Mio figlio fa la prima media. Era preoccupato che lo bocciassero fino a quando non ha visto i voti (buoni) in pagella.
Subito dopo però la paura è passata, e alla parola compiti per le vacanze ha avuto nei giorni successivi alla conferma della sua promozione, diverse reazioni: certe volte sembrava il nuovo protagonista de L’Esorcista, che gira indietro la testa, sale le scale al contrario, inveisce in aramaico, altre invece preferiva far finta di non sentire, proprio come se in casa non si fosse proferita parola.
Le insegnanti gli hanno chiesto di fare esercizi di matematica, esercizi di inglese, e leggere quanti più libri possibile, con annessa sintesi scritta, perché fanno crediti scolastici.
E adesso? A noi mamme il compito ingrato di scegliere per il meglio: Compiti sì o no per i ragazzi durante le vacanze estive?
Ho cercato di stilare buone ragioni per avvalorare le ambedue “correnti di pensiero”: perché i ragazzi dovrebbero fare i compiti durante le vacanze, e perché non farlo?
Devo dire che dopo qualche ragionamento personale, e dopo alcune ricerche in internet, le motivazioni per invitare/obbligare mio figlio a fare i compiti non sono sembrate convincenti, né a lui, tantomeno a me.
Non studiare per un periodo relativamente lungo, a detta di alcuni, potrebbe far perdere esercizio e metodo.
Avere una continuità nello studio consente di arrivare a settembre preparati ad affrontare l’anno successivo del corso di studi.
In rete, alla voce compiti per le vacanze è un pullulare principalmente di libri. Sì, perché chi più guadagna da questa consuetudine che le insegnanti dettano, è senz’altro l’editoria: una stima calcola in 200 milioni di euro i soldi spesi dalle famiglie per i compiti estivi.
Oggi poi in era digitale non sono solo i libri la croce degli studenti: proprio l’altra sera ad un servizio del telegiornale alcuni insegnanti intervistati raccontavano delle nuove tecniche di “tortura”.
Qualcuno di loro chiedeva ai ragazzi di inviare una mail ogni tanto per aggiornarlo sugli studi, per sintetizzare le vacanze, qualcun altro raccomandava proprio dei siti sui quali svolgere esercitazioni, alcune scuole addirittura hanno dato on-line i compiti, debitamente trasposti in pdf. C’erano persino gli insegnanti che volevano essere informati su facebook dai propri studenti!
Ma a cosa servissero realmente i compiti estivi e quanti fossero a sostenere la validità dell’esercizio, ancora personalmente non l’ho capito.
Le tabelline ad esempio, davvero si può scordarle in vacanza? Non è forse come andare in bici?
E poi, se io do degli euro a mio figlio per comprare dei gelati per lui e il fratello, non lo faccio allenare lo stesso?
E dove sono quelli che consigliano i compiti in estate?
Se cercate in rete, troverete per la maggior parte il consiglio contrario.
Le vacanze non sono un diritto anche degli studenti oltre che dei lavoratori?
Se il vostro capo vi desse del lavoro da portare in valigia ad agosto lo credereste democratico?
E poi, quanto serve realmente arrivare a settembre con un carico di lavoro continuo, e quanto può invece essere utile avere un po’ “Resettato”? Quanto serve avere davvero riposato mente e corpo senza pensare che per nove mesi questi ragazzi passeranno a scuola forse più tempo che con i genitori?
L’ozio creativo, in vacanza potrebbe anzi diventare protagonista di alcuni momenti dell’estate dei nostri figli.
Oppure, al contrario, se fossero i genitori a fare i compiti, e accompagnassero i propri figli a fare delle gite, delle scoperte, delle escursioni interessanti piuttosto che chiudersi in villaggi-vacanze, non sarebbe per i nostri ragazzi più salutare, educativo e senz’altro meglio che stare sui quaderni?
Un compito sicuramente però a mio figlio imporrò di farlo, tra un bagno ed un’escursione: leggere, che più che una consegna della professoressa, direi che vale come obbligo di vita, che forse adesso non tanto lo apprezzerà, ma che gli tornerà utile, per aprire la mente e imparare, anche trovando divertente stare su un libro.