Chaser è una border collie di taglia media, color gelato alla crema, con una macchia nera sotto l’occhio sinistro. Vive nel Sud Carolina con John Pilley, un ex professore di psicologia, e sua moglie Sally.
I border collie sono una razza molto speciale, sanno dare molto affetto senza richiedere attenzioni particolari, abbaiano raramente, non saltano addosso agli sconosciuti, non sbavano, possono essere anche cani da lavoro.
I cani di questa razza sono nati infatti come cani pastore centinaia di anni fa, per lavorare con le pecore sui confine anglo-scozzesi. Questi cani hanno molta energia ma in genere è finalizzata a fare qualcosa e se non è fare i pastori a guardia delle greggi, allora passano il tempo a recuperare oggetti. Una volta recuperata la palla non decidono a loro piacimento quando ridarla ma sono impazienti di restituirla per ricominciare da capo. Per loro è un vero lavoro, non è un gioco, è nei loro geni. Lo possono fare per ore, tutti i giorni, se non possono, solo allora possono annoiarsi e diventare distruttivi ecco perché bisogna esserne consapevoli prima di adottarne uno.
Gli studiosi affermano che un border collie come Chaser possa avere della abilità cognitive paragonabili almeno ad un bambino di due anni e mezzo.
La cosa interessante, che rende Chaser speciale, ha a che fare con il linguaggio che il suo amico a due zampe John usa con lui. John non si rivolge a Chaser con delle formule fisse come i classici “a cuccia”, “fermo”, che danno luogo a reazioni scaturite dai suoni del comando ma usa vere e proprie espressioni molto più “umane” ed “interpretabili”, che hanno bisogno di capacità logiche più complesse, come “vai a rilassarti”, “vai in sala”, a cui Chaser ubbidisce in modo naturale ed immediato.
Chaser non conosce solo il nome degli oggetti o un frasario ben preciso di ordini ma sta cominciando a capire la struttura di base del linguaggio umano e questo è stupefacente.
Ad esempio, si è provato a nascondere un oggetto che Chaser conosceva, uno di quei giochi di pezza che usano i cani e poi gli si è detto: “trova”. Sembra una cosa semplice ma non lo affatto. Lanciare un oggetto, scatena immediatamente la reazione di andarlo a prendere ma nasconderlo senza farglielo vedere e semplicemente chiedendo di trovarlo, è un’azione interamente basata sul senso delle parole e non su ciò che si vede. Bisogna avere davvero della abilità cognitive.
La cagnolina inoltre ha permesso di rendere ancora più avvincente il gioco, utilizzando le parole “fuoco e acqua” per far capire se la sua ricerca stava avendo successo o no. Le risposte e le reazioni del cane sono state tutte assolutamente logiche e consequenziali fino al ritrovamento.
Chaser conosce approssimativamente 1.200 parole base e le riconosce in senso logico anche se sono usate in diverse posizioni, con preposizioni o sono modificate per creare aggettivi o verbi. Ciò che è stato in grado di insegnare John è davvero incredibile e senza la classica ricompensa del cibo ma solo con la volontà di imparare da parte di Chaser che si sente premiata dal suo stesso successo.
Le reazioni di Chaser sono molto più di una reazione alla Pavlov e risiedono anche nella peculiarità della razza. Secondo alcuni ricercatori infatti, i border collie sarebbero in grado anche di riconoscere le varie pecore attraverso il nome. Il lavoro ancestrale di pastorizia di un border collie è complesso: spostare le pecore da un luogo ad un altro, mantenere una mandria unita in una certa area, ritrovare una pecora dal gregge, dividere le pecore in più gruppi, portare le pecore richieste al pastore.
I compiti a cui sa far fronte già in maniera autonoma sono molti e il resto lo si può ottenere con l’allenamento, l’associazione visiva e le tecniche comportamentali tra cane e padrone.
Non è facile distinguere i cani per la loro intelligenza, in una recente classifica il levriero afgano si è classificato ultimo mentre i border collie sono tra i migliori, ma il beagle, che ha ottenuto un punteggio abbastanza basso, in realtà sa fare alcune cose in modo eccezionale. Dunque una classifica di questo tipo ha lo stesso valore discutibile che hanno hanno certi test di valutazione dell’intelligenza umana.
L’esperimento di John con Chaser però va al di là di quello che normalmente si insegna ad un cane, la piccola cagnolina ha imparato, e sta ancora imparando, come le parole interagiscono tra loro, come una parola può modificare il senso di un’altra posta accanto, come una parola possa significare più cose!
Chaser è il primo cane che abbia capito il concetto di linguaggio suddiviso in categorie: se gli chiedi di prendere una pallina, anche se non gliela indichi, anche se non ha mai visto quella pallina prima di allora, lei sa che ci si riferisce ad un oggetto rotondo sul quale bisogna compiere un’azione specifica. Questo avviene anche per esclusione, un processo logico più complesso: se ha tre oggetti davanti, di cui conosce il nome solo di due, si nomina il terzo e le si dice di prenderlo, lei sa che ci si riferisce a quello.
Forse, parlando con Chaser, anche l’umano più razionale potrebbe avere l’impressione di essere capito e di poter realisticamente parlarle come si fa con un altro essere umano.
Fonte: http://www.popsci.com