Che la tecnologia migliori la comunicazione è fuori discussione. I giovani, soprattutto in età scolare, fanno largo utilizzo di strumenti tecnologici quali cellulari all’ ultima moda e tablet. Non di rado tale utilizzo rappresenta una questione alquanto spinosa se vista in riferimento all’ attività didattico – educativa.
Sempre più studenti, infatti, preferiscono il tablet alla oramai superata carta stampata, anche quando ci si ritrova a fare i conti con versioni e quant’ altro.
La tecnologia a scuola se da un lato può incrementare l’ interesse dell’ alunno, dall’ altro potrebbe allontanare ulteriormente quest’ ultimo dalla dimensione propria dell’ aula, fatta di libri, cattedra e banchi. Versioni online, interi passi di classici latini su siti famosissimi, Dante e le sue cantiche, oramai sul web si trova di tutto e di più.
Ma se gli studenti si limitassero ad utilizzare il web soltanto per sopperire all’ anacronismo del libro in formato tradizionale non ci sarebbe nulla di male. Anzi. Il problema nasce quando in aula gli studenti partono per altri “lidi”, ossia siti tutt’ altro che collegati alla lezione di turno.
Tablet si o tablet no?
Molte scuole, in vista della rivoluzione informatica che ha investito il comparto istruzione non ha potuto fare a meno di dotare molte aule di supporti informatici, quali lavagne e registri elettronici, ma la vera rivoluzione è proprio questa: l’ utilizzo del tablet durante le ore di lezione.
Non di rado, infatti, gli studenti eludono la sorveglianza del professore per navigare sui social network e su siti vari, acuendo così il problema del disinteresse dei giovani nei confronti delle discipline di studio.
Che dire? L’ utilizzo del tablet in aula dovrebbe essere consigliato se e solo se strettamente legato all’ apprendimento di nozioni. Di conseguenza, il tablet dovrebbe assolutamente essere vietato se il suo utilizzo sia finalizzato al semplice svago o, ancor peggio, alla connessione ai famigerati social network.