“L’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul Lavoro”, questa mitica frase se ne sta inerme ed indifesa in cima alla Costituzione italiana e da lì guarda il Paese che diviene pian piano più povero, disoccupato e triste …
…“L’Italia era una Repubblica Democratica fondata sul Lavoro”, questa finisce con l’essere la più comune traduzione in chiave moderna del disposto n°1 della Carata Fondamentale italiana.
Il Lavoro cos’è e a cosa serve?
Lavorare è una fondamentale esigenza umana ed individuale che serve a vivere (e possibilmente non a sopravvivere);
il lavoro permette all’uomo di canalizzare le proprie energie producendo un bene o un servizio, creando un’utilità o realizzando un’attivita;
lavorare serve ad inserirsi nel tessuto sociale di appartenenza;
attraverso il lavoro l’uomo costruisce per se stesso un preciso ruolo professionale. E tale ruolo (che non dovrebbe essere precario o temporaneo) dovrebbe stabilmente identificare l’obiettivo e lo scopo della vita di ciascuno;
lavorare è dunque essere, essere qualcuno o qualcosa nella società, nella famiglia e nel proprio cuore.
L’Italia della crisi è tristemente diventata l’Italia del lavoro perduto, della perduta stabilità economica e di conseguenza della smarrita dignità professionale. In questa Italia si consumano quotidianamente i più tristi, privati ed invisibili drammi del lavoro: licenziamenti, cassa integrazione e contrazioni del personale sono oggi i mali di un Paese che senza la spinta del lavoro perde l’energia per un meritato risorgimento.
Non ha perso l’energia Giovanna … Giovanna Gallo è la figlia di un tipografo che a 57 anni ha perduto il suo posto di lavoro divenendo un disoccupato.
Come il papà di Giovanna tanti italiani, dopo aver perduto il lavoro a causa della crisi, non riescono a trovare un’altra collocazione lavorativa.
Sono tanti i nuovi disoccupati di mezza età. Questo popolo di ex lavoratori licenziati è fatto di uomini troppo “vecchi” per stare al passo con i progressi tecnologici che hanno investito il lavoro moderno ma anche troppo giovani per la pensione. E allora che si fa? Natale sta per arrivare sarà ancora un Natale povero e senza speranze?
Giovanna non vuole cedere a questa disperazione, non accetta che non vi sia ancora un futuro possibile pure per il suo papà e per chi come lui ha ancora la forza e la voglia di lavorare.
Così Giovanna ha deciso di infrangere il tabù della gioia esposta sui social con gai spensieratezza ed ha deciso che non è tempo di ridere ma è il momento di denunciare l’esigenza di rinnovamento del Paese.
Giovanna Gallo ha pubblicato un suo stato su Facebook in cui racconta la storia di suo padre, la sua speranza per il prossimo Natale e l’amore per il lavoro inteso come forza motrice del Paese.
L’appello di Giovanna sta diventando virale perché molte Giovanne ci sono in questa Italia che chiede che una maggiore attenzione sia rivolta agli ultimi, ai meno fortunati a chi ha perso il lavoro ma è ancora pronto a costruire l’Italia.
Ecco l’appello pubblicato da Giovanna su Facebook, condividilo se anche Tu come lei desideri che il prossimo Natale sia carico di speranze per tutti:
“Mio padre ha perso il lavoro l’anno scorso.
Da allora – vive in Calabria – un posto dove la crisi è ancora lì che batte fortissimo contro le finestre delle famiglie – è stato tutto un fiorire di “No”. Perché ha 57 anni, perché è un tipografo ma vecchio stampo – di quelli che il “Il pc come si accende?” – in un mondo di grafica digitale che giustamente si è evoluto, che ha però davvero tanta voglia di lavorare.
Immagino che anche voi potrete enumerare casi simili a quello di mio padre, tanto più se vivete al Sud.
Ecco, io oggi volevo dire una cosa: non c’è cosa più triste di quando tu sei serena, felice e soddisfatta della tua vita ma quelli a cui vuoi bene no. Così ho deciso di prendere in mano la situazione, di contattare tutte le tipografie che Google mi ha suggerito, poi sono passata alle copisterie e infine ai bar. E’ stata una disfatta.
Per me è stato straziante e allo stesso tempo tenero vederlo girare, per i primi tempi, con una lista lunghissima scritta a mano, con i nomi delle tipografie del circondario presi dalle Pagine Gialle, lui che non ha mai fatto un colloquio in vita sua, ma ci pensate, vostro padre, che fa un colloquio? Ci pensate a costruirgli un curriculum? Ha dovuto strappare il foglio, e perdere un po’ la speranza di trovare qualcosa, una cosa piccola, che lo accompagni fino alla pensione.
Voi sareste pienamente felici della vostra vita, del vostro lavoro, sapendo che chi vi è vicino non lo è?
Ecco, io ho pensato una cosa: ci vantiamo tutti che il networking è la cosa fondamentale del web, che i gradi di separazione si riducono, che i contatti sono la cosa fondamentale.
Io ho solo quello: contatti. E magari uno conosce tizio, che conosce Caio, che in Calabria, nel catanzarese, cerca qualcuno che gli dia una mano.
Ho pensato: scrivo minchiate, di solito, perché mi piace far ridere e poi sono una persona leggera, che c’è di male, in fondo? Non c’è niente di male nella leggerezza, se fa bene a me e agli altri. Ma questa volta no. Io voglio arrivara a casa, questo Natale, e dire a mio papà: Forse c’è ancora una speranza per te, che hai solo 57 anni e tanta voglia di lavorare.
Secondo voi ce la farò?“