Addobbare l’albero, fare il presepe, scrivere la letterina di Natale, fare il brindisi di fine anno, sono solo alcune delle più radicate, e al contempo immancabili, usanze natalizie. A queste si aggiunge il bacio sotto il vischio, tradizione di Natale e/o Capodanno considerata un vero e proprio portafortuna per tutti gli innamorati.
Ma dove e come nasce questa usanza? E perché baciarsi sotto al vischio è considerato di buon auspicio?
Tutto ha inizio con un’antica leggenda pagana che parla di invidia, morte ma soprattutto amore e rinascita.
La leggenda del bacio sotto il vischio.
Nella mitologia norrena, anche detta nordica o scandinava, le divinità erano divise in due classi ben distinte:
- gli Asi: definiti i padroni assoluti del cielo, divinità superiori comandate da Odino, padre di tutti gli dèi Asi, considerato la sorgente di tutto;
- i Vani: divinità che, seppur più antiche degli Asi, avevano una minore importanza perché legate alla terra, venivano infatti associate a ciò che era considerato terreno come la fertilità e l’amore.
Odino era sposato con Frigg (conosciuta anche come Frij o Frigga), la dea del matrimonio, della maternità e della femminilità, spesso confusa con Freya (detta anche Freyja o Vanadìs), dea dell’amore e della bellezza. Entrambe infatti erano considerate le protettrici delle spose, dei matrimoni e delle giovani in cerca di un amore, e tutte e due avevano il dono della chiaroveggenza e della divinazione, ossia potevano predire gli eventi futuri.
Secondo i racconti mitologici tramandati nei secoli tra le popolazioni scandinave e germaniche, Odino e Frigg erano genitori di Balder (o Baldr oppure Baldur) e Hodur (o Höðr oppure Hod), rispettivamente il dio della benevolenza e della luce splendente, il più bello di tutti gli dèi, e il dio della guerra, cieco dalla nascita. Per queste caratteristiche, Balder e Hodur rappresentavano la luce e l’oscurità che aleggiavano attorno al padre degli dèi.
La leggenda del bacio sotto il vischio è legata proprio ai due fratelli, rimasti entrambi vittima del perfido Loki, dio dell’inganno e del fuoco che in tanti ritengono essere uno dei figli che Odino ebbe al di fuori del matrimonio. Invidioso dello splendore di Balder, chiamato anche il “principe della luce”, Loki, che rappresentava la malvagità, la crudeltà, la perfidia ed il caos, bramava la morte del più amato e benvoluto dagli dèi, una fine nefasta che ben presto sarebbe sopraggiunta proprio per sua mano.
Balder infatti iniziò ad avere strani incubi, sogni in cui prevedeva la sua prematura fine, senza però comprendere come e quando sarebbe morto. Allarmata da queste premonizioni, Frigg viaggiò per tutto il mondo chiedendo ad ogni creatura vivente e di fare un giuramento: nessuno avrebbe mai fatto del male a Balder.
Grazie a quella solenne promessa fatta dalle piante, dagli animali, dalle pietre, dall’acqua e dal fuoco, da ogni oggetto esistente al mondo, persino dalle malattie e dalle sostanze velenose, il figlio di Odino divenne quasi immortale.
Per appurare ciò, gli dèi idearono un gioco: attaccare Balder con ogni possibile oggetto o arma e gioire nell’appurare che nulla al mondo riusciva a scalfire il suo bellissimo corpo.
Irritato dalla felicità degli dèi, Loki si travestì da donna e si recò da Frigg per farsi raccontare la storia dell’invulnerabilità di Balder. La dea gli narrò del giuramento e di come nessun oggetto o essere vivente potesse fare del male al figlio; tutti avevano fatto quella promessa, tutti nel mondo… eccetto una piccola piantina, una sempreverde molto giovane, e per questo ritenuta innocua, considerata una pianta non terrena in quanto cresce attaccandosi agli alberi, succhiandone parte della linfa vitale, e non affonda le sue radici nella terra. Quella pianta era il vischio, un’informazione che divenne preziosa per il dio del caos.
