Proprio ieri, durante un pranzo domenicale con amici, mi sono imbattuta in una discussione che spesso è sollevata da tante mamme in rete: i vaccini.
In Italia la prima legge sulle vaccinazioni obbligatorie è del 1966, con l’obbligo di vaccinazioni di massa per il virus della poliomelite, che mieteva allora circa 8000 vittime l’anno (dato del 1958).
Da quella data le vaccinazioni obbligatorie sono diventate sei, oltre ad altre consigliate come la trivalente contro morbillo, parotite e rosolia.
E qui la discussione domenicale si è accesa, e il mio amico pediatra mi ha caldamente invitato a voler scrivere, affinchè il punto di vista di un medico potesse essere più convincente di altre convinzioni che si leggono in rete.
Infatti molti fan delle libertà delle vaccinazioni sconsigliano le vaccinazioni perché possono indurre casi di autismo.
E vero? I vaccini sono responsabili di casi di autismo? E se si, come è possibile?
Questa convinzione nacque in Galles, circa 15 anni fa, ad opera di un fatto diciamo scientifico.
Nel 1998 un medico inglese di nome Andrew Wakefield pubblicò un piccolo studio sull’autorevolissima rivista scientifica “The Lancet”, ipotizzando una possibile correlazione tra vaccinazione contro il morbillo e alcuni casi di bambini precedentemente sani, che avrebbero accusato problemi gastrointestinali e disordini di tipo comportamentale a seguito dell’inoculazione del vaccino. Lo studio all’epoca si concludeva con la richiesta del dottor Wakefield, di effettuare ulteriori studi per verificare una possibile conseguenza dell’autismo a seguito della somministrazione dei vaccini trivalenti.
Quell’anno in Galles la vaccinazione antimorbillo ebbe un calo del 14%, ed uno sviluppo di casi di esantema in aumento del 70%, percentuale aggiornata ai giorni nostri e calcolata con la proiezione di tutti quei ragazzi, oggi cresciuti, che non ebbero la vaccinazione consigliata negli anni intorno al 1998. Segno tangibile che la campagna mediatica che diffuse quello studio ebbe enorme influenza nella regione.
La diatriba tra la comunità scientifica e lo studio del dottor Wakefield durò oltre dieci anni, e nel 2010 arrivò la smentita, proprio dalla rivista dalla quale il panico era partito, il Lancet.
La comunità accademica si era spesa in quei dieci anni in comunicati ufficiali, per confortare la popolazione dell’insussistenza di quello studio, che aveva pochi fondamenti e ancor meno evidenze scientifiche della correlazione tra vaccino e autismo.
Nel frattempo però la bomba era scoppiata, e ancora oggi molti sono convinti della nocività dei vaccini, che contengono metalli pesanti, colpevoli, a dire di questi, dei disturbi dello spettro autistico in bambini vaccinati.
Un’altra nota è d’obbligo anche per queste informazioni: i genitori che parlano di mercurio, avvelenamento e autismo conseguente ai vaccini, credono che il responsabile dei casi sia da attribuire al Thimerosal, ossia un conservante un tempo utilizzato nei vaccini e anche in altre medicine. Vero è che il Thimerosal contiene il 50% di mercurio, ma vero è anche che il coformulato è stato bandito dalla composizione dei vaccini dal 1998 da parte della FDA (Food and Drug administration, organismo di controllo del farmaco americano). Certo, non si può essere certi che le case farmaceutiche abbiano seguito alla lettera le indicazionid della FDA, tantomeno che scorte di lotti prodotti antecedentemente a quella data non siano ancora in circolazione, ma la cosa certa è che, più passano gli anni, e meno probabilità c’è che questi vaccini siano ancora in circolazione. Ma in ogni caso anche che sia un avvelenamento da mercurio la causa di disturbi dello spettro autistico, è una discussione che non trova nè fondatezze scientifiche, tantomeno, a onor di cronaca, smentite.
Per tornare invece al vaccino antimorbillo, lo scorso aprile lo studio sulla infondatezza della precedente opera del Dottor Wakefield venne anche pubblicato sul Journal of Pediatrics, successiva a quella del Lancet. Anzi, addirittura il General Medical Council britannico accusò la ricerca del 1998 di essere “irresponsabile e disonesta” e che sarebbe stata necessaria la radiazione di Wakefield dall’ordine dei medici.
Purtroppo oltre al danno reale potrebbe aggiungersi un danno peggiore, che è la filosofia, che si è oramai insinuata in molta parte dell’opinione pubblica, che si oppone alle vaccinazioni tout court.
James Goodson, esperto di morbillo ammonisce: “Le persone che si rifiutano di vaccinarsi potrebbero mettere a rischio anche la salute di chi gli è intorno”. Un’altra presa di posizione anche dal dottor Dai Lloyd, medico gallese che si ritrovò proprio in piena epidemia di morbillo qualche mese fa: “Nonostante sia una delle misure sanitarie più importanti mai inventate da un uomo o da una donna, sembra che ci sia ancora una parte dell’umanità che si oppone all’idea stessa dell’immunizzazione”.
L’eradicazione del morbillo, che era una di quelle malattie con conseguenze, in caso di complicanze, anche gravi, viene adesso messa di nuovo in discussione, a causa di simili “disinformazioni” che però dal punto di vista mediatico hanno molta presa.
Senza dare giudizio ho cercato di scrivere la cronaca, raccontata dalla scienza medica.
Chi vuole tragga le proprie considerazioni.
Ringrazio il Dottor Giacomo Tornambene, della clinica ostetrica “Casa di cura prof. E. Falcidia” di Catania per avermi erudito in materia e avermi spronato all’approfondimento per questo articolo