Credo non vi sia “impegno” più complicato e difficile!
E’ difficile da poter descrivere e ancor più erroneo provare a generalizzarlo.
Ogni individuo, che sia esso un adulto o un bambino, ha una propria personalità, un carattere ben distinto ed un proprio pensiero, che non sempre collima con quello degli altri.
Allo stesso modo sono complesse e diverse le emozioni legate alla nascita di un figlio, il vero miracolo della vita.
La nascita di una creatura è un evento straordinario capace di riempire la nostra anima di un’incommensurabile gioia ma, allo stesso tempo, in grado di appesantire il nostro cuore con mille dubbi ed incertezze.
Un figlio è un dono… il più grande che la vita possa offrirci.
E’ un regalo divino non provvisto di libretto di istruzioni né correlato di corsi di formazione che ci insegnino i giusti comportamenti e la corretta linea da adottare.
È una pianta che va amata, curata, nutrita e seguita ma, nel contempo, lasciata libera di crescere, rispettando la sua individualità.
Metafore riduttive certo ma, come detto prima, è difficile descrivere il “mestiere” di genitore in quanto assolutamente soggettivo.
Ogni adulto deve essere in grado di trovare il giusto equilibrio tra la razionalità e i propri sentimenti, mettere in accordo mente e cuore e, perché no, lasciarsi anche guidare da questi piccoli esseri….
Sarà soprattutto grazie a loro che, a piccoli passi, impareremo ad affrontare con più coraggio e determinazione questo arduo compito.
A guidarci sarà la loro innocenza e la loro semplicità, fattori in grado di dissipare la nebbia dei nostri dubbi schiarendo di fatto i nostri pensieri.
Qui di seguito vi proponiamo una “Lettera di un figlio a tutti i genitori del mondo”, uno scritto che circola sul web dal 2007 il cui autore però ci è al momento sconosciuto. Un commovente scritto che ci induce ad un’importante riflessione:
Non datemi tutto quello che vi chiedo. A volte chiedo solo per riscontrare quanto posso prendere.
Non sgridatemi; vi rispetto meno quando lo fate, e insegnate a gridare anche a me. Non vorrei imparare a farlo.
Mantenete le promesse, belle o brutte. Se promettete un premio, datemelo e comportatevi così anche con le punizioni.
Non mi paragonate a nessuno, specialmente a mio fratello o a mia sorella; se mi fate apparire migliore di altri, sarò io a soffrire.
Non cambiate parere così spesso su ciò che devo fare; decidetevi a mantenere la vostra decisione.
Permettetemi di crescere, fidandovi delle mie capacità. Se voi fate tutto al mio posto, io non potrò imparare mai.
Non dite bugie in mia presenza, e non mi piace nemmeno che voi mi chiediate di dirle al vostro posto, neanche per darvi una mano. Questo mi fa sentire male e perdere la fiducia in tutto ciò che dite.
Quando sbaglio ammettetelo. Questo aumenterà la mia stima per voi, mi insegnerete così ad ammettere i miei sbagli. Trattatemi con la stessa affabilità e spontaneità che avete verso i vostri amici; essere parenti non vuol dire non poter essere amici.
Non mi chiedete di fare una cosa che invece voi non fate, anche se non lo dite; non farò mai ciò che voi dite ma non fate.
Quando voglio condividere una mia preoccupazione con voi, non ditemi: “Non abbiamo tempo per stupidaggini”, oppure: “Non ha importanza, sono cose da ragazzi”. Cercate di capirmi e di aiutarmi.
Vogliatemi bene e ditemelo. A me piace sentirmelo dire, anche se voi credete che non sia necessario dirmelo.
Abbracciatemi, ho bisogno di sentire la vostra amicizia, la vostra compagnia, in ogni momento.