Dopo aver cercato il vischio, Loki ne prese un rametto e lo portò al campo dove gli dèi stavano ancora giocando con Balder. Lì trovò Hodur che, non potendo vedere il bersaglio in quanto privo della vista, aveva rinunciato a giocare. Il dio dell’inganno convinse quest’ultimo a partecipare al divertimento offrendogli un oggetto da lanciare, il vischio per l’appunto, e le indicazioni su dove colpire.
Persuaso dal maligno, Hodur scagliò contro il fratello il rametto che lo trafisse uccidendolo.
La leggenda del bacio sotto il vischio: finale ufficiale.
A questo punto vengono attribuite alla storia due diversi finali, quello ufficiale e quello romanzato che ha ispirato la leggenda del bacio sotto il vischio. Iniziamo con il primo.
Negli scritti della mitologia norrea la morte di Balder viene descritta come un’immane tragedia per gli dei Asi che tentano in tutti i modi di riportare in vita il loro amato principe della luce. Su richiesta di Frigg, Hermod (o Hermóðr, definito il Coraggioso oppure lo spirito della guerra) viaggiò per 9 notti in groppa a Sleipnir, il cavallo di Odino, per poter raggiungere il regno di Hel, il mondo dei morti, e chiedere ad Hel (Hela, figlia di Loki nonché dea degli inferi) di far tornare in vita Balder.
Giunto dinnanzi la gigantessa, quest’ultima gli impose delle condizioni: Balder sarebbe tornato in vita a patto che tutti gli esseri viventi e non piangessero la sua morte. E così fu, tutti gli animali, le piante e gli oggetti inanimati del pianeta piansero per l’amato dio, tutti tranne Thokk (o Tekke), una gigantessa che in tanti sospettarono essere Loki travestito. Quell’unico rifiuto impedì a Balder di resuscitare.
Il dio dell’inganno fu in seguito accusato di aver ucciso il dio della luce e per questo venne incatenato ad una roccia fino al Ragnarök (fine degli dei o fine del mondo), ossia quando, liberato dalla sua prigionia, guidò l’esercito del male nella battaglia tra la luce e le tenebre.
Solo quando gli eventi catastrofici del Ragnarok cessarono Balder riuscì a tornare in vita, la sua morte infatti rappresenta il sacrificio grazie al quale la vita può rinnovarsi.
La leggenda del bacio sotto il vischio: finale romanzato.
Come detto in precedenza, la leggenda del bacio sotto il vischio si ispira al secondo finale della storia fino ad ora narrata, quello non ufficiale ma sicuramente più romantico, da cui nasce per l’appunto la tradizione natalizia e di Capodanno di baciarsi sotto al vischio.
Ogni creatura nel mondo, vivente e non, pianse la morte di Balder per tre giorni e tre notti. Frigg non lasciò mai il corpo del figlio, versando copiose lacrime che infine si trasformarono in candide bacche di vischio quando caddero sul rametto della pianta che aveva trafitto il figlio di Odino. Ciò avrebbe riportato in vita il principe della luce e, come ringraziamento per il miracolo avvenuto, Frigg avrebbe benedetto con un bacio chiunque fosse passato sotto la pianta di vischio.
Da quel momento, la dea donò la propria protezione a tutti gli innamorati che si sarebbero scambiati un bacio sotto il vischio, una tradizione che persiste ancora oggi, la pianta infatti è divenuta il simbolo della forza dell’amore, un sentimento così potente da sconfiggere perfino la morte.
Oggi il vischio viene usato per adornare le case durante tutto il periodo natalizio, sia sotto forma di ghirlanda, di centrotavola o come semplice rametto in segno di buon auspicio e simbolo di vittoria ed eternità. Tradizione vuole che una ragazza che si trova sotto il vischio non può rifiutarsi di essere baciata, in caso contrario non si sposerà nel corso dell’anno successivo.
E voi, vi siete mai scambiati un bacio sotto il vischio durante le feste natalizie?
Articolo originario 24 Dicembre 2010 – aggiornamento 28 Dicembre 2021 ore 10:12