatuaggio sul cuore.
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