Quando ci si trova davanti ad un dramma come una malattia, la natura umana, forse l’istinto di sopravvivenza quasi sempre ci vengono incontro e ci fortificano. Un individuo che deve affrontare una malattia, spesso diviene più forte, più combattivo, molto meno spesso si deprime.
E’ con questa forza che Francesca e Roberto hanno affrontato l’ictus perinatale del loro piccolo figlio Mario.
Invitati ad un Ted Talk ad Edimburgo raccontano la loro esperienza, e lo fanno con una forza e una determinazione che solo un uomo che DEVE sopravvivere sa.
Francesca comincia a raccontare di Mario, il figlio, nato il 13 gennaio 2011 e di come a dieci giorni dalla nascita i medici gli abbiano diagnosticato un ictus perinatale.
Un ictus è causato da un occlusione di un vaso sanguigno che non riesce a far affluire sangue ad una parte del cervello, che viene danneggiato e perde le sue funzioni.
L’ictus perinatale può colpire i neonati già in grembo materno, ma anche nei primi giorni dalla nascita.
Francesca lo spiega bene alla platea che ha davanti ad Edimburgo, e racconta di come sia stata per loro genitori uno choc apprendere della malattia del figlio, che avrebbe avuto la parte sinistra del corpo inabile al movimento.
Anche Roberto interviene. Parla di come sia stato per loro duro pensare al piccolo Mario, di come, terrorizzati non sapevano gestire questa nascita ”problematica”, e di quanto si siano impegnati per curare il loro piccolo, studiando e sottoponendo il bimbo a sedute di fisioterapia e riabilitazione.
Mario nel suo intervento parla dei neuroni specchio, una scoperta relativamente recente, risale agli anni ’80, e il merito va ad un team tutto italiano, dell’Università di Parma, capitanato dal Professor Rizzolatti.
I neuroni specchio sono quei neuroni che si attivano quando vedono un altro individuo compiere un’azione. Così, tramite i neuroni specchio, anche una persona colpita da ictus può imparare un movimento, semplicemente guardando un altro mentre lo fa.
E qui Roberto dice una grande verità: mentre loro tentavano di “curare” il loro bimbo di neanche due anni, il piccolo Mario guardava con i suoi neuroni specchio i genitori, il loro stato d’animo, il loro approcciarsi al figlio come davanti ad un problema.
E in quel momento, quando Roberto e Francesca hanno realizzato che così Mario avrebbe imparato ad essere triste, hanno anche capito che era venuto il momento di cambiare strategia.
Roberto continua dicendo al pubblico: “consider what you have as a gift, what you miss as an opportunity”.
Considera quello che hai come un dono e quello che ti manca come un’opportunità. Le grandi intuizioni sono arrivate da grandi privazioni, da quello bisogna ripartire.
Alla fine dell’intervento Mario e Francesca introducono sul palco la loro più grande opportunità: il piccolo Mario, che cammina e fa delle cose che neanche mamma e papà avrebbero immaginato che potesse imparare.
Mario e Francesca hanno fatto anche altro, oltre a questo intervento.
La pagina Facebook Familydan.org e #fightthestroke è gestita dai due, e nasce dall’esigenza di condivisione della loro esperienza, dalla necessità di volere dare sostegno ad altri che come loro vivono questo dramma, a dalla speranza di potere avere accesso a terapie, informazioni, studi, che possano migliorare sempre di più la vita del loro piccolo bimbo.
E noi glielo auguriamo di cuore.