Per essere un buon genitore non esisteranno regole certe, sempre valide o oggettive.
Prima di tutto conta l’amore e la pazienza. Tuttavia si possono (e forse si devono) fissare dei principi aperti utili come basi indispensabili per una serena e buona educazione dei figli.
L’educazione parte dal riconoscimento e dal rispetto del figlio (del bambino prima, del ragazzo poi ed infine dell’adulto).
I “nostri” figli non ci appartengono come beni gestibili o usufruibili, non sono coscienze da plasmare né strumenti per realizzare i nostri desideri incompiuti; i “nostri” figli sono persone con una loro identità e una personale indole; il compito di un genitore è accompagnare i bambini verso la vita adulta cercando di stabilire con i figli un rapporto proficuo di empatia e dialogo.
1 Il primo dovere di un buon genitore è quello di essere sempre presente nella vita del figlio.
La presenza però non può e non deve tradursi in una mera esistenza fisica del genitore accanto al figlio: la presenza deve realizzarsi in una partecipazione alla vita della propria creatura e deve significare ascolto ed appoggio.
Il bambino sin da piccolissimo ha un grande bisogno di presenza affettiva ed emotiva e perciò avverte positivamente la disponibilità del genitore.
Giocare con il bambino piccolo, dialogare con lui e persino dibattere significa essere attivamente e vivamente presenti.
2 Il dialogo è il secondo principio ispiratore di ogni buon genitore.
Ovvio è che nessun dialogo può essere efficace senza presenza, ovvero senza scambio empatico e senza partecipazione tra figlio e genitore.
Parlare per 10, 15, 20 minuti al giorno significa conoscersi, comprendersi ed incontrarsi.
Molti genitori trascurano l’importanza del dialogo ed in genere della parola: la comunicazione verbale è un’esplorazione dell’anima capace di indicare al genitore gli interessi, i piaceri e i percorsi del pensiero del bambino e per questo è essenziale come piattaforma di conoscenza e incontro.
Spesso un bambino ha più bisogno di un dialogo, anche animato e corposo, che non di una sgridata.
Il confronto verbale aiuta il bambino a comprendere la realtà, sovente lo spinge a ragionare sulle conseguenze dei suoi comportamenti e sul rapporto che sempre intercorre tra azione e reazione quando si interagisce con altri individui.
3 Un bravo genitore deve essere dotato di una buona dose di consapevolezza ovvero deve prendere atto delle responsabilità correlate all’educazione di un figlio.
Educare un bambino è il lavoro più difficile del mondo, significa dare spazio ad una coscienza in formazione, equivale a creare un’anima e corrisponde a piantare le radici del futuro del mondo.
Nessun gesto del genitore rispetto al bambino sfugge dalle competenze genitoriali perché nel rapporto con il figlio tutto si traduce in educazione.
I bambini piccoli ce lo dimostrano quando ci imitano: i bimbi imitano i genitori perché gli adulti sono per i piccolini la rappresentazione della realtà e mutuando gli atteggiamenti di mamme e papà i figli imparano a rapportarsi al mondo.
Ed è per questo che un buon genitore è chiamato sempre a dare il buon esempio comportandosi correttamente in ogni momento della propria vita, col bambino, in famiglia e fuori.
4 Per essere un buon genitore occorre essere il migliore esempio di vita che un figlio possa seguire.
5 Un buon genitore deve essere capace di organizzare la vita familiare dando all’esistenza dei figli un ordinato ed equilibrato ritmo.
Impartire un corretto ritmo alla vita familiare non è una cosa semplice perché è necessario che l’organizzazione quotidiana sia rispondente alle esigenze della prole come a quelle della coppia di genitori.
Il ritmo è uno dei più grandi è più comunemente trascurati bisogni umani.
Se una famiglia riesce ad organizzare la propria esistenza intorno a degli appuntamenti quotidiani stabili è più facile che gli equilibri emotivi di mamma, papà e figli siano quieti e sereni.
