Mugnano (NA). Lunedì 16 settembre alla scuola elementare Gennaro Sequino di Mugnano. Primo giorno di scuola, i bambini si siedono nelle aule assegnate e da quel momento scoppia il caos, dentro e fuori l’istituto.
In una classe prima, tra i tanti bimbetti che cominciano un percorso importante uno che diviene immediatamente una presenza “scomoda”: un down.
Subito dopo questo primo giorno la preside Maria Loreta Chieffo riceve una serie di richieste da parte di genitori di classe prima: vogliono che i figli vengano assegnati ad un’altra sezione. Proprio i compagni del bimbo disabile.
Il down scompone gli equilibri di questi altri alunni, o forse quelli dei genitori, viene da pensare.
Allibita la preside fa un gesto importante: nega il trasferimento in altre sezioni ma firma tanti nulla osta quante sono le richieste per permettere a questi genitori di lasciare la scuola e trasferirsi altrove.
Ma la polemica non finisce qui. Alcuni genitori avrebbero addirittura incaricato “persone influenti” a discutere della vicenda con la preside affinchè intercedesse a favore delle richieste per cambiare sezione ai bimbi che l’avessero richiesto.
La questione è approdata al consiglio comunale di Mugnano ove il capogruppo PdL Vincenzo Cardone, attraverso un comunicato stampa pubblicato su “Il Meridiano News“, ha espresso il proprio risentimento per l’accaduto:
“Sono shockato e addolorato dalla notizia riguardante il grave atto di discriminazione avvenuto nella scuola elementare Sequino di Mugnano. E’ veramente qualcosa di scandaloso, riesco solo a provare lo schifo per quanto è accaduto. Non è degno di un paese civile che dei genitori hanno voluto costringere la preside attraverso delle persone influenti per far trasferire i loro figli in un’altra classe dove non ci sia un disabile. Siamo davanti a delle persone che hanno chiesto il favore al potente di turno. Massimo disprezzo anche per la persona che si è prestata ad esercitare questa pressione, in virtù del suo incarico. Bisogna fare chiarezza su questo evento. Per questo chiedo che vengano fuori i nomi dei responsabili di questo episodio, e magari una conferenza dei capigruppo con l’assessore al ramo.”
Appena diffusasi la notizia anche il Ministro dell’Istruzione Carrozza ha voluto dare solidarietà ai genitori del bimbo disabile, e non ha escluso un dibattito pubblico.
Secondo quanto riportato su “Il Mattino.it” lo scorso 22 settembre, il ministro, nel corso di un dibattito con i rappresentanti del mondo universitario svoltosi a Pisa, aveva così commentato l’accaduto:
“Sono solidale con la famiglia dell’alunno e con il dirigente scolastico, il dottor Buscé, con il quale ho un appuntamento telefonico domani (lunedì 23 settembre – ndr) per approfondimenti. Vogliamo capire meglio quello che è accaduto ma la soluzione non può essere quella di cambiare sezione perché c’è in classe uno studente disabile. Questi sono episodi spiacevoli sui quali servirebbe anche un serio dibattito pubblico perchè certi comportamenti danneggiano gli italiani e la scuola tutta”.
A parte al solidarietà alla famiglia del bambino, mi piace considerare come i genitori solerti di questi bambini che hanno richiesto l’allontanamento dalla classe, oltre a perdere un occasione per fare bella figura, forse non si sono resi conto dell’opportunità di cui priverebbero i figli allontanandoli dalla “visione” della disabilità: i bambini che sperimentano le differenze crescono senza pregiudizi, si avvicinano alla diversità, toccano con mano la disabilità, che non è solo sofferenza, ma anche e soprattutto gioia.
Mio figlio è cresciuto in una scuola che ha accolto un bimbo in carrozzella per cinque anni. Alla conclusione dell’ ultimo anno scolastico, lui e tutti i compagni hanno partecipato ad un musical per festeggiare la fine del percorso fatto.
Il gran finale del musical prevedeva i “ballerini” in fila a raccogliere gli applausi e il coup-de-teatre di tutti che si girano insieme a mostrare l’ultima frase del copione, con ogni lettera stampata sul retro delle loro T-shirt.
Ebbene, credo che tutte le mamme si siano commosse sì per il proprio figlio, ma anche e soprattutto nel vedere Vincenzo con una delle lettere che componevano il finale ben in vista sul retro della sua sedia a rotelle. Questo le mamme e i bimbi della scuola di Mugnano non lo proveranno mai.