Pranzo, cena, nanna e bagnetto sono, per esempio, appuntamenti stabili che in presenza di un neonato rappresentano i momenti chiave della giornata. E non è corretto né proficuo mangiare ad ogni ora, fare il bagnetto quando capita e dormire tanto, poco o nulla a seconda delle giornate.
I bambini, i neonati e i bimbi piccolissimi in maniera particolare, si avvantaggiano della stabilità degli appuntamenti, il ritmo quotidiano li aiuta ad avere dei punti di riferimento certi. E probabilmente i piccoli che vivono con ritmo diventeranno adulti più ordinati, capaci di organizzarsi e potrebbero essere più equilibrati perché sin da piccolissimi hanno imparato a gestire la loro esistenza.
Inoltre la pianificazione della vita familiare aiuta i genitori a razionalizzare gli impegni ed a gestirli meglio. La divisione delle responsabilità è un corollario del ritmo che aita mamma e papà a vivere armoniosamente e fa sì che il bimbo benefici di una famiglia in cui i genitori sono organizzati, operativi e collaborativi.
6 Un buon genitore deve saper baciare, abbracciare e coccolare il figlio.
La manifestazione fisica dell’affetto è un importante canale di comunicazione aiuta anche la verbalizzazione dei sentimenti ed insegna a dichiararsi l’amore.
Chi sa parlare del proprio amore saprà anche manifestare a parole le proprie emozioni e sarà avvantaggiato quando dovrà raccontare di un proprio disagio, cosa che presto o tardi capita a tutti i bimbi e di cui certamente hanno bisogno di discutere tutti i figli adolescenti.
È bene ricordare che il dialogo non è qualche cosa che si può creare o strutturare d’improvviso.
La costruzione di un dialogo tra genitore e figlio non si può assolutamente rinviare a quando il bambino diventa grande (preadolescente o adolescente) ed il genitore avverte il bisogno di indagare l’agire del figlio, conoscere delle sue abitudini e delle sue amicizie; il dialogo che fonda la conoscenza è una tela che si tesse da quando il bambino è piccolissimo e parte appunto dalla presenza, dal rispetto e dal buon esempio.
7 Un buon genitore deve fidarsi del proprio bambino e deve contemporaneamente ottenere la sua fiducia.
La fiducia si conquista praticamente: il genitore che sappia dimostrare al figlio le sue buone intenzioni, il suo amore e la sua dedizione avrà certamente la fiducia del bambino.
Viceversa un bimbo che abbia imparto attraverso il dialogo a rispettare il genitore ed a seguirne il buon esempio probabilmente meriterà la fiducia dell’adulto.
Naturalmente la fiducia è un percorso progressivo si parte da piccoli gesti per arrivare a grandi conquiste.
Una mamma si può fidare della figlia di 3\5 anni dandole la possibilità giocare con la sua bigiotteria e la bimba conquisterà la fiducia della mamma mettendo in ordine; il genitore si può fidare del figlio preadolescente mandandolo a giocare in cortile ed il bambino otterà la stima del genitore comportandosi secondo le regole e non allontanandosi.
Le reciproche dimostrazioni di fiducia sono essenziali per sostenere un rapporto duraturo, affettivamente nitido e stabile.
8 Il vero segreto di ogni rapporto umano restaperò sempre e soltanto uno: la verità.
Mentire non è mai proficuo, mentire ai figli è persino sminuente, vile e triste.
I bambini hanno un grandissimo bisogno di verità, la lealtà e la verità servono loro come strumenti di comprensione della vita.
Ovvio che nel rapporto con i bambini le verità vanno sempre esemplificate ed epurate il più possibile da dolorose scoperte a cui i piccini potrebbero non esser proni.
Nel rapporto con i figli preadolescenti, adolescenti ed adulti invece la verità è un dovere e rappresenta uno dei buoni esempi a cui il genitore non può sottrarsi. Il genitore che viene riconosciuto come falso, non vero e non leale perde in parte la stima del figli.
Ricordare che i figli ci osservano, ci imitano e col tempo ci giudicano è un buon criterio per orientare i propri comportamenti di vita.
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